Intesa Sanpaolo unisce idealmente il Bel Paese attraverso l’arte e la cultura. E si presenta con Gallerie d’Italia, quattro musei storici della banca, a Milano, Napoli, Torino e Vicenza. Un progetto maestoso che vede in prima linea il quarto museo del gruppo, Gallerie d’Italia a Torino, restaurato dallo straordinario progetto architettonico di Michele De Lucchi che ha reso la struttura uno spazio unico per la documentazione e la conservazione delle immagini, per la video arte e per la divulgazione dei temi legati all’evoluzione della sostenibilità ESG.

Sono cinque piani di cui tre ipogei dedicati alla fotografia e al Barocco piemontese, diecimila metri quadri di percorso espositivo siti a Palazzo Turinetti, sede legale e storica della banca, nella maestosa Piazza San Carlo. Oltre alla selezione delle opere delle collezioni del gruppo tra cui il ciclo pittorico dell’antico Oratorio della Compagnia di San Paolo di proprietà della banca, vale la visita la manica lunga che ospita la fotografia classica, al terzo piano sotterraneo, sede dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, una delle principali agenzie di fotogiornalismo italiane, fondata nel 1937 che vanta un patrimonio di circa 7 milioni di immagini realizzati dagli anni Trenta agli anni Novanta.

La mostra Dalla guerra alla Luna 1945-1969. Sguardi dall’archivio Publifoto, curata da Giovanna Calvenzi e Aldo Grasso presenta una ricca selezione di opere e traccia il miracolo economico italiano dal dopoguerra allo sbarco sulla Luna. Come racconta Giovanna Calvenzi: “Un archivio che oggi conserva molti preziosi capitoli della nostra storia, perfettamente consultabili. Vincenzo Carrese, il fondatore, possedeva la straordinaria capacità manageriale di soddisfare le esigenze dei giornali ma anche di anticiparle. La costruzione delle reti autostradali o della metropolitana, il lavoro delle mondine o la vita ad Africo, eventi sportivi o set cinematografici, concorsi di bellezza o il Cantagiro, le vacanze degli italiani o le città svuotate dalle vacanze: i fotografi di Publifoto erano in grado di affrontare qualsiasi evento”.

La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia di Paolo Pellegrin sviluppa il tema del cambiamento climatico e si avvale della curatela di Walter Guadagnini con il contributo di Mario Calabresi. Dopo anni di reportage di guerre, di conflitti e di rivoluzioni in ogni angolo della terra, Pellegrin si dedica al cambiamento climatico.

“È un lavoro che nasce anni fa molto prima della commissione della Banca” dice. Come, per esempio, l’Antartide fotografata nel 2017 o Sella Valley nel Trentino del 2019, ma quello che appare ai visitatori è il grande tema del nostro tempo. A cominciare dalle trenta serigrafie che aprono la mostra e che Walter Guadagnini descrive così: “Che cosa siano quei segni non sappiamo, non possiamo dire: sono i segni del tempo sulla pelle della Terra, forse, strade, sentieri, tracce, impronte, ferite, ognuno scelga l’interpretazione preferita poco importa ai luoghi la modesta interpretazione umana”. Allestita dall’architetto Sergio Bianchi, l’esposizione dà vita alla visione di elementi di meraviglia della natura come ghiacciai, vulcani, foreste, il deserto del Kalahari, e il Parco Nazionale di Etosha in Namibia, la Riserva della Foresta Nebulosa di Monteverde in Costa Rica e l’area geotermica di Gunnuhver a Grindavìk in Islanda, tra gli altri. Terra, acqua, aria e fuoco.

Sottolinea ancora Guadagnini: “Pellegrin ritorna alla sua originaria formazione di reporter, asciuga ulteriormente il linguaggio, concede pochissimo al fascino - pur presente - della distruzione, privilegia il bianco e nero, si comporta fotograficamente come con i personaggi dei suoi reportage di guerra, sono questi alberi e terreni bruciati, testimoni muti ma presenti di una violenza inferta dall’uomo”. Ma pone l’accento anche sulle piante e sulla vegetazione. “Da sole o unite a costruire foreste, riconoscibili o parte di un intero nel quale si fondono, fotografate di notte o in pieno giorno, diventano il trait d’union tra i vari territori, l’elemento ricorrente di un viaggio nelle diversità”.