Ci sono più cose tra il cielo e la terra di quanto mente umana possa concepire.

Una frase shakespeariana che il Bardo pone in bocca ad Amleto nel suo dialogo con l’amico Orazio. Questo ci dice il racconto. A che cosa si riferisse il grande scrittore inglese non possiamo saperlo, ma possiamo almeno provare a dedurlo cercando di immedesimarci e calarci nell’epoca dello scritto. È evidente che una riflessione come questa richiederebbe non soltanto un articolo ma interi tomi filosofici e logici. Quindi ci limitiamo per così dire all’essenziale.

Da sempre l’umanità ha rivolto gli occhi al cielo, a quella dimensione che, pur preclusaci dalla nostra struttura fisica, non sfugge al potere della nostra mente. I nostri antichi, i nostri predecessori hanno visto nel cielo astronomicamente i pianeti, e immaginato con gli occhi della mente universi paralleli o diversi dal nostro, provando a “vedere” qualcosa o qualcuno che ci facesse sentire meno soli nell’immensità dell’Universo. Il cammino della mente umana – tranne momenti di imbarbarimento e di regressione forzata – è sempre stato una sfida contro ciò che non si conosce e non si comprende. E soprattutto è stato una sfida per cercare di dare un senso alla nostra presenza sulla Terra, al perché del nostro essere, con l’immensa congerie di appassionanti riflessioni etiche e pratiche che ne conseguono.

Tra queste certamente di primaria importanza è la conoscenza della vera realtà del cosmo, una volta superato l’antico limite che voleva il nostro piccolo pianeta al centro dell’universo.

Oggi, a dispetto di strampalate teorie, la sfericità della Terra, la sua presenza in un sistema solare quale corpo celeste di media grandezza, il suo appartenere all’area periferica di una grande galassia, sono dati incontrovertibili basati su secoli di ricerche ai quali strumenti sempre più sofisticati e voli spaziali hanno dato il suggello definitivo. Frutto questo della volontà di aumentare la conoscenza e non fermarsi a limiti autoimposti e mortificanti, facendo uso dell’intelligenza nella sua più alta accezione.

Ecco, dunque, perché ci avviciniamo con curiosità e desiderio di conoscenza alla cronaca di quel filone d’avvenimenti dello spazio che ci circonda, scaturiti negli USA di fine 2017 da clamorosi articoli e interviste, di cui una fu a noi concessa un paio di anni fa da Luis Elizondo, ex alto funzionario di intelligence del Pentagono e profondo conoscitore del fenomeno UAP.

Iniziamo allora con il sottolineare che non si può dire che gli ultimi mesi non abbiano apportato novità sostanziali in quel particolare settore che viene oggi definito con l’acronimo UAP, da Unidentified Aerial Phenomena, ovvero fenomeni aerei non identificati, che sostituisce specialmente nel linguaggio governativo statunitense l’acronimo ‘UFO’. Non intendiamo qui annoiare i lettori sul perché di questo diverso utilizzo. Basti dire che ad un certo punto il vecchio acronimo UFO era divenuto troppo caricato con significati non appropriati, che inducevano l’immaginario collettivo a pensare agli ‘omini verdi’, ed era divenuto appannaggio di specifici ambienti di frangia. Comunque sia, l’importante è tenere a mente che entrambe gli acronimi definiscono uno stesso fenomeno, caratterizzato da un ‘qualcosa’ che è possibile vedere con gli occhi e rilevare con gli strumenti, il più delle volte in volo, che manifesta una chiara componente tecnologica unitamente a comportamenti intelligenti ma non comprensibili e che nell’insieme non è possibile classificare in alcun modo.

Abbiamo già avuto occasione di informare chi legge sui più significativi sviluppi che sono recentemente intervenuti in questo particolare ambito, e occorre dire che anche in questi ultimi mesi le novità non sono davvero mancate. Procediamo allora in ordine cronologico per dare un quadro il più possibile comprensibile e chiaro sui sostanziali sviluppi di questo ultimo periodo, in questi mesi ‘vissuti pericolosamente’!

La UAPTF, o Task Force per gli UAP

Il primo di questi eventi significativi è rappresentato dalla costituzione di una specifica Task Force per lo studio degli UAP, istituita in ambito militare (Ministero della Marina) dal Vice Ministro per la Difesa USA a inizio agosto del 2020, allo scopo di continuare le ricerche sugli UAP in ambito militare che erano iniziate nel settembre 2008 con l’ormai storico progetto AATIP. Occorre qui menzionare che tale progetto, molto verosimilmente non l’unico progetto di ricerca sugli UAP in ambito militare USA, è quello che divenne pubblicamente noto a fine del 2017 con gli storici articoli del New York Times e di Politico che diedero il via al processo del ‘disclosure’, cioè di rimozione del segreto sotto cui il fenomeno UAP è stato fino a quel punto mantenuto, processo a cui stiamo assistendo proprio in questi tempi.

Secondo il relativo comunicato stampa del Ministero della Difesa USA, la missione della Task Force è “di individuare, analizzare e catalogare gli UAP che potrebbero potenzialmente rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.”

Ciò che è particolarmente significativo per questa Task Force è il fatto che la sua costituzione, scopo e operatività siano state fin da subito rese pubbliche, a differenza del Programma AATIP che, pur se in massima parte non classificato, è stato intenzionalmente tenuto fuori dalla portata dei radar della pubblica attenzione.

È qui il caso di menzionare che “una task force è un ristretto gruppo di persone con funzioni e compiti specifici al compimento di un'operazione o di uno scopo” (da Wikipedia) e, aggiungiamo noi, con risorse e dotazioni di solito molto ridotte. Desideriamo rimarcare questo specifico aspetto perché influirà su quanto vedremo più avanti.

La legge di autorizzazione per le attività di Intelligence per l’anno fiscale 2021

Il secondo degli eventi maggiormente significativi di questi ultimi mesi è stata la promulgazione in data 28 dicembre 2020 di questa legge, un’attività peraltro di routine nel funzionamento della macchina statale a stelle e strisce, che regola le attività nel settore dell’Intelligence per l’anno a venire.

Ciò che è di diretto interesse per il nostro discorso è il fatto che la legge contiene a pagina 11 la sezione “Minacce aeree avanzate”, che interessa direttamente l’UAPTF. In queste poche pagine il Comitato Ristretto del Senato per l’Intelligence (quello che ha redatto la legge), dichiarando di appoggiare il lavoro della UAPTF, si dice “preoccupato per la mancanza all'interno del governo federale di un processo unificato e organico per la raccolta e l'analisi delle informazioni sui fenomeni aerei non identificati, nonostante la potenziale minaccia” e lamenta il fatto che “la condivisione e il coordinamento delle informazioni in tutta la comunità di intelligence è stata inconsistente, e che tale questione è stata carente di attenzione da parte degli alti dirigenti”.

Per questi motivi “il Comitato incarica il Direttore Nazionale dell’Intelligence, di concerto con il Segretario alla Difesa e i responsabili di altre agenzie che il Direttore e il Segretario di comune accordo riterranno rilevanti, di presentare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge una relazione sui fenomeni aerei non identificati (noti anche come “veicoli aerei anomali”) ai comitati del Congresso per l'intelligence e le forze armate, che comprenda gli oggetti osservati in volo di cui non è stata possibile l’identificazione.”

L’elenco di attività che la legge assegna alla UAPTF è decisamente impegnativo non solo per questa ma per qualsiasi task force, e comprende la richiesta di analisi dettagliate di tutte le informazioni raccolte con tutti i metodi a disposizione degli organi di intelligence e da quasi tutti gli organi di intelligence, di “una descrizione dettagliata di un processo interagenzia che garantisca la raccolta tempestiva dei dati e l'analisi centralizzata di tutti i fenomeni aerei non identificati che vengono riferiti al governo federale, indipendentemente dal servizio o dall'agenzia che ha acquisito le informazioni”, dell’identificazione delle potenziali minacce aerospaziali poste dagli UAP con una particolare attenzione al fatto che potrebbe trattarsi di rivoluzionarie scoperte di Paesi avversari, per finire con “raccomandazioni in merito al potenziamento della raccolta dei dati, miglioramento della ricerca e sviluppo, finanziamenti aggiuntivi e altre risorse.”

Una cospicua mole di attività e informazioni quindi, che abbiamo volutamente descritto in un certo dettaglio per far meglio comprendere ai lettori quanto andremo a illustrare nella prossima sezione. Come commento generale su questa legge, è appena il caso di notare il livello di attenzione e interesse che il legislatore (in questo caso il Comitato Ristretto del Senato per l’Intelligence) dimostra nei confronti del fenomeno UAP e la precisa volontà politica di affrontarlo che esprime; che lo si chiami “minacce aree/aerospaziali avanzate”, “fenomeni aerei/aerospaziali non identificati” o quant’altro, mai in precedenza il fenomeno UAP in quanto tale era stato preso in considerazione in alcuna legge federale degli Stati Uniti d’America.

Il Rapporto Preliminare della UAPTF

Poi il 25 giugno 2021 abbiamo avuto la pubblicazione del Rapporto Preliminare da parte della Task Force per gli UAP, o UAPTF, avvenuto come prescritto dalla citata legge per le attività di intelligence entro il limite stabilito di 180 giorni.

Il Rapporto, che aveva creato grandi aspettative fra molti di coloro che seguono il settore, è apparso agli occhi di tanti come un grande flop perché non “vuotava il sacco su tutto quello che i militari sanno sugli UFO” come molti organi di informazione avevano, peraltro impropriamente, anticipato. Come spesso accade in questo ambito, e più che mai in questo caso, è necessario mettere le cose nella giusta prospettiva per comprenderne la reale importanza. Trattandosi di una task force, la UAPTF come abbiamo detto non poteva che essere un organo di carattere temporaneo, con un incarico specifico e dotazioni molto limitate. Ciò nonostante, come abbiamo visto sopra, la legge di autorizzazione per le attività di intelligence per l’anno 2021 gli assegnò un incarico decisamente impegnativo. Il risultato non poteva quindi essere altro che un qualcosa di non definitivo, un rapporto preliminare. Vediamo ora cosa contiene.

Nella sezione 1 che descrive scopo e presupposti leggiamo che “lo scopo del Rapporto è fornire una valutazione da una prospettiva di intelligence della minaccia alla sicurezza nazionale che gli UAP potrebbero porre e una descrizione dell’impegno portato avanti dalla UAPTF per cercare di comprendere questa potenziale minaccia”.

La sezione 2 intitolata Riassunto esecutivo contiene un riassunto dei punti fondamentali che vengono sviluppati nelle pagine successive. Un punto interessante che non viene sviluppato nelle sezioni successive è laddove si afferma che “la maggior parte degli UAP probabilmente è costituita da oggetti fisici, dato che sono stati registrati da sensori multipli.”

La sezione 3 è intitolata Rapporti disponibili in gran parte inconcludenti. Qui la task force mette per così dire le mani avanti specificando che non ha potuto fare più di tanto perché “i dati limitati e l'incoerenza nelle segnalazioni sono le sfide chiave nella valutazione degli UAP.” Viene quindi indicato che dei 144 casi UAP presi in esame dalla Task Force solo per uno è stato possibile giungere alla positiva identificazione.

Nella sezione 4, intitolata Gli UAP probabilmente non hanno una spiegazione unica, la Task Force ritiene che i pur limitati dati a disposizione mostrino come probabilmente vi siano diverse tipologie di UAP, e azzarda la previsione che se e quando gli UAP saranno spiegati, andranno a ricadere in cinque categorie: disturbi aerei; fenomeni atmosferici; programmi militari o industriali degli USA; attività di avversari stranieri e “altro”. Fermo restando la curiosità su ciò che questo “altro” potrebbe rappresentare, è da notare che l’UAPTF conferma che nei dati disponibili non vi sono indicazioni del fatto che gli UAP siano il prodotto di progetti classificati statunitensi.

La sezione 5 è intitolata Gli UAP minacciano la sicurezza del volo e, forse, la Sicurezza nazionale. Qui la Task Force riconosce che gli UAP costituiscono una minaccia alla sicurezza del volo, citando 11 casi in cui piloti hanno presentato rapporti di mancata collisione con UAP.

La Task Force afferma anche che gli UAP potrebbero costituire una minaccia alla sicurezza nazionale, anche se al momento nulla nei dati disponibili dimostra che possa trattarsi di sistemi tecnologici sviluppati messi in campo da avversari stranieri.

La sezione 8 è intitolata Spiegare gli UAP richiederà investimenti e risorse per l'analisi e la raccolta dei dati e contiene osservazioni su cosa occorre, e dichiarazioni d’intenti sulle attività da porre in atto, per sviluppare ulteriormente sia la qualità che la platea dei potenziali riportatori di UAP. Viene menzionata l’intenzione di applicare tecniche di analisi basate sull’Intelligenza Artificiale ai rapporti, la necessità di ulteriore standardizzazione nelle procedure di riportazione, l’intenzione estendere la platea dei potenziali riportatori, di interagire con la FAA (l’ente dell’aviazione civile USA) e per ultima, ma non meno importante, la necessità di disporre di ulteriori risorse e di una specifica pianificazione per portare avanti la ricerca.

Visto il contenuto del Rapporto Preliminare, come commento possiamo prima di tutto notare il fatto che di 144 casi esaminati solo uno ha trovato spiegazione. Si tratta di casi recenti, con dati acquisiti da piattaforme di sensori multipli dotate di apparati modernissimi e molto precisi che forniscono una grande ed accurata quantità di dati su molte grandezze fisiche diverse, eppure solo per uno si è capito di cosa si trattasse (un pallone atmosferico osservato mentre si stava sgonfiando).

Poi notevole è anche il fatto che pur se con tutti i distinguo del caso, la Task Force non ha trovato alcuna prova del fatto che gli UAP esaminati potessero essere prodotti tecnologici statunitensi né tantomeno stranieri.

Infine, una considerazione sull’allegato classificato, cioè segreto, perché è là che presumibilmente si dovrebbe trovare la parte più interessante. Occorre a questo punto fare una parentesi per spiegare il perché di un allegato classificato. Trattandosi di ambienti militari e di intelligence militare, la maggior parte dei rapporti di incidenti UAP contengono informazioni acquisite mediante specifici sensori, o piattaforme di sensori. Facendo un esempio pratico, si potrebbe pensare ad un ‘normale’ avvistamento di UAP di un aereo da caccia della Marina USA da una qualche parte, mettiamo sull’Oceano Pacifico. Oltre ad attivare i sensori di cui l’aereo dispone per acquisire informazioni sull’oggetto, il pilota avvisa la centrale operativa, la quale a sua volta attiva altri sistemi di sensori a sua disposizione per fare altrettanto. Il pilota poi redige un rapporto di avvistamento UAP al quale vengono associate le informazioni ottenute tramite i vari sensori usati, quali ad esempio immagini nel visibile e/o infrarosso, tracciati radar, acustici, georilevamento satellitare, magnetometrici, da droni di monitoraggio eccetera.

Ora, il fatto è che un tale rapporto, per quanto possa riguardare un episodio di avvistamento come tanti senza la minima rilevanza di carattere strategico o altro particolare interesse, non può comunque essere divulgato perché contiene dati acquisiti da piattaforme di sensori le cui capacità e prestazioni diverrebbero pubblicamente note se il rapporto venisse divulgato, fornendo a potenziali avversari un significativo vantaggio strategico con il risultato di vanificarne di fatto l’utilità. Questo il motivo da cui origina la necessità di un allegato segreto. I sospetti di carattere complottistico non trovano quindi in questo caso alcuna giustificazione.

Trattandosi di un rapporto che è stato definito preliminare, viene naturalmente da chiedersi se ad esso farà seguito un rapporto definitivo, se questo sarà reso pubblico tutto o in parte e così via; in effetti vi sono stati tentativi di ottenere chiarimenti in questo senso da ricercatori ufologici statunitensi ma il tono alquanto vago delle rispose fornite dal Ministero della Difesa induce a pensare che non debbano ancora avere formulato alcun piano in merito.

Come commento generale sul Rapporto Preliminare occorre dire che, per quanto possa apparire paradossale, l’importanza del rapporto sta più in quello che non dice piuttosto che in quello che dice, che peraltro non è proprio pochissimo: avere messo nero su bianco la conferma che gli UAP non appaiono essere tecnologia di alcuna nazione, che sono probabilmente oggetti fisici e che continuano ad essere di difficile comprensione malgrado l’alta tecnologia utilizzata per riprenderli non è proprio cosa da poco. Certo, non ci sono state rivelazioni spettacolari che molti si attendevano, ma è innegabile che la reale importanza del rapporto sta nella sua stessa esistenza perché costituisce l'asserzione incontrovertibile del fatto che il fenomeno UAP esiste, è reale e concreto e viene preso in seria considerazione.

Ora che il fenomeno è riconosciuto dai massimi livelli dell’amministrazione e dell’establishment militare USA e la volontà politica di affrontarlo è chiaramente espressa, la mossa più logica è quella di procedere al suo studio sistematico. A questo provvedono le disposizioni contenute nella legge che ora vedremo.

La legge di autorizzazione per le attività della Difesa per l’anno 2022, o NDAA 22

Le cinque pagine che compongono la sezione 1652, per la precisione dalla 1035 alla 1040, possono facilmente sfuggire in mezzo alla miriade di sezioni, articoli, paragrafi, sottoparagrafi e comma vari che compongono questa poderosa legge, ma in queste poche pagine si trovano disposizioni di estrema importanza per il settore di nostro interesse.

La prima è che entro 180 giorni venga creato un apposito ufficio di alto livello preposto a svolgere in maniera continuativa le attività di indagine e ricerca sugli UAP fino a quel momento portate avanti dalla UAPTF. Il nuovo ufficio sarà istituito nell’ambito dell’Ufficio del Ministro della Difesa e avrà competenza per operare in modo trasversale nell’intero ministero. È qui da notare la precisa volontà del legislatore tesa a creare un ufficio di livello elevato, alle dirette dipendenze del Ministro della Difesa, e che goda della più vasta latitudine e longitudine operativa possibile.

La legge specifica poi a pagina 1036 le varie attività di cui l’ufficio dovrà occuparsi. Come è logico attendersi da un ambiente militare, le prime sono quelle attinenti all’analisi e valutazione delle possibili minacce alla sicurezza nazionale poste dalle manifestazioni del fenomeno UAP. Poi vi sono disposizioni specifiche per la creazione di quanto già richiesto dalla legge per l’intelligence 2021 di cui sopra, ovvero la predisposizione nel Ministero della Difesa di un ambiente integrato dove le informazioni sugli UAP vengano processate in modo adeguato.

Continuando, si arriva a una disposizione che rompe veramente col passato laddove al punto (7) della stessa pagina 1036 viene specificato che il nuovo ufficio dovrà “coordinarsi con alleati e partners degli Stati Uniti per valutare al meglio la natura e la portata del fenomeno UAP”. Qui siamo veramente di fronte a una novità assoluta, un vero punto di svolta dove vediamo cadere quell’unilateralismo che è stata la norma non scritta ma dominante nell’atteggiamento degli USA praticamente in tutti gli ambiti internazionali; oltre a questo occorre rilevare che si tratta di un implicito riconoscimento del fatto che il fenomeno UAP ha una portata globale.

Ma le novità di rilievo non sono finite qui. Proseguendo nella lettura del testo, abbiamo poi a pagina 1037 il punto 1 contente la richiesta che il nuovo ufficio presenti a fine del 2022 e con cadenza annuale fino al 2027 un rapporto alle Commissioni Forze Armate del Congresso che dovrà contenere tutta una serie di elementi informativi contenuti nella sezione 2. I punti che compongono la sezione sono contraddistinti da lettere; i punti dalla A alla G contengono richieste di elementi di tipo analitico e statistico sugli UAP, mentre al punto H abbiamo la richiesta esplicita di un aggiornamento sulle attività di coordinazione con gli alleati e partners degli USA, ulteriore testimonianza della consapevolezza e sensibilità del legislatore nei confronti della dimensione globale del fenomeno UAP.

Ma è il punto I a pagina 1038 che contiene un elemento veramente dirompente, laddove viene richiesto che il rapporto annuale contenga “un aggiornamento sulle attività in corso sulle capacità di catturare o sfruttare UAP che sono stati rinvenuti”. Qualificare un tale elemento come dirompente non è assolutamente esagerato, perché viene qui messo nero su bianco che i militari statunitensi sono interessati a catturare UAP e che, anche se la formulazione del testo non consente di comprenderlo pienamente, attività di retroingegneria sono probabilmente in corso, o se non lo sono viene di fatto considerato possibile, se non auspicato, che lo divengano.

Ciò che rende ancor più interessante la faccenda è considerare il contenuto del punto I in relazione a quanto espresso al punto successivo J, laddove si richiede che il rapporto annuale contenga “una valutazione degli effetti sulla salute delle persone che hanno incontrato UAP”. È qui il caso di notare che ci troviamo davanti a due veri “first one”, perché mai prima era stato possibile rinvenire (nelle informazioni pubblicamente disponibili, beninteso) alcun accenno o menzione alla cattura, rinvenimento o sfruttamento di UAP e agli effetti di tipo biologico sulle persone che hanno incontrato UAP; certo, erano decenni che queste voci circolavano, e i ricercatori del settore ne erano ben consapevoli, ma mai nulla del genere era mai stato messo per iscritto, meno che mai in una legge federale degli Stati Uniti d’America.

L’analisi combinata dei due punti rende chiaro che sia il legislatore che i militari USA considerano gli UAP una realtà ben concreta, che può avere rilevanza per la sicurezza nazionale del Paese, effetti sulle singole persone e costituisce una risorsa appetibile che deve essere in qualche modo acquisita e sfruttata.

Dall’analisi complessiva delle novità d’oltreoceano contenute in questa rassegna si può quindi notare come negli USA si sia affermata e sussista una precisa sensibilità politica nei confronti del fenomeno UAP e una altrettanto precisa volontà politica di prendere in seria considerazione il fenomeno, la cui esistenza concreta viene ormai data per scontata. Certo, verrebbe da chiedersi, perché mai adesso che sono passati oltre settant’anni dall’evento che marca convenzionalmente l’inizio dell’era moderna degli UFO, o UAP che dir si voglia, ovvero l’avvistamento di Kenneth Arnold del 1947. Ma questo è un discorso che porterebbe molto lontano e che non possiamo affrontare in questa sede. Comunque sia, meglio tardi che mai.

Ad ogni modo desideriamo concludere questo articolo rassicurando i lettori che, per quanto nel testo si parli spesso di minacce, non c’è da preoccuparsi più di tanto. Il dover stare in guardia contro qualsiasi minaccia, e parlarne in questi termini, è la ragion d’essere di qualsiasi organizzazione militare e in questo caso i militari a stelle e strisce non fanno altro che quello a cui sono preposti.

Ma se come appare ormai probabile dietro al fenomeno UAP ci sono davvero delle intelligenze, e queste, come appare ugualmente probabile, effettivamente dispongono di capacità di molto superiori a quelle di qualsiasi nazione terrestre, ci sentiamo di poter affermare che tali intelligenze devono appartenere ad esseri che non hanno intenzioni malevole nei nostri confronti, semplicemente perché in caso contrario non saremmo qui a parlarne.

(Articolo scritto da Paolo Guizzardi e Roberto Mostarda).