È che la cultura e i valori, spesso ci piacciono talmente tanto che li utilizziamo come rivestimento di una vita artefatta o come il travestimento d’intenti nascosti, facciata di un’ipocrisia entrata prepotentemente a far parte dei nostri stili di vita.

Cosa resta dei movimenti di pensiero e di intere epoche che hanno condizionato i nostri valori? Sono solo l’immagine di copertina?

In Europa, da Napoli (dicono) prima e da Parigi poi è partito l’Illuminismo, l’età dei Lumi, un movimento intellettuale, politico e ideologico che prende forma nel Settecento nel cuore dell’Europa, proprio dove oggi si consuma un’immane vergogna umana. Il movimento ha influenzato il pensiero, stravolgendolo, abbracciando tutte le arti e gli aspetti della vita.

Anche altri movimenti hanno rinvigorito l’animo o almeno è quello che hanno cercato di fare; parliamo del Rinascimento, il felice periodo storico che parte dalla fine del Medioevo fino ad arrivare all’inizio dell'Età Moderna, di cui oggi conserviamo ancora prove, soprattutto nell’arte e nel pensiero.

La parola Rinascimento venne vissuta proprio come una rinascita, un cambiamento profondo, che facesse concepire il mondo e se stessi in un modo completamente nuovo. La letteratura fu la prima a essere invasa da questa corrente. Quando parliamo di invasione e di influenza, pensiamo anche al Romanticismo, a flussi di idee mai tramontate, alla ragione e all’intelligenza come forze capaci di costruire una pacifica convivenza fra i popoli, e non solo.

L’antica filosofia che arriva dalla Grecia, patria dell’arte e della medicina, del teatro, della matematica e del pensiero, quanto è radicata nella nostra mente? Quanto ci ha regalato quella civiltà, quella preziosa culla dell’amore per la conoscenza. Saperi, valori, sentimenti e strutture su cui si basa la nostra cultura e il nostro essere civili e soprattutto il nostro restare umani.

Da dove arrivano le teorie di Putin?

Cosa c’è dall’altra parte del nostro mondo? Lo stiamo sperimentando in questi giorni in Ucraina, e a questo punto fare polemiche, previsioni, commenti sembrerà un’inutile perdita di tempo. C’è già chi ha analizzato le idee che muovono il presidente russo, avanzando l’ipotesi di un Putin ispirato dalle teorie di un certo Lev Gumilev e anche da altri pensatori. Sì, perché dietro a ogni evento c’è sempre un movimento di idee o idee in movimento.

Per quanto possiamo dibattere e ragionare non conosciamo le dinamiche di un mondo (l’altro) che non conosciamo, del quale non comprendiamo i principi, le ragioni (se mai potesse esistere una giustificazione alla violenza). Quel mondo non ci appartiene, ma possiamo capire che possano esistere culture e ideali diversi, ma la nostra storia umana non ci permette di concepire le atrocità cui stiamo assistendo. Gli opinionisti si dividono e sia gli esperti sia i politici analizzano il fenomeno della guerra in Ucraina da diversi punti di vista: guerra di potere, organizzazioni criminali, interessi di vario genere. Emerge da questo dibattito e dall’attenzione verso questa tragedia, la natura dittatoriale del Cremlino, come anche altri errori che le controparti hanno fatto e che continuano a fare. Pochi sono i giornali indipendenti russi ma quei pochi analizzano il problema dal profondo e soprattutto dall’interno, anche a costo delle loro stesse vite. Su Novaya Gazeta (giornale indipendente e dissidente russo), un intellettuale russo si interroga sul ruolo che oggi debba rivestire, appunto un intellettuale russo, giungendo alla conclusione che ora non è più tempo per tacere.

Qualcuno ha detto che cambierà tutto con questa guerra, ed è forse, una delle poche verità. Cambierà il nostro mondo, come è cambiato con la pandemia, con le carestie, con altre guerre e con altri scenari frutto di idee e movimenti.

La guerra in Ucraina si sta svolgendo sul campo militare, ma anche on line, sul web con cyber attacchi da entrambe le parti. Già da alcuni anni, la Russia ha pensato a un sistema digitale autonomo per proteggersi da questi attacchi e per difendere anche la sua economia. Viviamo in un mondo spaccato in due, fra i nostalgici di Imagine di John Lennon e una visione di un mondo nel quale è necessario difendersi, concepire nuove strategie e sofisticati modi per fare la guerra. Con l’arrivo dei social, la guerra si combatte a colpi di post, e poi è anche economica, e poi si attaccano i siti web, l’immagine pubblica e tutto quello che si può colpire; sono i nuovi volti della guerra, sono i nuovi volti della terra che si muove fra passato e presente, fra luce e buio, amore e odio, ideologie vecchie e antichi giochi di prestigio. Il nuovo avanza, tutto si trasforma e sembra cambiare, tranne la più grande delle barbarie: uccidere i propri fratelli.