Il tramonto colora la bianca palazzina nobiliare di Piero della Francesca: siamo nel cuore di Sansepolcro, antico crocevia di civiltà e culture diverse (umbra, etrusca, bizantina, longobarda) che al celebre pittore diede i natali intorno al 1415 e ne accolse la morte nel 1492. Lucia Franchi e Luca Ricci, i due colti direttori di Kilowatt Festival, giunto alla sua XIX edizione - affermano che quest’anno i turisti stentano ad arrivare e anche il festival soffrirebbe ancora di una cautela pandemica. Forse per questo lo hanno intitolato “Questa fervida attesa”, termine - attesa - che si addice a Sansepolcro più che a qualsasi altro borgo storico. Basti pensare ai cinque secoli che occorsero al magistrale Piero prima di essere riconosciuto come tale grazie a Roberto Longhi, insigne storico e critico d’arte di cui non si canteranno mai a sufficienza le lodi. Oppure ricordare la vana attesa di quegli americani che ancora sperano di veder comparire la superlativa Madonna del Parto di Piero, affresco ubicato a Monterchi in un museo appositamente predisposto. Nonostante la mirabolante offerta economica degli States, tutte le donne e madri dei dintorni (Sansepolcro dista otto chilometri) si opposero già dieci anni orsono al suo espatrio: di tutte loro sarebbe la protrettrice.

C’è qualcosa di questa icona nei tre spettacoli e mezzo cui abbiamo assistito – e che saranno presentati in altre rassegne – in grado di trasformare, nelle modalità tipiche di Piero, la naturalezza di una giovane incinta in essenza del “vero” che diviene “sacro”? Naturalmente no. A meno che non si voglia affrontare in termini diametralmente opposti a quelli di Piero, una femminilità di sicuro più vera del vero, ma altrettanto sconfortante, disgustosa e superficiale. Nel riuscito Party Girl1, Francesco Marilungo, danzatore diventato sempre più coreografo, affonda la sua ricerca in una piaga giovanile non solo muliebre del tutto attuale e difficilmente associabile all’idea comune di prostituzione. Ancor prima di vincere nell’ottobre 2020 il “Premio Internazionale Prospettiva Danza Teatro” di Padova con un estratto dello spettacolo che proprio a Sansepolcro ha visto il suo debutto ufficiale, Marilungo si era interessato al sotterraneo fenomeno di chi pone in vendita il proprio corpo senza reale necessità, ma per gonfiare un portafoglio di inutili mercanzie o per pura sfida alle proprie inibizioni. Solo una ventina di anni orsono il prostituere, questa l’etimologia latina di un mercimonio, peraltro sempre esistito, era associato a quella tratta di ragazze per lo più ingannevolmente espatriate con la promessa di chissà quale benessere italiano, o alla reale indigenza di sbandate senza guida. Oggi, invece, pare che il proprio corpo possa essere venduto scientemente e senza estranea forzatura al pari di un oggetto di proprietà di ben scarso valore.

Con mano leggera e una progressione coreo-registica, che andrebbe un poco sfoltita, Marilungo ci presenta subito tre giovani assai diverse tra loro - l’algida Alice Raffaelli, la proterva Barbara Novati e la sexy Roberta Racis - in abiti che si adattano alla personalità di ognuna e di cui arriveranno anche a spogliarsi ma senza eccessi. Tutte e tre si esprimono in brevi pose non sempre e non solo audaci: sollecitate dal coreografo che le chiama per nome si presentano in proscenio, di rado fanno comunella (peccato, contingentamento?), tuttavia richiamano l’occhio dello spettatore che si appropria delle loro fisionomie in lenta progressione. Intanto, nel silenzio rotto solo dalla voce del coreografo che da il via e lo stop alle pose delle inaspettate sexyworkers, tre schermi, a lato, mostrano autostrade notturne, antri neppure sporchi o invasi da erbacce: non ci sono fuochi, né punti di ritrovo. I filmati creati da Gianmaria Borzillo in tandem con il coreografo, sono desolanti proprio per la loro afasia. Quand’ecco che un fumo copioso invade la scena; sparisce un tondo rosso proiettato sul fondale e le chiamate del coreografo sortiscono l’effetto di una ribellione; tutte le ragazze allegramente ballano, gettano coriandoli luminosi, accendono girandole, ridono e si divertono in un party persino infantile su di una canzone di Battisti che dapprima in sordina si rende poi riconoscibile; la compra-vendita deve essere già avvenuta come ci svela la Racis in lungo accappatoio nero. E tutto deve essere andato bene, tanto che, scomparse dal palcoscenico del Chiostro San Francesco, le tre si vedono correre in abiti e impermeabili quotidiani come giovani qualunque e su di una spiaggia pulita.

Pensiamo che poi riprenderanno a pranzare coi genitori, a incontrare i fidanzati, magari a frequentare l’università come se niente fosse. Ahinoi: il potere del denaro ha soverchiato ogni pudore, ogni etico rispetto del dono più prezioso che abbiamo da custodire, il nostro corpo. Un applauso a Marilungo per aver affrontato con ferma delicatezza un tema tanto scabroso e sconforto per questa società davvero malata. In qualche modo, il trentenne ferrarese Nicola Galli fa molto bene ad esplorare un “altrove”. A Sansepolcro quest’artista che già ci aveva convinto delle sue qualità artistiche e della sua ricerca musicale, del tutto fuori dal mainstream, nei formalistici Mars e De Rerum Natura, ora evade verso un misterioso Oriente che puntualmente ricrea con gusto estetico mai lezioso e sensibilità. Novello Antonin Artaud alla scoperta del teatro balinese, con le sue maschere variopinte, i suoi costumi quasi a tre dimensioni come nel Barong, Galli ci immerge in una ritualità intrisa di corteggiamenti, incontri amorosi, combattimenti. Prima di estendere questo suo incontro con l’altrove a Margherita Dotta, Nicolas Grimaldi Capitello e Silvia Remigio, gli altri interpreti della sua pièce - invita il pubblico a seguirlo nella versione urbana del Mondo altrove2, che definisce “dialogo gestuale”. E se ne va a spasso per vie e cortili con la stessa maschera e lo stesso costume che poi indosserà nell’Auditorium Santa Chiara.

Il suo linguaggio qui è molto mimico, quasi pantomimico: per fortuna non si tratta di un site-sfecif - termine abusato e di cui forse ancora pochi coreografi intendono l’importanza di un rapporto studiato con lo spazio - bensì di un semplice richiamo a ciò che poi avverrà. Infatti, è solo nello spazio chiuso che il suo corpo reclinato, i suoi gesti di offerta e ringraziamento trovano un senso nel dialogo di un dance drama che ha per sfondo due archi invasi da luci soprattutto azzurre. La narrazione nascosta incomincia con nove pietre, posizionate da Galli in proscenio; si sviluppa in perfette geometrie che si formano e si scompongono e diventano preziose quando l’ensemble, a petto nudo, crea aeree costruzioni con le braccia e le mani. È probabile che dal Giappone Galli abbia espunto quel suo strisciare coi piedi tipico del Teatro Nō, mentre dall’America del Sud potrebbe provenire quel momento di autentica poesia in cui una delle interpreti porta un forcone sul quale, lentamente, sulla musica di Giacinto Scelsi, vengono posate foglioline dorate. Sarà poi un demone dal costume variopinto e sfrangiato sino al pube ad impossessarsi del tridente, creando uno scompiglio che si placa quando le pietre, prima posate in proscenio, vengono poi impilate, quando si manifesta l’abbraccio-amplesso di due corpi sotto un telone argenteo presto fatto sparire assieme a due forconi. Ma il demone torna ed ha uno stupefacente pettorale bianco: si autodistrugge, si accascia a terra mentre tutti si inginocchiano posandosi le mani sui capelli. Il rito è compiuto, e forse insinua che il Bene non esiste senza il Male, come la luce non ci sarebbe su questa terra senza l’ombra.

Qualcosa di esotico si potrebbe rintracciare anche nel curioso duetto Ara! Ara! 3 del duo Ginevra Panzetti ed Enrico Tenconi. Ara è proprio il nome di un pappagallo, originario del Centro e Sud America, la cui svolazzante allegria viene soppiantata dai due bravissimi interpreti-autori con l’uso di bandiere, una gialla e una blu e poi di vari colori per entrambi. Prima, durante, e alla fine dell’incessante prova di abilità in qualità di sbandieratori, i due si incastrano, o formano con le braccia curiosi poligoni aerei. La musica battente, che va e viene, del sagace Demetrio Castellucci, aiuta un gioco per nulla arido o noioso, anzi capace di lasciar volare la mente di chi osserva ovunque voglia. Certo gli incastri formati dai due corpi, quella luce rossa che si abbatte su di lei, accasciata a terra, e poi sovrastata da lui perché gambe e mani combacino, sollecitano l’idea di un qualche eventuale conflitto da sanare. Più aggressivo si fa infatti nel finale lo svolazzare delle bandiere, ma poi i due fanno si che i bastoni che reggono i loro vessilli si incontrino e lo scatenamento diventa gaudente. Tra uccelli ci sono battibecchi ma non vinti o vincitori.

Infine, un’annotazione: Kilowatt Festival ha da tempo collaudato un esperimento desueto. Durante l’anno fa selezionare a 38 cittadini dell’intera Valtiberina, chiamati “Visionari”, i video dei bandi di accesso al festival. Quest’anno le domande pervenute sono state 254 e i prescelti 9. Espansa e democratica l’energia della scena contemporanea.

Postilla

Nonostante le titubanze iniziali, la XIX edizione di Kilowatt Festival si è conclusa tra mille elogi, spettacoli non solo di danza, ma di musica, teatro e altro, accolti da pubblico e critica con autentico fervore e dibattiti di alto profilo con operatori provenienti da 18 diversi Paesi europei. Epperò l’intervento a gamba tesa del Nucleo Carabinieri-Forestali di Sansepolcro ha fatto sgomberare nel cuore del Festival i Giardini di Piero della Francesca, luogo adibito a ristoro e a concerti per cavilli burocratici e manchevolezze, forse dovute al post-pandemia e comunque non ben definite. Il nostro appoggio a questo Festival, unico nel suo genere, è incondizionato. L’Amministrazione Comunale di Sansepolcro si rammenti di ciò che Kilowatt ha già prodotto negli anni e potrà ancora esprimere in futuro, prima di perderlo, con l’ingente apporto economico che è stato in grado di fornire, crediamo con la benedizione del nobile Piero, genio assoluto.

Note

1 Party Girl/Francesco Marilungo/Körper/ prossime date: 15 settembre a Padova per Prospettiva Danza Teatro; 9,10 ottobre, Milano rassegna MilanoOltre.
2 Il mondo altrove/Nicola Galli/ prossime date: 7,8 agosto Rovereto- Rassegna Sconfinamenti; 22 agosto Cles- Rassegna Sconfinamenti. Il mondo altrove: dialogo gestuale/Nicola Galli, 3 settembre Bologna, Danza Urbana; 26 settembre, Venaria Reale- Natura in movimento.
3 Ara!Ara!/Panzetti/Ticconi prossime date: 7, 8 ottobre Théâtre de la Cité Internationale, Parigi; 16,17 ottobre, RomaEuropa Festival- Dancing Days.