Un bel centro storico affacciato sul mar Ligure, un’effervescente imprenditrice con tanta voglia di ridare nuova linfa vitale alla sua città, al suo territorio, e un binomio tra cultura e turismo sostenibile sapientemente orchestrato; questi gli ingredienti che hanno permesso a Imperia prima di essere eletta “Città del libro” , poi di essere inserita dal Dipartimento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’elenco nazionale del “Centro per il Libro e la Lettura”.

Luciangela Aimo, Presidente del “Festival Internazionale della Cultura Mediterranea” di Imperia ci racconta l’escalation del grande evento che, nato in sordina, a giugno festeggia la XXII edizione con importanti nomi del giornalismo italiano, scrittori di fama internazionale e un grande afflusso di visitatori.

Presidente, il Festival Internazionale della Cultura Mediterranea di Imperia a giusta ragione può e deve essere considerato una sua creatura. Qual è l’intuizione che l’ha guidata nella scelta vincente di un evento dedicato al libro e alla lettura nelle storiche vie di Porto Maurizio?

L’obiettivo che mi ero prefissata quando, insieme al Comitato San Maurizio, con passione e determinazione, ideai la Fiera del Libro era semplice e chiaro: da commerciante volevo risollevare Porto Maurizio, il centro storico di Imperia che, come la maggior parte dei centri storici delle cittadine italiane, era in sofferenza. Sin dalla sua fondazione Porto Maurizio, abbarbicato in un promontorio a picco su un angolo di mare tra Barcellona, le Baleari e Genova, possiede una propria, intrinseca, vocazione culturale.

La sua lunga storia ripropone infinite vicende di incontro, mediazione, scontro tra le genti delle rive opposte del Mediterraneo. Nel Mille fu feudo dei Marchesi di Clavesana, un ramo degli Aleramici, in seguito passò ai benedettini, quindi divenne libero Comune. Nel 1276 fu nominato capoluogo del vicariato della Liguria occidentale.

I Savoia lo occuparono stabilmente nel 1815. Dal 1923 Porto Maurizio dà origine insieme a Oneglia al Comune di Imperia, rappresentando il polo occidentale dell’agglomerato urbano. Quest'anno si festeggia dunque anche il Centenario anche della “tre giorni culturale”. Il file rouge del Festival Internazionale della Cultura Mediterranea nasce da qui, dal secolare patrimonio culturale che il centro storico di Porto Maurizio, aperto a ogni sorta di incroci e contaminazioni, ci ha lasciato.

Negli anni come si è trasformato il Festival e che rapporto si è instaurato tra questa manifestazione e la città che la ospita?

Oggi il Festival è divenuto un grande evento a ingresso gratuito che,a fianco delle Istituzioni: Ministero della Cultura, Regione Liguria, Provincia di Imperia, Comune di Imperia e Camera di Commercio delle Riviere porta cultura, arte e scienza nel centro storico di Porto Maurizio e sviluppo economico per la città di Imperia. A partire da venerdì 2 giugno fino a domenica 4 giugno dalle 9 alle 20 in via Cascione e in via XX Settembre saranno allestiti più di 50 stand di editori, provenienti da tutt’Italia per proporre novità editoriali ed essere d’appoggio agli autori che presentano i libri. Le presentazioni organizzate sono una novantina.

Da Mauro Mazza a Ezio Greggio, da Samaritana Rattazzi a Marcello Sorgi e Antonio Di Bella grandi nomi del giornalismo italiano, della letteratura, della scienza e del cinema si alterneranno in conversazioni, aperitivi con l’autore e caffè letterari a scrittori di fama internazionale e personaggi meno noti. Tanti gli eventi collaterali, tra cui: mostre, concerti e svariati momenti ricreativi, quest’ultimi allestiti all’Isola Bianca e alla Sezione Junior. Finalmente, dopo gli anni della pandemia, riapre pure l’Oasi del Gusto. A coordinare le presentazioni dei libri dedicati al vino e al cibo sarà il giornalista - enogastronomo Claudio Porchia, esimio custode del “genius loci” che contraddistingue l’identità del territorio imperiese e grande valorizzatore dell'intreccio tra culture locali e tradizioni enogastronomiche del territorio alpino. Inoltre i più piccoli potranno divertirsi nella Sezione Junior, che prevede la partecipazione di case editrici del settore e istituti scolastici con l'allestimento di aree ludiche, alcune delle quali dedicate al gioco degli scacchi.

Una buona ragione per ascoltare anche l’ospite meno conosciuto?

E’ chiaro che il nome importante attira pubblico, ma andare ad ascoltare anche l’autore minore tra virgolette, a volte può riservare sorprese straordinarie. Da sempre il nostro input è quello di dare la possibilità a chi conosciuto non lo è di avere pubblico, cominciando così a confrontarsi con idee diverse. Inoltre chi oggi è un personaggio molto noto, è stato anche un autore minore. Dobbiamo avere la curiosità e la capacità di dare fiducia a queste persone e quindi andarle ad ascoltare.

Ogni anno il Festival Internazionale della Cultura Mediterranea è dedicato a un tema differente. Il leit-motiv dell’edizione 2023 è “il tempo inventato”. Che cos’è per Lei il tempo inventato?

Per me il tempo inventato è qualcosa che c’è, che c’era e che ci sarà. Un’entità astratta, ma al contempo palpabile che, se riferita al Mediterraneo, mi riconduce all’idea di scambio, navigazione, migrazione. Quante civiltà, quanti miti, quanti avvenimenti si sono susseguiti, spesso accavallandosi e frapponendosi sulle sponde del Mediterraneo. Da millenni questo bacino d’acqua chiamato dagli antichi romani Mare Nostrum, per indicarne il possesso di tutte le regioni che vi si affacciano, e da noi “mare tra terre” caratterizzate da lingue, religioni, culture mutevoli e spesso contraddittorie, rappresenta uno spazio geografico e culturale ricchissimo. Possiamo analizzarne la storia semplicemente seguendo il viaggio di alcuni oggetti: il pane, la rete, l’abaco, le monete, il barcone.

L’Isola della Mediterraneità (tensostruttura centrale) è il luogo per eccellenza del confronto tra filosofi, sociologi, psicologi, giornalisti e pubblico su grandi tematiche, come la scuola, il commercio, l’alimentazione, lo sport e gli effetti collaterali del post pandemia con riflessioni sul tempo che ci appartiene. Uno spazio-tempo in cui poter narrare e ascoltare infiniti racconti su argomenti della nostra contemporaneità e non solo, osservati da molteplici punti di vista.

Il festival rappresenta un’occasione molto importante per il turismo. Qualche consiglio per la visita di Imperia?

Nel centro storico di Porto Maurizio da non perdere è la visita alla neoclassica basilica con cattedrale della diocesi Albenga-Imperia. Riconosciuta come la chiesa più grande della Liguria, è intitolata a San Maurizio e Compagni Martiri e custodisce le spoglie di San Leonardo. Dal duomo una scalinata conduce agli stretti carruggi archivoltati e scalettati del borgo medievale del Parasio (=dal latino palatium, in dialetto, paraxiu, termine con cui era indicato un antico torrione quadrato, ormai abbattuto) il nucleo più antico di Porto Maurizio.

Giunti fin quassù, passeggiando lungo le logge del monastero di Santa Chiara si può godere di una meravigliosa vista “mozzafiato” sul golfo. Accanto al monastero, che fondato alla fine del ‘300, ospita monache clarisse di clausura, si trovano la casa in cui nacque San Leonardo da Porto Maurizio e il museo con i cimeli del santo. Da vedere al Parasio c’è anche l’oratorio di San Pietro, ritenuto il sito religioso più antico della città, poiché in origine destinato a spazio sacro della Compagnia dei Mercanti del XII secolo. Divenuto nel 1599 Oratorio della Confraternita dei Disciplinanti di S. Pietro esso conserva all’interno una preziosa raccolta di “cartelami”, apparati scenografici decorati con scene sacre e realizzati appositamente per il culto nella Settimana Santa. Non mancano prestigiose residenze patrizie come Palazzo Guarnieri, che nel 1714 ospitò Elisabetta Farnese Regina di Spagna, Palazzo Bensa, in cui per sfuggire alla polizia si rifugiò Giuseppe Mazzini, e Palazzo Gandolfo dal pregevole portale in pietra nera, scolpito da maestri lapicidi di Cenova, località dell’entroterra imperiese famosa sin dal ‘400 per la presenza di una scuola specializzata nella decorazione di manufatti in pietra.

Inoltre a Imperia si possono visitare il porto turistico, il Museo dell’Olivo e la Villa Grock- Museo del Clow.

Con qualche giorno a disposizione a chi è in cerca di paesaggi inediti consiglio una sosta nell’entroterra alla scoperta di incantevoli paesini da presepe, immersi tra boschi, uliveti e macchia mediterranea. Con un pizzico di quell'ottimismo che mi contaddistingue, mi farebbe piacere immaginare la città di Imperia candidata all'elezione di Capitale della Cultura nei prossimi tre anni.

Quali cibi gustare a Imperia?

Verdure, erbe aromatiche e olio extravergine d’oliva sono indiscussi protagonisti della nostra gastronomia. La civiltà della forchetta, o come dir si voglia, prevede che le acciughe ripiene, i ravioli di boraggine, la torta di trobette e il cappon magro costituiscano un caposaldo della tradizione culinaria imperiese.