La Commedia o Comedìa, come Dante la chiama (l’appellativo di “divina” appare su una suggestione del Boccaccio nell’edizione veneziana del 1555), è l’opera più famosa del poeta fiorentino, ricca di originalità assoluta nell’indagare l’umano destino e sintesi della civiltà medievale con rimandi continui alla contemporaneità, è un ardito lavoro simbolico e visionario.

L’opera manifesta una varietà straordinaria di stili che non è possibile compendiare in un genere unico: drammatico, epico, celebrativo, profetico, apocalittico. Di continuo emerge la personalità dell’Alighieri mediante una ricchezza di visioni immaginifiche, passioni, sentimenti, figure di grandi personaggi, da Pier delle Vigne a Farinata, da Cacciaguida a Ugolino, ma soprattutto da Beatrice a Virgilio.

Alla sua morte Dante (notte tra 13 e 14 settembre del 1321) ha già un pubblico universale, perché i gruppi di canti vengono diffusi, ad iniziare dai signori che il poeta frequenta, come il condottiero Moroello Malaspina e il signore di Verona Cangrande. È vero però che lettori più selettivi preferivano i lunghi racconti di autori contemporanei in latino, la lingua volgare che l’Alighieri adotta per il poema andava controcorrente rispetto agli ambienti elitari del tempo.

Uomo del Trecento, dagli orizzonti sterminati dentro e oltre il suo tempo, nel suo viaggio ultraterreno all’interno della Commedia, Dante manifesta il desiderio di libertà, della luce di Dio e della Provvidenza Divina (l’Amor che move il sole e l’altre stelle). La sua grandezza non poteva sfuggire a letterati, come i rinascimentali Benedetto Varchi, Cristoforo Landino, Ludovico Dolce, Vincenzo Borghini e artisti come Giotto, Nando di Cione, Andrea del Castagno, Domenico di Michelino, per giungere alla “lettura” di inizio romanticismo di William Blake, al modello ottocentesco di Gustave Doré che anticipa con i suoi strabilianti effetti scenografici le atmosfere del Simbolismo, alle personali interpretazioni di taglio psicanalitico di Salvador Dalì che con cento illustrazioni racconta visivamente i canti più significativi della Commedia.

Cento opere per Dante

In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante, l’Associazione Cento Pittori via Margutta ha ideato un evento di straordinario impegno: la realizzazione di 100 opere ispirate da altrettanti canti, tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, della Divina Commedia.

Sono stati inoltre invitati ulteriori artisti italiani e stranieri, provenienti in particolare da Mosca, Olanda, Perù, Polonia e Bulgaria, che hanno realizzato un’opera per ogni canto della Commedia esposta en plein air, con accanto riportata la terzina alla quale il dipinto si ispira. Nel vivo delle celebrazioni dantesche si sono quindi fuse insieme pittura, scultura, storia e letteratura.

Tra le opere realizzate abbiamo alcuni omaggi al Sommo Poeta come il Ritratto di Dante di Pino Tersigni (olio su tela, cm 70x80) e Omaggio a Dante di Fausto Dorazio (olio su tela, cm 90x90).

La Divina Commedia è così suddivisa.

Inferno

Nel dipinto dai vibranti colori Incontro con Ulisse e Diomede, avvolti dalla stessa fiamma (tecnica mista su tela, cm 60x80), Lanfranco Finocchili, si ispira all’VIII Bolgia, VIII Cerchio, dove sono puniti i consiglieri fraudolenti.

Antonio Servillo nella sua opera quasi monocromatica interpreta magistralmente il V Cerchio, Iracondi e Accidiosi, Apparizione di Flegiàs che traghetta Dante e Virgilio nella Palude dello Stige, i Diavoli negano il passaggio ai due poeti.

L’estro di Maurizio Marchini concepisce una diruta porta in conci squadrati in pietra, la Porta dell’Inferno con ignavi e Celestino V, tratto dal Vestibolo, Caronte, Canto III, Dante e Virgilio giungono alla porta dell’Inferno dove incontrano gli ignavi e papa Celestino V.

Claudia Nardi raffigura la IV Bolgia, VIII Cerchio, dove sono puniti Indovini e Maghi in un’opera dallo sfondo rosso caratterizzato da una serie di numeri.

Nell’opera I sodomiti (tecnica mista su tela, cm 50x60), la creatività di Loretta Antognozzi, analizza il III Girone, Bestemmiatori, sodomiti e usurai, VII Cerchio, dove sono puniti i violenti contro Dio.

Ambra Feula interpreta con il suo stile Simoniaci (in vita vollero riempire le borse di denaro) e ladri tratti dalla VII Bolgia, VIII Cerchio, Incontro con centauro Caco.

L’abilità tecnica di Maria Rita Gravina si esterna nell’opera ricca di segni colorati Paolo e Francesca (tecnica mista su tela, cm 60x80). Nell’Inferno troviamo inoltre Laura Conenna, Iginia Bianchi e molti altri.

Purgatorio

Luigi Salvatori, sempre alla ricerca di nuovi stimoli espressivi, realizza un’opera somigliante ad un antico affresco Incontro di Dante con Beatrice (acrilico su tela, cm 100x70), interpretando la VII Cornice Lussuriosi, Canto XXX, Apparizione di Beatrice e scomparsa di Virgilio.

Nella vasta tela (120x150) Piangendo parea dicer più non posso, Anna Tonelli decifra la I Cornice Superbi, Canto X, Incontro con le anime dei superbi.

Il dipinto dalla forte sperimentazione Ragione e Provvidenza (olio su tela, cm 50x40) di Cristina Ricatti interpreta la II Cornice Invidiosi, Canto XVI, Incontro con gli iracondi e Marco Lombardo.

La composizione di Maria Chiara Balducci si ispira alla I Cornice Superbi, Canto XII, Esempi di Superbia Punita, Incontro con l’angelo dell’umiltà, Salita alla seconda cornice. Nel Purgatorio troviamo inoltre Angelo Colazingari, Gaetano Lombardini e altri.

Paradiso

Le maestose figure tipiche dell’iconografia di Elisabetta Martinez sono presenti anche nel dipinto Beatrice restituisce la vista a Dante (olio su tela, cm 90x65), ispirato all’ VIII Cielo (Stelle fisse), Trionfo di Cristo e Maria, Canto XXVI, San Giovanni esamina Dante sulla Carità, Beatrice restituisce la vista al Poeta.

Nell’opera Rappresentazione dei fanciulli beati, Maria Trasmondi prende spunto dall’ Empireo, Canto XXXII, X Cielo, Presentazione dei fanciulli beati da rosa celeste.

Il IX Cielo (I Mobile), Trionfo degli Angeli, Canto XXVIII, Dante vede un punto luminosissimo circondato da nove cerchi luminosi, Beatrice spiega le gerarchie angeliche, viene interpretato da Roberta Imperatori che esterna sensazioni ed emozioni interiori elaborando e trasfigurando così i versi del Poeta.

La mostra in via Margutta

Le 100 opere sono state allestite nella seconda metà del mese di dicembre scorso in via Margutta, la via dell’arte per eccellenza che da secoli ospita artisti internazionali e dall’autunno del 1953 le mostre dell’Associazione Cento Pittori. La mostra sulla Divina Commedia è la 116ma ed è certamente la più ardua impresa mai realizzata dal gruppo capace di mettere alla prova tutti gli artisti, consentendo loro l’opportunità di riaprire il libro della Commedia, che rappresenta il dramma e la speranza dell’uomo di ogni tempo.

All’inaugurazione della mostra oltre ai rappresentanti dell’associazione è intervenuto il professore Salvatore Italia della Società Dante Alighieri di piazza Firenze di Roma, oltre a vari rappresentanti del mondo della cultura, dell’arte e della politica.

L’Associazione Cento Pittori via Margutta, cenacolo divenuto nel tempo polo capace di centralizzare l’arte, oltre ad esporre i lavori dei propri artisti lungo la celebre strada trasformata in “galleria urbana”, grazie all’interrelazione dei linguaggi espressivi, si pone l’obiettivo di lasciare un segno indelebile nell’arte contemporanea dell’Urbe. Ha l’ambizione di tramandare e promuovere un dialogo cosciente tra l’artista e il pubblico, sensibilizzare e catalizzare l’opinione pubblica verso ogni forma d’arte, far conoscere artisti noti e proporre il talento di giovani.

Nel 1973 viene eletto Presidente dell’Associazione il maestro Alberto Vespaziani (1927-2018), che rimarrà fino al 2018, quando verrà sostituito dal maestro Luigi Salvatori, vicepresidente Antonio Servillo.

Importanti artisti hanno fatto parte o attualmente sono soci dell’Associazione, tra questi Leonardo De Magistris, Alfredo Jacobacci, Paolo Salvati, Generoso Pompa, Antonio Servillo, Novella Parigini, Rinaldo Caressa.