“La rivoluzione è l’armonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge: la vita”. L’artista messicana Frida Kahlo ha dipinto il suo personale omaggio alla vita attraverso una pennellata energica, intensa e vibrante di colori, da sempre ispirata alla sua amata patria: il Messico. Stesse radici e stessa passione vitale anche per la giovane imprenditrice e designer d’avanguardia Andrea Ocampo, fondatrice del brand Okahl, un mix di originalità, contemporaneità e rispetto per la tradizione messicana. Incuriositi da una creatività così ricca di passione, abbiamo deciso di intervistare Andrea e conoscere meglio la sua realtà.

Okahl: come nasce questo nome?

È un’idea che mi è venuta mentre ragionavo su quale potesse essere un nome evocativo e al tempo stesso facile per approcciare l’Europa. Il mio cognome è Ocampo, ma non volevo utilizzarlo direttamente. Così ho pensato di “ibridarlo” con il cognome della nostra più grande artista, Frida Kahlo, celeberrima anche in Italia e in altri Paesi europei. Speriamo che la sua fama mi porti fortuna!

Quanto della cultura messicana si riflette nel tuo brand?

Il patrimonio culturale della regione Nayarit, l’ultima ad essere entrata nello stato del Messico, è in realtà tra i più profondi e autenticamente messicani. La mia famiglia viene da questa regione, che affaccia sull’oceano Pacifico e ha un vasto entroterra fatto di montagne impenetrabili, dove ci sono etnie che vivono ancora come ai tempi antichi. Gli Huicholes, ad esempio, a cui il Messico deve l’ispirazione che arricchisce la scena artistica contemporanea. Nel Nayarit convive la modernità più estrema, mescolata all’artigianato, al folklore e alla gastronomia tradizionale. Respirando tutto questo fin dalla nascita non ho potuto che concepire un brand che avesse come missione la possibilità di trasmettere al mondo questo potentissimo mix di moderno e di profondamente antico. Un mix in cui mi specchio tutti i giorni, così come gli Huicholes, popolo unico per misticismo, si considera “specchio degli dei”, ovvero della bellezza di ciò che li circonda.

Okahl nasce come un brand di accessori, da dove prendi ispirazione per i tuoi modelli?

Non sono io che disegno direttamente, ma lavoro in team con un duo di giovani designer messicani che hanno già tantissima esperienza nel settore, Alberto Tassinari e Francisco Batta. Con loro al mio fianco tutto è nato spontaneamente. Io ho descritto la mia mission, ovvero quella di “racchiudere in una borsa” tutta l’essenza del Messico facendo tuttavia conoscere la modernità del mio Paese, e loro hanno centrato perfettamente l’idea, realizzando una prima collezione che parla da sola.

Il design è quindi anche fashion?

Sono sempre stati due settori separati, ma nell’accessorio s’incontrano. È questa probabilmente la magia che solo le borse sanno esprimere. La loro forma, la possibilità sia di ammirarle, ma anche di toccarle e indossarle, rende le borse la quintessenza del design applicato al fashion.

Moda: studio o passione?

Passione, senza alcun dubbio! Non ti nascondo che ho voluto creare un brand di borse proprio perché, da consumatrice, avevo in testa qualcosa che non trovavo da nessuna parte. E così mi sono chiesta: perché non lo faccio io? Sicuramente un’acquirente la trovo: me stessa!

Ho studiato affari internazionali e quindi la mia idea di vita è molto concreta. Sono pragmatica, ma al tempo stesso sognatrice. E mi piace sognare un mondo senza pregiudizi dove il viaggio e l’incontro tra i popoli potrà soltanto arricchire l’umanità. La vita è quindi per me “contaminazione” fra culture, naturalmente in senso positivo e creativo. Ed è questo concetto che vorrei fare arrivare alle donne che sceglieranno le borse Okahl.

Seppur l’originalità del disegno rispecchia le tue origini messicane, per la scelta dei materiali ti sei rivolta all’Italia.

I maestri artigiani che confezionano le borse Okahl hanno un know how che non avrei rintracciato in nessun altro Paese fuori dall’Italia. La qualità manifatturiera italiana è insuperabile. Attualmente vivo in Messico, ma nel mio passato ho visitato diversi Paesi nel mondo e durante l'anno in cui ho vissuto in Europa ho avuto l'opportunità di viaggiare in Italia trovando molto valore nella sua cultura e nella sua qualità artigianale. I materiali sono infatti tutti di provenienza italiana, a filiera corta e certificata. Essendo tradizionalista non mi piacciono i materiali sintetici, preferisco ciò che è naturale e quindi la pelle. Se si riflette bene, anche in un’ottica di eco sostenibilità, non c’è niente di più facile da smaltire della pelle. E oggi, grazie alle conce vegetali, in cui l’Italia è maestra, non si inquina più come un tempo nel produrla.

Le difficoltà maggiori che hai riscontrato nel fondare il brand?

Fondare un brand è un lavoro molteplice. Ci sono tantissimi aspetti da affrontare: il prodotto, in primo luogo, ma poi anche tutta la sfera della comunicazione è importante, nonché la possibilità di mantenere un equilibrio economico che consenta di crescere, senza fare passi falsi e senza troppa fretta. Ogni scelta va ponderata bene e più si pondera più si arricchisce il progetto, rendendolo vivo e concreto. Spero l’anno prossimo di poter presentare il mio brand in Italia alla fiera del Mipel, sarebbe una bella opportunità anche se per ora è molto difficile, viste tutte le limitazioni della pandemia.

Come hai affrontato la pandemia?

Senza dubbio è stato un periodo difficile, tuttavia mi sono concentrata su ciò che potevo fare, costruendo e cercando di incidere positivamente sulle persone che mi circondavano e più mi confrontavo con loro più mettevo a fuoco il mio obiettivo: creare un brand capace di trascendere le convenzioni, grazie a empatia, diversità e umanità. Una delle cose che mi stupisce di più, da sempre, è scoprire che spesso il Messico è percepito dal resto del mondo attraverso i soliti stereotipi. Ma noi non siamo solo tacos, cappelli e problemi di traffico di droga... Meglio farsi una bella risata! Abbiamo invece molti punti di forza che stupiranno il mondo, come i paesaggi, l'architettura, la cultura e l’arte. Anche per questo è nata la mia sfida con Okahl: contribuire a far percepire il Messico come Paese riconosciuto nel mondo della moda.