Ogni bandiera offre una miniera di informazioni sul Paese che rappresenta. Branca di studio generalmente sottovalutata e poco approfondita, prevede invece decenni di lavoro di ideazione e progettazione, alle volte nemmeno definitivi.

L’origine della bandiera risale a tempi assai remoti. I capi delle tribù erano soliti esibire, come segno di riconoscimento, un lungo bastone, simbolo della cultura e delle credenze del clan. Ritroviamo la stessa usanza presso gli antichi romani, i quali legavano un pezzo di stoffa all’estremità delle loro aste, denominate vexilla. Tuttavia, la bandiera come la conosciamo oggi appare solo nel VI sec. d.C., grazie alla diffusione della seta, comparsa già 2000 anni prima in Cina. Legata ad una canna di bambù, questa stoffa così leggera, sensibile al minimo soffio d’aria, segna la nascita della bandiera moderna. Ed è proprio dai vexilla romani che la scienza dello studio delle bandiere prende il nome: la vessillologia. Il vessillologo è colui che affronta lo studio delle bandiere, il vessillografo, è invece colui al quale è affidato il lungo e complicato progetto di creazione.

Diversamente da come si può pensare, le bandiere non rientrano in una misura standard, e non tutte hanno il recto ed il verso identici.

Iniziamo con le bandiere centro-americane che sono delle vere e proprie cartine geografiche! Un occhio nemmeno troppo attento noterà che quasi tutte hanno solo due colori: due linee di celeste che racchiudono una di bianco. Il bianco è il Paese, lungo e stretto, del centro-america, le due linee celesti sono i due Oceani, che appunto racchiudono quella terra: il Pacifico e l’Atlantico (Nicaragua, Honduras, El Salvador e Guatemala).

I Paesi che hanno scelto questa particolare rappresentazione sono le vecchie Province Unite dell’America Centrale. Anche l’Argentina presenta tre linee orizzontali sulla propria bandiera, quella in mezzo bianca, le altre celesti: in questo caso però l’azzurro rappresenta il cielo e il bianco la neve (e sì, in Argentina nevica!).

Se scendiamo ancora arriviamo in Sud America, dove i colori si fanno più caldi. Ben tre Paesi (Ecuador, Colombia e Venezuela) possiedono tre linee orizzontali sulla propria bandiera: partendo dall’alto il giallo, blu e rosso.

Questi tre colori sono un’eredità della Grande Colombia, la confederazione nata al momento dell’indipendenza dalla Spagna, e che dal 1821 al 1830 raggruppò appunto l’Ecuador, Colombia, Venezuela e la Repubblica di Panama, la quale però si discosta da queste tinte. I tre colori hanno una simbologia molto forte: il giallo in alto rappresenta i Paesi sudamericani che erano sotto il dominio spagnolo, la linea blu in mezzo l’Oceano Atlantico, e il rosso in basso rappresenta proprio la Spagna, appunto per sottolineare l’ottenuta indipendenza: l’oceano infatti, finalmente, le divide.

Molti fra i Paesi centro e sudamericani, comprese le isole del Golfo, ci tengono a sottolineare le proprie origini africane: Antigua e Barbuda, Bahamas, Santa Lucia, Dominica, Belize (che non ha tinte nere ma due uomini, uno bianco e uno nero appunto), Guyana, Giamaica, e Saint Kitts e Nevis. Il colore nero che si trova su di esse, infatti, ne è la prova (interessante la bandiera della Dominica, quella con il pappagallo, che venne rappresentato rivolto a sinistra quando il Paese passò al socialismo).

Siamo dunque in Europa. Anche qui un occhio non troppo esperto noterà una costante nelle bandiere del Nord Europa: esse hanno raffigurata una croce. Essa è la croce protestante. La tradizione della croce affonda le radici in una leggenda riguardante le crociate danesi: si dice che esse avessero ottenuto una ormai insperata vittoria in una battaglia grazie alla caduta dal cielo di un panno rosso con una croce bianca (ovvero la loro attuale bandiera). Se la storia è falsa, è vero però che quella danese è la bandiera nazionale più antica del mondo: essa è infatti in uso dal 1652.

Tra i Paesi nordici solo la Norvegia ha colori che corrispondono a concetti astratti: una croce blu su sfondo rosso rappresentanti la democrazia (gli stessi colori si trovano sulla bandiera francese, americana e inglese).

Le altre bandiere associano i loro colori alla natura: l’Islanda (croce rossa su sfondo blu ovvero eruzioni vulcaniche e mare), la Svezia (croce oro su sfondo blu ovvero sole e cielo) e la Finlandia (croce blu su sfondo bianco ovvero laghi – ben 190000 - e neve).

Può essere inserita nell’elenco anche l’Union Jack, la bandiera del Regno Unito. Essa prevede la croce rossa di San Giorgio (patrono dell’Inghilterra), sopra la croce bianca di Sant’Andrea (patrono della Scozia) e la croce obliqua, aggiunta più tardi, di San Patrizio (patrono dell’Irlanda).

Le bandiere dell’Europa centrale sono in maggioranza tricolore, il primo fu quello francese, che servì da paradigma per Italia, Irlanda, Lussemburgo, Romania, Moldavia, Ungheria, Austria, Paesi Bassi, Andorra. Le origini risiedono nella Rivoluzione Francese. Il rosso e il blu riprendono i colori adottati dai rivoluzionari: il blu la purezza degli ideali, il rosso il sangue versato. Il bianco, simbolo della monarchia, non a caso è stato posto in mezzo: esso rappresenta il re che non deve più governare da solo ma insieme al popolo. Gli ideali di fratellanza, libertà e uguaglianza hanno ispirato gli altri tricolore.

Se la Germania ha preso i colori dalle divise del Sacro Romano Impero e il Belgio da quelli del Ducato di Brabante, l’Italia ha semplicemente sostituito il blu francese con il verde, così come l’Ungheria che ha ribaltato le linee e sostituito il blu francese con il verde dello stemma ungherese. Nella bandiera irlandese il verde è il cristianesimo, l’arancione il protestantesimo ed il bianco in mezzo la pace.

Un discorso a parte deve essere fatto per le bandiere di: Russia, Slovenia, Repubblica Ceca, Serbia, Croazia e Slovacchia. Esse, sostanzialmente differenti tra loro, hanno però un punto in comune: i colori panslavi: il blu (nobiltà), il rosso (popolo) ed il bianco (zar).

L’origine è semplicissima: durante uno dei suoi numerosi viaggi in Europa, lo zar Pietro il Grande rimase colpito dalla bandiera olandese e ne modificò i colori. Dunque la bandiera russa fu fonte di ispirazione (anche se in realtà è stata un’imposizione) per gli altri Paesi dell’Europa Orientale. Le restanti bandiere non sono tricolore e non siamo qui per descriverle tutte. Segnaliamo le più interessanti.

La bandiera della Lettonia: due strisce orizzontali rosse che ne racchiudono una bianca più sottile; la leggenda vuole che i soldati lettoni, nel 1180, prima di combattere contro i cavalieri teutonici, giunti per convertire i pagani alla religione cristiana, si riunissero sotto teloni tinti con succo di more.

Sulla bandiera dell’Austria ci sono due strisce orizzontali rosse che ne racchiudono una bianca di uguale misura; la leggenda narra che il duca di Babenberg, durante la battaglia contro i Mori, cercasse uno stendardo per guidare l’esercito: avrebbe così afferrato una camicia intrisa del proprio sangue, rimasta bianca solo in corrispondenza della cintura.

Sulla bandiera greca sono presenti una croce bianca su sfondo blu in alto a sinistra e nove strisce bianche e blu. Il significato di questa bandiera è assolutamente originale e profondo: la croce rappresenterebbe la chiesa greco-ortodossa, che per secoli è stata l’unico polo di cultura durante la dominazione ottomana. Le nove strisce, invece, rappresentano le nove sillabe della frase “Libertà o morte’’ (Έλευθερία ή Θάνατος - E-lef-the-rì-a i Thà-na-tos). Un’altra interpretazione è che esse rappresentino le nove lettere della parola Έλευθερία (libertà).

Per quanto riguarda il Medio Oriente, la storia sanguinante e complicata di questi Paesi traspare anche dalle bandiere: qui vi ritroviamo i colori panarabi: il nero (i periodi oppressione nonché il petrolio), il rosso (le cruente guerre), il verde (il colore dell’Islam) ed il bianco (la speranza di un futuro migliore).

La bandiera della Turchia rappresenta su sfondo rosso il simbolo dell’Islam: la falce di Luna e la stella, che paradossalmente altro non sono che l’unione di cultura greca e cultura cristiana; la falce di Luna era infatti il simbolo della dea greca Artemide, la stella venne aggiunta dall’imperatore Costantino nel 330 come simbolo di Maria Vergine. Ritroviamo lo stesso simbolo anche sulle bandiere delle Maldive, Pakistan, Singapore, Malesia, Azerbaigian, Turkmenistan e Uzbekistan. Non è un caso che su alcune bandiere medio-orientali compaiano armi e religione, le quali sono strettamente collegate tra loro: quella dell’Arabia Saudita e dell’Oman, ad esempio.

Sulla bandiera del Bahrein troviamo cinque punte, una per ognuno dei cinque doveri dell’Islam: professione di fede, preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio alla città santa.

Assolutamente interessanti ed articolate sono le bandiere dell’Asia Centrale e Meridionale. Stiamo parlando della Cambogia, Bhutan, Sri Lanka, Kirghizistan e Turkmenistan.

La bandiera della Cambogia prevede la rappresentazione di un articolato palazzo reale, patrimonio dell’Unesco, quello di Angkor Wat.

Quella del Bhutan un drago sputafuoco (il nome del Paese significa infatti “Terra dei draghi’’) che allontana gli spiriti maligni.

Nella bandiera dello Sri Lanka troviamo un leone e due linee verticali verde e arancione che rappresentano l’Islam e l’Induismo, mentre le quattro foglie di fico Pipal, l’albero sacro ai buddisti, incarnano l’amore, la compassione, la cordialità ed il senso della misura. Con una sola bandiera hanno voluto rappresentare l’auspicata concordanza religiosa.

La bandiera del Kirghizistan presenta su sfondo rosso un sole di quaranta raggi (Kirghizistan significa infatti “Terra delle quaranta tribù’’) con al centro sei archi incrociati: essi sono i tetti delle iurta, le tradizionali abitazioni trasportabili. Il difficile clima costringe infatti i kirghisi ad un’esistenza nomade.

Infine la bandiera del Turkmenistan (“Terra di coloro che sono più Turchi dei Turchi’’), sulla cui sinistra infatti ritroviamo i preziosi motivi di cui sono ricamati i preziosi tappeti turkmeni.

Quella indonesiana è esattamente uguale a quella del Principato di Monaco: entrambe hanno una linea orizzontale rossa e una bianca. Quella Polacca, invece, ne inverte solo i colori.

Se ci spostiamo verso l’Estremo Oriente incontriamo un’altra costante: il Sole e la Luna, non a caso Oriente significa “Terra del Sol levante’’ e il Giappone, il Paese più orientale, è la “Terra dove nasce il Sole’’. Infatti, la sua bandiera non è altro che un Sole su uno sfondo bianco, simbolo di purezza. Quella del Bangladesh presenta un sole rosso su uno sfondo verde: il rosso della lotta contro il Pakistan e il verde della vegetazione dovuta ai monsoni ed al delta del Gange.

In quelle della Corea del Nord e del Sud ritroviamo lo Yin e lo Yang, ovvero il Sole e la Luna. Nella prima la stella associata al rosso riporta al comunismo (così come la bandiera cinese e vietnamita), nella seconda i trigrammi evocano le stagioni, il cielo e la terra, l’acqua ed il fuoco. In quella del Laos invece una Luna illumina il fiume Mekong, la principale via di comunicazione del Paese.

La bandiera indiana, che assomiglia a quella irlandese, ne ha più o meno lo stesso significato: l’arancione altro non è che l’induismo, il verde è il colore dell’Islam. Il chakra al centro indica la fatalità dell’esistenza, il moto da seguire.

Ma la più suggestiva è la bandiera nepalese, che non ha nemmeno le dimensioni di una normale bandiera: essa riporta la forma delle montagne himalayane, e le due vette sono le due religioni principali, il buddismo e l’induismo. Il contorno blu è simbolo di pace, il rosso è il colore del rododendro, il fiore nazionale. Le due stelle rappresentano il Sole e la Luna: è l’augurio che il Paese possa vivere a lungo quanto essi.

Ed ecco l’Oceania, un continente, quasi interamente costituito da isole. Le bandiere di Australia, Nuova Zelanda, Tuvalu, Figi, Papua Nuova Guinea, Samoa, Isole Marshall e Micronesia hanno una costante: l’Union Jack, antico retaggio coloniale, e la Costellazione del Sud, la più nota costellazione dell’emisfero australe.

Celeste e blu si riferiscono all’Oceano Pacifico, e le stelle alle varie isole. Interessante la bandiera della Papua Nuova Guinea (il nome stesso lo è: “Papua’’ significa infatti capelli mossi, e Nuova Guinea indica la somiglianza con gli abitanti della Guinea; dunque questi abitanti avrebbero i capelli mossi ed assomiglierebbero agli abitanti della Guinea), essa è il disegno di una ragazzina di 15 anni vincitrice ad un concorso per trovare l’emblema nazionale: il rosso è il clima umido, il nero il suolo vulcanico, l’uccello del Paradiso è il simbolo del Paese; esso, infatti, si trova solo lì.

Gli abitanti dell’Isola di Palau adorano la Luna, la quale è madre di tutte le attività propizie: il sonno, il concepimento, la pesca, la preghiera. E la ritroviamo sulla bandiera, una splendida Luna gialla sul celeste dell’oceano.

La bandiera di Kiribati corrisponde invece un disegno originale realizzato da colui che scoprì questa terra, Gilbert. Questi, appena giunto sull’isola, rappresentò l’oceano, il Sole con diciassette raggi (i diciassette atolli) e una fregata, l’uccello tipico delle zone oceaniche. Il Paese presenta una superficie di oltre 3 milioni di km, tanto che se su un’isola è lunedì, su quella vicino è martedì!

Infine, la bandiera di Nauru, l’unico Paese al mondo senza capitale! La sua bandiera è una cartina geografica: il blu dell’oceano è diviso dalla linea gialla dell’equatore e la stella altro non è che l’isola di Nauru, la quale si trova esattamente solo ad 1 grado a Sud rispetto all’equatore.