Dal 1940 a oggi, sono stati inviati nello spazio una grande varietà di animali, tra cui formiche, gatti, rane e persino meduse. Ciò può sembrare strano, ma da sempre l’uomo utilizza animali come cavie prima di sottoporsi agli stessi esperimenti. Senza addentrarci nel legittimo fattore etico, che ci vede totalmente a fianco degli animali, l’Editoriale di questo mese vuole celebrare, ricordandoli, chi furono i primi esseri viventi a volare nello Spazio prima dell’uomo.

Tutti sanno che fin dall'inizio del volo umano, gli animali furono utilizzati come cavie. Ne è un esempio storico il primo volo con passeggeri dei fratelli Montgolfier, il 19 settembre 1873. Forse non ancora completamente convinti della loro invenzione, i due fratelli decisero di non rischiare la vita per questo volo, fu così, che nella cesta appesa sotto al pallone, furono caricati i primi aeronauti della storia: un gallo, un’oca e una pecora.

Se andiamo a tempi a noi più recenti, agli inizi della scalata all’alta atmosfera, ci accorgiamo che ancora una volta i nostri amici animali ci precedettero inconsapevoli, nella pericolosa avventura spaziale. Se molti voli nello spazio possono aver trasportato casualmente batteri o altre forme di vita a bordo dei primi esperimenti, le prime creature viventi inviate intenzionalmente nello Spazio furono dei moscerini della frutta, trasportati a bordo di un razzo V-2, lanciato il 20 febbraio 1947 dal White Sands Missile Range, nel New Mexico. Il missile utilizzato faceva parte di un certo numero di razzi balistici tedeschi A-4 (sigla militare dell’arma), che potevano volare a oltre 5.000 km/h, ed erano il risultato di un progetto militare nato da un gruppo d’ingegneri tedeschi, alla cui guida vi era Wernher von Braun, che in seguito, collaborando con la NASA, avrebbe contribuito a portare il primo uomo sulla Luna.

Utilizzati da Hitler per bombardare l’Inghilterra, furono i primi missili guidati a lungo raggio, ma oltre al loro potenziale bellico, gli americani si resero conto che costituivano una grande risorsa scientifica, e a partire dal 1946, durante le sperimentazioni militari a White Sands, l’Esercito permise a vari gruppi di scienziati, di utilizzare il vano di carico destinato all’esplosivo per i loro esperimenti. Il razzo con i piccoli insetti arrivò a un’altezza di 109 chilometri, prima di paracadutare sulla Terra il contenitore con il suo prezioso carico. Al tempo, si sapeva così poco sugli effetti della radiazione cosmica sulla materia organica, che qualsiasi essere vivente sarebbe stato utile alla scienza, ma i moscerini della frutta avevano due vantaggi: un corredo genetico simile agli esseri umani, e quindi idoneo per test e ricerche, e un peso insignificante, che rendeva facile il loro inserimento in una ogiva paracadutabile, senza intaccare il peso globale del missile, non dovendo aumentare il carburante necessario al volo.

Col recupero degli insetti, gli scienziati scoprirono che i loro cromosomi non erano stati mutati dalle radiazioni, e quindi dobbiamo a loro l’apertura della strada al futuro volo spaziale umano. Se poi consideriamo che il confine teorico fra atmosfera e spazio si trova 100 chilometri sopra il livello medio del mare 1 , possiamo considerare questi moscerini come i primi “astronauti” della Storia. Dopo di loro, negli anni compresi nel decennio 1940 - 1950, sia l'Unione Sovietica che gli Stati Uniti inviarono numerose altre specie di animali nello spazio, tra cui topi, cani e scimmie. Tuttavia, per la mancanza di un adeguato vettore di lancio, questi erano sempre e solo voli suborbitali, il che significava che il veicolo spaziale passava nello spazio esterno, superando i 100 km, solo per un breve periodo prima di ricadere sulla Terra, senza mai compiere un'orbita completa.

Il primo essere vivente a orbitare intorno alla Terra fu la cagnetta russa Laika, che volò a bordo della navicella spaziale sovietica Sputnik 2, il 3 novembre 1957. Laika, il cui vero nome era “Kudrjavka” (Ricciolina), era un incrocio tra un husky e un terrier, ed era un cane randagio raccolto nella periferia di Mosca. La scelta non fu causale. La sua giovane età, circa tre anni, e le sue piccole dimensioni favorivano il tentativo, inoltre, gli scienziati sovietici erano convinti che un animale “senzatetto” sarebbe stato più resistente a sopportare il freddo, la fame e le dure condizioni dei viaggi spaziali. L’addestramento della cagnetta comportò una serie di prove impegnative di resistenza ed esami medici.

Tra i numerosi test, gli scienziati esaminarono come gli animali avrebbero affrontato la sistemazione dentro la capsula spaziale, che era angosciosamente angusta. Laika, e altri due cani di nome Albina e Mushka, furono messi in gabbie sempre più piccole per diverse settimane, indossando spesso delle primitive tute pressurizzate fornite di casco. Alla fine, la scelta cadde su Laika, che il leader della missione spaziale Vladimir Yazdovsky, definì come "tranquilla e gentile anche sotto pressione".

La cagnetta però era destinata a perire nello spazio. Al tempo del lancio, infatti, non esisteva ancora una capsula affidabile, recuperabile dall’orbita, ma le pressioni del Cremlino d’inviare subito un essere vivente nello spazio, costrinse gli scienziati a prendere la tragica decisione. Pur consapevoli che non sarebbero stati in grado di recuperarla, i tecnici progettarono il veicolo spaziale dotandolo di una varietà di dispositivi innovativi, per tenerla in vita nel modo più confortevole possibile. C'era un generatore di ossigeno che assorbiva anidride carbonica, un ventilatore attivato dal calore per regolare la temperatura, e cibo sufficiente per mantenerla in vita per almeno sette giorni.

Se però analizziamo con attenzione i diversi resoconti che furono pubblicati sull’impresa, ci accorgiamo di alcuni elementi contradittori sulla sua morte. Poco dopo l’annuncio, in Unione Sovietica si parlò di un decesso programmato, avvenuto quando i livelli di ossigeno si erano esauriti. Altre fonti, invece, dichiararono che Laika fosse stata deliberatamente addormentata con cibo narcotizzato. La verità si seppe solo nel 1999, quando alcuni degli scienziati coinvolti nel programma spaziale, affermarono che Laika era morta durante la quarta orbita, per un guasto nei controlli della temperatura all’interno della capsula. La sua morte sollevò la protesta di molte associazioni animaliste, la cui voce però fu sommersa dall’eccezionalità dell’impresa. Prima di Laika, tra il 1951 e il 1956, l’Unione Sovietica aveva condotto quindici missioni suborbitali, facendo volare una decina di cani a bordo di razzi R-1, una copia delle V-2 tedesche.

In queste pionieristiche missioni, gli inconsapevoli passeggeri indossavano tute a pressione, con caschi a bolla in acrilico. I primi a entrare nello spazio furono Dezik e Tsygan, entrambi lanciati il 22 luglio 1951. La capsula raggiunse un'altitudine di 110 km, dopo di che i due cani furono recuperati illesi. In seguito, Dezik fece un altro volo suborbitale il 29 luglio 1951, con un altro cane di nome Lisa. Purtroppo, nessuno dei due sopravvisse al rientro per la mancata apertura del paracadute di recupero.

Oltre ai cani spaziali, anche le scimmie ebbero i loro momenti di gloria. Fra queste protagoniste la più celebre è “Miss Baker”, una piccola scimmia scoiattolo che gli americani lanciarono nello spazio il 28 maggio 1959, insieme a una femmina di macaco di nome Able. I primati sfrecciarono nel cielo come una stella cadente, e in 16 minuti percorsero 2.735 chilometri, raggiungendo un’altitudine di 580 chilometri sopra la superficie della Terra, molto più in alto rispetto l’orbita che oggi percorre il telescopio spaziale Hubble. Il lancio di Miss Baker e della sua compagna segnò un punto di svolta nell'era spaziale americana. Infatti, furono i primi esseri viventi a essere recuperati vivi dopo un volo nello spazio, e la loro missione aprì la strada per l'invio del primo essere umano in orbita intorno alla Terra.

Dopo il volo, le due scimmiette raggiunsero una celebrità inaspettata, finendo perfino sulla copertina di Life del 15 giugno 1959, aggiungendosi alla lista di personaggi famosi che comparvero durante l’anno, sulla prima pagina di questa importante rivista; come Marilyn Monroe, Zsa Zsa Gabor e Jackie Kennedy. Dopo quest’avventura, Miss Baker visse ancora a lungo e felicemente fino al 1984.

Il recupero di Able e Baker fu quindi il primo successo dopo dieci anni di fallimenti, infatti, la prima scimmia a volare nello spazio fu un macaco di nome Alberto II, il 4 giugno 1949. Alberto morì durante il rientro, per la mancata apertura del paracadute della capsula. Sedato prima del volo, unica pietosa concessione che gli statunitensi praticavano in quegli anni pionieristici, e con elettrodi applicati sul corpo per misurarne l'attività cardiaca durante la missione, Alberto II fu il primo a fornire una completa serie di dati medici, riguardanti la reazione di un essere vivente al volo spaziale e all'assenza di gravità. Ma i dati ottenuti non furono del tutto ottimistici, come riportano gli storici Colin Burgess e Chris Dubbs, nel loro libro: Animals in Space: From Research Rockets to the Space Shuttle, citando il resoconto di David Simons, l’ufficiale medico del progetto dell'aeronautica per lo studio sugli animali usati nei voli sulle V-2, che spiega: "La frequenza cardiaca di Alberto fu chiaramente disturbata dagli improvvisi sbalzi prodotti dall'accelerazione gravitazionale, sia all'andata sia al rientro." Tuttavia, i dati medici dimostravano che dopo i sei minuti di volo che lo avevano portato a 154 km di altezza, se il paracadute si fosse aperto Alberto Secondo ce l'avrebbe fatta a rientrare in buone condizioni fisiche.

Come il nome fa chiaramente intuire, Alberto non fu il primo ad essere usato per questi primi esperimenti di astronautica. Poco più di un anno prima, nell'abitacolo di un’altra V-2 che raggiunse la quota di 63 Km, c'era Alberto primo, il quale però non poté godersi la vista dall'alto del pianeta, perché durante il volo morì soffocato per un guasto al sistema di areazione. Ad Alberto II, seguirono altre due scimmie, Alberto III e IV, ma anche loro persero la vita per problemi ai loro vettori.

Da allora, hanno volato nello spazio oltre trentadue scimmie di specie diverse, incluso alcuni scimpanzè. Ed è proprio a quest’ultimi che si deve il successo dei primi voli umani del programma Mercury. Il primo scimpanzè a essere lanciato nello spazio, il 31 gennaio 1961, fu “Ham” (Prosciutto). Parte essenziale della missione, era verificare se alcuni semplici compiti potevano essere eseguiti in assenza di gravità, risultati che furono decisivi per il lancio suborbitale di Alan Shepard, il primo astronauta americano, il 5 maggio 1961.

Sebbene dettata da motivi di sicurezza, la scelta della NASA di dare precedenza agli scimpanzè prima di lanciare degli uomini, accese molte battute ironiche negli Stati Uniti e in Unione Sovietica, mortificando i primi astronauti americani, che non erano molto felici di volare dopo che una scimmia li aveva preceduti nello spazio, come accadde a John Glenn, il primo americano a orbitare intono alla Terra il 20 febbraio 1962, che fu preceduto il 29 novembre 1961 dallo scimpanzè Enos. In ogni caso, come ben sappiamo, il primo essere umano a volare nello spazio, fu il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin, che il 12 aprile 1961 a bordo della Vostok 1, completò un'orbita terrestre in 108 minuti, per poi paracadutarsi sul suolo dell’Unione Sovietica, poiché il sistema di rientro automatico non era ancora perfettamente a punto.

Fra i numerosi e poco conosciuti “piccoli pionieri dello spazio”, contiamo anche il primo coniglio spaziale. Una coniglietta grigia di nome “Marfusha” (Piccola Marta) che volò nello Spazio il 2 luglio 1959, insieme a due cani: Fiocco di neve (Snezhinka) e Coraggioso (Otvazhnaya); alcuni Ratti; topi e moscerini della frutta, tutti a bordo di un missile russo R2-A, la cui capsula rientrò a terra con tutti i suoi viaggiatori in perfetta salute.

Il primato di “primo gatto spaziale”, fu assegnato a una micia di nome “Félicette”, che i francesi inviarono nello spazio il 18 ottobre 1963. Durante la missione, un volo suborbitale di tredici minuti, Félicette, che aveva degli elettrodi impiantati nella testa per trasmettere le sue reazioni durante il volo, trascorse cinque minuti in assenza di gravità, dopo aver sperimentato una accelerazione di 9,5 g (rispetto alla normale gravità terrestre). Dopo aver raggiunto un'altitudine massima di 152 chilometri, il gatto rientrò a terra in ottime condizioni. Peccato però che due mesi dopo, fu soppresso per dare modo agli scienziati di poter esaminare il suo cervello. A Félicette seguì il lancio di un secondo gatto, che però morì durante la fase del rientro. I francesi avevano addestrato allo scopo altri undici gatti, che per varie ragioni non furono utilizzati e furono soppressi, scatenando le giuste proteste da parte degli attivisti per i diritti degli animali.

Il gatto astronauta però fu battuto dal topo, infatti, Il primo topolino spaziale fu lanciato dagli americani il 15 agosto 1950, arrivando a un'altitudine di 140 chilometri, ma come per Alberto II non sopravvisse al rientro, a causa del malfunzionamento del paracadute. Due settimane dopo, il 31 agosto 1950, lo United Space lanciò un altro topo nello spazio. Anche la sua capsula aveva un paracadute che però non funzionò ancora.

Gli animali anticiparono l’uomo anche nei voli nello spazio profondo, e furono i primi a orbitare intorno alla Luna e tornare sulla Terra. Il 14 settembre 1968, una capsula Soyuz modificata, la Zond 5, fu lanciata dall'Unione Sovietica. La sua missione: volare oltre l'orbita della Terra, ed eseguire un sorvolo ravvicinato della Luna. Ciò che distingueva la Zond 5 da qualsiasi altra missione, erano i suoi occupanti; due tartarughe, che insieme a campioni di terra, semi e persino alcuni vermi, rimasero nello spazio per sei giorni e mezzo, mentre la capsula completava il giro del nostro satellite. Le tartarughe sopravvissero al viaggio, e tornarono a Terra in buona salute, sebbene il rientro fu viziato da un inatteso contrattempo.

Il 21 settembre 1968, la Zond fu recuperata dall'Oceano Indiano dopo il rientro con il paracadute. Il piano originale però prevedeva che la capsula atterrasse in Kazakistan, ma per problemi al sistema d’orientamento, la capsula virò fuori rotta durante il volo di ritorno. I veicoli di soccorso provenienti dall'Unione Sovietica, corsero prontamente dove galleggiava la capsula e i campioni, ma non poté evitare che una nave americana nelle vicinanze, che aveva seguito il rientro, raggiugesse per prima la Zond, e scattasse molte fotografie del veicolo in mare. Un’azione questa, che la dice lunga di quanto avanti fosse l'intelligence americana rispetto ai sovietici, in un periodo nel quale fra le due Nazioni dominava la Guerra Fredda. Il 21 dicembre dello stesso anno, la missione Apollo 8 chiuse la sfida orbitale, quando tre americani; Frank Borman; James Lovell e William Anders, raggiunsero la Luna girandovi intorno dieci volte, prima di tornare sulla Terra.

Per concludere la nostra storia, voglio ricordare anche i due ragnetti crociati Anita e Arabella, che insieme a due pesciolini, 50 uova di pesce, sei topolini e 720 pupe di mosca della frutta, il 28 luglio 1973 furono portati a bordo della stazione spaziale Skylab, dall’equipaggio del secondo presidio: Alan L. Bean; Jack Lousma e Owen K. Garriott. Arabella e Anita, facevano parte di un esperimento proposto da un gruppo di studenti statunitensi, per verificare la capacità degli aracnidi di tessere ragnatele in assenza di peso. La prova non fu semplicissima, soprattutto durante l’entrata dei ragni nella teca dell’esperimento (Arabella dovette essere inserita a forza, mentre Anita cercò di scappare sul braccio del capitano Garriott Owen), ma l’esperimento tutto sommato diede i suoi frutti.

Dopo un poco fortunato primo tentativo da parte di Arabella, i ragni costruirono, a turno, ragnatele perfettamente funzionali, benché più fini delle omologhe prodotte dal gruppo di controllo sulla Terra, essendosi Anita e Arabella adattate all’ambiente privo di peso. Qui si conclude la nostra storia, un racconto che ci ricorda come molti animali, a loro insaputa, si siano generosamente sacrificati per primi, per garantire all’uomo un accesso sicuro allo Spazio, e avventurarsi in questo nuovo e sterminato oceano. Un’esplorazione che in futuro vedrà certamente altri animali protagonisti di viaggi spaziali, che amiamo sperare volino come migliori amici dell’uomo, come Porthos; il cane di razza Beagle del Capitano Jonathan Archer, nella serie televisiva di fantascienza Star Trek: Enterprise.

Note

1 La FAI, l'organo di governo mondiale per i registri aeronautici e astronautici, (Fédération Aéronautique Internationale), insieme a molte altre organizzazioni, usa la linea Kármán per determinare il confine con lo spazio, e definire la tipologia di un volo che superi l’alta atmosfera. Ciò nonostante, l'Esercito degli Stati Uniti e la NASA, definiscono lo spazio in modo diverso. Secondo loro, lo spazio parte 12 miglia (19 km) sotto questo confine teorico, 50 miglia (80 km) sopra la superficie terrestre. Per loro quindi, piloti, specialisti di missione e civili che superano questo confine, sono ufficialmente considerati astronauti.