Segnati dal fascino delle guerre puniche, fascino che a scuola non sempre coglievamo appieno, andiamo a Cartagine e, pur sapendo di averla completamente distrutta, Catone il censore poi era fissato e non faceva che ripetere “Carthago delenda est”, ci secca imbatterci in assai scarse rovine. Allora, non volendo rinunciare ai ricordi di fanciullezza, perdendoci nella vastità e bellezza del Mediterraneo dal Golfo di Tunisi, pensiamo ad Annibale che, secondo lo studioso tedesco Theodor Mommsen, fu il più grande generale dell’antichità. Il tutto essendo sicuri che i Fenici, Cartagine, Annibale c’entrino con i concerti della rassegna Notti prima del Fortissimo festival che ci attendono in serata nella capitale tunisina perché per noi non può che essere così: tutto c’entra con la nostra storia lunga millenni. Si tratta solo di individuare il collegamento per non passare da cervellotici. D’altronde: “Troverò una strada. O ne farò una” rispose Annibale a chi era convinto fosse impossibile attraversare le Alpi con gli elefanti.

Intanto una giovane musicista ha attraversato la Tunisia per una lezione di oboe. Otto ore di viaggio.

Notti prima del Fortissimo festival è stato di scena a maggio, con la direzione artistica di Filippo Arlia e Achref Bettibi, grazie a una collaborazione fra i conservatori Tchaikovsky di Catanzaro e Ben Arous di Tunisi, che da oltre un anno organizzano corsi per un progetto d’integrazione sociale e musicale sulle sponde del Mare Nostrum, l'Istituto Italiano di Cultura di Tunisi, Les Solistes de Megrine, prologo del Fortissimo festival in calendario a settembre a El Jem.

Musicisti italiani e tunisini si sono esibiti in due sale dove si assaporano mondi diversi: quello coloniale del Théâtre Municipal de Tunis (1902), progettato dall’architetto francese Jean-Émile Resplandy che introdusse l’Art Nouveau in Tunisia e quello da “Maghreb engagé” del Théâtre 4ème Art già Cinéma le Paris, restaurato nel 1993.

In programma quattro serate, Momenti musicali, Mediterraneo in Armonia, Atmosfere di Opere di tango, Gran Galà Classico, per spaziare dalla musica classica a quella popolare, dal jazz e il tango di Astor Piazzolla alla lirica con l’omaggio dei giovani cantanti tunisini a Renata Tebaldi della quale ricorre il centenario dalla nascita.

"L'ambasciata d'Italia a Tunisi e l'Istituto Italiano di Cultura continuano a puntare sul valore delle iniziative culturali, perché è il modo principale per sviluppare le relazioni umane fra due popoli rivieraschi che sono l'uno di fronte all'altro, per costruire veramente quei ponti di conoscenza reciproca che servono a migliorare il dialogo fra le nostre differenti ma simili culture”, ha dichiarato l'ambasciatore italiano in Tunisia, Lorenzo Fanara, intervenendo al Gran Galà Classico. In tal senso, "questo 'gemellaggio' fra i Conservatori di Catanzaro e di Tunisi - per la realizzazione delle Notti prima del Fortissimo Festival - non soltanto è apprezzabile per la collaborazione che realizza, ma anche sotto l'aspetto della formazione. In tante attività che noi italiani abbiamo realizzato in Tunisia, abbiamo puntato sulla formazione, perché è un po' il nostro Dna, ovvero condividere la nostra esperienza e la nostra conoscenza e anche i nostri talenti. Per questo motivo, i tunisini ci apprezzano davvero molto".

Continua Fanara: "L'Opera è nata in Italia e siamo molto orgogliosi di questo 'marchio' che concorre a promuovere la lingua italiana e l'immagine dell'Italia nel mondo. In tal senso, ritengo che la cosa più importante che io abbia fatto qui in Tunisia come ambasciatore sia stata l'organizzazione di un concerto appena una settimana dopo gli attentati che sconvolsero Tunisi nel giugno del 2019 all'Avenue Bourghiba. Quando i tour operator ci chiamavano per disdire le prenotazioni dei viaggi e gli imprenditori erano in una situazione quasi di panico, noi abbiamo portato il pubblico al cosiddetto 'Colosseo', l'anfiteatro romano di El Jem, quale simbolo di presenza contro il terrorismo che intende brutalizzare le nostre vite. La lirica non è più percepita qui come una forma di 'occidentalizzazione' culturale, ma certamente come una espressione altissima della cultura italiana, di cui in Tunisia c'è sempre una forte domanda, che può creare anche un circolo occupazionale virtuoso".

Attratto dai Paesi soleggiati, nei quali è solito viaggiare, “perché quando vedo il sole riesco a esprimermi meglio”, Filippo Arlia, accompagnato dal ritornello “il più giovane direttore di Conservatorio d’Italia” guida il Tchaikovsky di Catanzaro dal 2014 ed è pianista e direttore d’orchestra. Nel 2011, a 22 anni, ha fondato l’Orchestra Filarmonica della Calabria e sogna che diventi stabile. A Tunisi è arrivato come direttore artistico del Fortissimo festival. “Riprendo le parole che ha detto l’ambasciatore sul nostro marchio di fabbrica ovvero l’opera lirica che esportiamo in tutto il mondo e aggiungo che, in un certo senso, siamo anche patria della musica classica: pensiamo al pianoforte che tutti si sono fregiati di avere inventato ma, in realtà, è nato a Firenze. L’Italia quindi è un simbolo di classica e di opera lirica: i ragazzi tunisini che amano questa tipologia di musica vivono in un Paese che non ha alcuna tradizione in materia e hanno bisogno di confrontarsi con delle realtà che invece sono culla di questa civiltà. È normale che ci guardino con aspettativa e tanti di loro hanno il desiderio di venire a conoscere il nostro Paese. E noi osserviamo il Nord Africa per la sua peculiarità. Abbiamo conosciuto una ragazza che ha fatto quattro ore all’andata e quattro ore al ritorno per venire a fare una lezione con uno dei nostri musicisti. La Tunisia è strutturata un po’ come la Francia, visto che è un ex colonia francese: ci sono il conservatorio superiore, i conservatori regionali però poi per centinaia e centinaia di chilometri mancano istituzioni che possono ospitare studi musicali, il sistema scolastico e culturale non è ramificato in tutta la nazione. A differenza dell’Italia dove viceversa è ramificatissimo, l’Italia aveva la sua orchestra, il suo conservatorio, il suo teatro anche nella provincia più remota, ma noi stiamo facendo di tutto per distruggerlo”.

In coppia con Cesare Chiacchiaretta al bandoneon, Arlia è stato anche protagonista di Duettango, il concerto più applaudito di Notti prima del Fortissimo festival, dedicato alle composizioni di Astor Piazzolla. I due artisti suonano insieme dal 2012 e hanno festeggiato a Tunisi il decennale: “È molto complesso trovare sul palcoscenico un ‘anima gemella - spiega Arlia - perché per creare una determinata atmosfera devi avere le stesse intenzioni. È raro, ma può succedere che due artisti siano complementari e quando succede è prezioso e va custodito in maniera gelosa”.

Chiacchiaretta è abruzzese e insegna fisarmonica al conservatorio di Foggia: “Credo sia una specie di matrimonio e con l’altro musicista ci vuole un compromesso. Per suonare bene assieme bisogna andare incontro alle caratteristiche musicali, tecniche dell’altro, al suono del suo strumento. Bisogna sviluppare un’intelligenza artistica per cercare di produrre un suono il più possibile attraente per il pubblico, essere coinvolti noi affinché ci sia uno scambio di emozioni. Il maestro Arlia è un musicista di alto livello, poi ha l’apertura mentale del direttore d’orchestra abituato a trovare compromessi con più persone, figuriamoci con un musicista singolo”.

Il pubblico tunisino è stato conquistato dal bandoneon che Chiacchiaretta ha scelto perché ammirato da Astor Piazzolla: “È uno strumento recente, della metà dell’8oo. In Italia è poco conosciuto, non come in Argentina dove si insegna in conservatorio o in Francia dove è arrivato da trent’anni, e i bandeonisti italiani con una carriera internazionale saranno cinque o sei. Adesso si sta affacciando nei conservatori, soprattutto l’anno scorso per il centenario della nascita di Piazzolla ha avuto un certo risalto e io stesso ho suonato con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Sono appassionato della musica di Piazzolla fin da quando era vivo: ha trovato, dovrebbero farlo i compositori di oggi, un giusto equilibro tra la musica di un certo periodo storico e quella attuale. In Piazzolla ci sono citazioni quasi bachiane, improvvisazioni jazz, il tango. Diceva che la sua musica non è catalogabile: è la musica di Buenos Aires. Non si capisce se è classica oppure no. Sono le cosiddette contaminazioni che ormai vanno di moda, le ascolto anche nella musica leggera”.

L’affare si complica. Adesso il vero problema sarà quello di rintracciare il filo che lega il bandoneon a Cartagine.