L'Albero della Vita di Mimmo Paladino è un mosaico pavimentale ed è stato realizzato, negli anni ‘80, da ex allieve e allievi dell'istituto d'arte per il mosaico 'Gino Severini' di Ravenna e si trova nel Parco della Pace. È circondato da altre opere monumentali di artisti italiani ed europei, realizzate a mosaico da maestranze ravennati. Questo parco è un museo all'aperto ed è uno dei primi musei, che con la raffigurazione della Pace e con le diverse nazionalità degli artisti, racconta la volontà di una Europa unita nell'arte.

Desidero ricordare Isotta Fiorentini Roncuzzi, una grande ravennate, che con tanta passione ha voluto e seguito la realizzazione di questo parco.

Di solito un albero dona e qui mi trovo invece di fronte all'Albero della Vita che invece, si dona. Perché l'essere distesi è qualcosa o qualcuno che si offre senza difese.

C'è un'eleganza immensa nell'essere e nell'andare all'altezza della terra per ascoltarne il respiro. Gli alberi erano Dei, scesi dal cielo per renderci felici e qui, sotto i miei piedi, c'è l'Albero della Vita. E come accade nella realtà, contiene il bene e il male, la bellezza, l'inquietudine, la paura. Mi ricorda l'Angelus Novus di Paul Klee. Anche qui il passato, con le sue immagini primarie, è l'altra faccia del presente, è il presente che genera dal suo interno il proprio passato, come lo stiamo vivendo ora.

Nel Parco della Pace non è il solo mosaico, eppure è quello che ha scatenato nella mia mente la volontà potente di indagarne i contenuti, di contraccambiare, di conversare con lui e tentare risposte. Avrebbe la necessità urgente di essere restaurato. Quest’opera infatti, per incuria e disattenzione ha perso il suo antico splendore, oltre alle zone prive di tessere musive, non ha più il colore: è diventata un’opera in bianco e nero. Per segnare il nostro tempo non potevo trovare affinità più profonde. Perde pezzi. In questa epoca di rapida decadenza, dove la gente non trova un posto di pace, si trova nelle nostre stesse condizioni.

In questo momento, l'albero della vita è ricoperto da un tappeto d'autunno e con un piede ne allontano le foglie, cadute dal possente albero che delimita la scena. Rivelo piano piano le immagini e ascolto il fruscio delle foglie e del vento. La mia azione riporta in luce animali primordiali e una umanità che si piega sotto il peso dei rami di una vita sempre più intricata. Nell'abbandono della posizione eretta, nell'inchinarmi avverto il richiamo dell'andare stesa per ascoltare il respiro della terra e della mia anima. Il mio corpo diventa figura tra le figure e custode testarda e ostinata.

Ora moltiplico l'azione, non più io sola, ma insieme agli studenti e agli studenti della VA, VAR e ad Andrea Pieri, IVB del Liceo Classico "Dante Alighieri" (le studenti e gli studenti della VA già nello scorso anno scolastico si sono impegnati nello studio di tutte le grandi opere del Parco). In compagnia della voce narrante di Roberta Serena Ametrano e di suoni legati alla natura elaborati da Riccardo Galeati, sono loro le protagoniste e i protagonisti delle quattro Azioni. L’evento rappresenta una sacra conversazione con l’albero della vita e condivide la visione dell’arte espressa da Roberto Barbanti nel mio libro d’arte Pesce fuor d’acqua:

...Artiste e artisti sono rimasti tra i pochi a lavorare questi territori dell'assenza, ad ararne meticolosamente i pendii piantandovi semi di vitalità gratuita. È il loro modo di intrattenersi nel mondo, di colmare il vuoto delle perdite. Ricostruiscono poco a poco mappe d'identità. Luoghi di incontro ai crocevia degli esseri, costellazioni di significato estranee alla logica del "grande distacco"… Hanno abbandonato progressivamente le loro arti per andarsene all'Arte.

Dissolto le tecniche nello slancio poetico, divenendo incauti sperimentatori di modelli esistenziali. Prima di essere produttori di oggetti, gli artisti sono agitatori, fabulatori della mente, istigatori di azioni, dissidenti imperturbabili, muti testimoni.

Le azioni

Nella prima azione ragazze e ragazzi, in piccoli gruppi, entrano nella scena e con movimenti circolari di piedi e di mani rivelano ciò che è sotto il tappeto di foglie. Cercano, così, il loro luogo di vita, accompagnati dal fruscio, dal suono delle foglie e del vento.

Nella seconda azione formano due cerchi concentrici e iniziano un “girotondo” in senso orario l’uno e in senso antiorario l’altro. Iniziano lentamente, aumentano poi la velocità e infine, di nuovo, rallentano sino a fermarsi. È il momento del gioco, della libertà incosciente.

Nella terza azione, presa coscienza del luogo, cercano, la loro dimora; si distendono a terra, e formano un albero vivente. Rimangono nella stessa posizione per un tempo breve, poi lentamente, in ordine sparso, iniziano ad alzare la testa e creano così, un movimento che evoca un’onda.
Ora desidero ricordare che la quarta Azione mi è stata suggerita dalla cara amica Cristina Mazzavillani.

Dall’inizio delle azioni, sedute a terra, Allegra e Bianca pongono piccoli sassi in una zona laterale privata dal tempo e dall’incuria, come tante altre parti, delle tessere di mosaico. Le due bambine alzandosi danno il via alla quarta azione: seguite dalle ragazze e dai ragazzi vanno verso il pubblico, distribuiscono tessere musive, accompagnano poi più persone possibili, nella scena e le invitano a deporle nelle parti mancanti del grande mosaico. Bambine e studenti escono dall’opera e nell’albero della vita rimangono le persone del pubblico impegnate a riempire i vuoti dell’assenza e a ridare corpo simbolicamente alle parti mancanti. L’Albero della Vita si riempie, così, di figure che si inchinano a terra e se ne prendono cura.

Gli studenti che hanno preso parte al progetto

Le studenti e gli studenti della classe VA: Roberta Serena Ametrano, Giulia Battistini, Giacomo Benini, Chiara Bongarzone, Cristiana Maria Pia Canova, Anna D’Ambrosio, Gianmarco Errani, Damiano Grandi, Kevin Luciani, Alice Musca, Daniele Antonio Mattia Napoletano, Matteo Notargiacomo, Chiara Pulizzi, Anita Rubboli, Sofia Succi, Sofia Talamonti, Alice Vassura

Le studenti e gli studenti della Classe VART: Filippo Baroni, Nunzia Castelluccio, Sara Celiku, Chiara Corvino, Giulia De Mare,Francesca Loshi, Virginia Marra, Simona Pisciotta, Anna Rubboli, Liudmila Jaruc. Andrea Pieri IVB.

Le fotografie che accompagnano il racconto sono di Sara Maioli.