9 giorni con 15 concerti, 4 conferenze sul jazz e sulla ricerca, 2 mostre e 150 musicisti coinvolti.

Rappresentano i numeri della nona edizione del Torino Jazz Festival, in programma dal 19 al 27 giugno, con nomi di assoluto livello e sotto il segno di una grande, trasversale qualità. Nel cartellone, che recupera in gran parte quello programmato per l’edizione 2020, poi rinviato a causa emergenza Covid 19, spiccano come oramai di consolidata abitudine a Torino brillanti produzioni originali nel disegno di Giorgio Li Calzi e Diego Borotti, cui è stata confermata la direzione artistica.

Nel caleidoscopio di appuntamenti spiccano quelli con Gianluca Petrella ed il suo progetto Cosmic Renaissance che guarda alla lezione di Sun Ra ed il ruggente free jazz (sabato 19 giugno ore 17.30 e ore 21, Conservatorio Giuseppe Verdi), Gianluigi Trovesi, Filarmonica Trt e Fabrizio Bosso Berg Heim: una piccola Montagna Magica’ (lunedì 21 giugno ore 17.00 prova aperta e ore 21.00, OGR, coproduzione Filarmonica TRT e Torino Jazz Festival), Biréli Lagrène & Charlier/Sourisse Multiquarium Big Band Remember Jaco Pastorius(giovedì 24 giugno ore 17.30 e 21.00, OGR, prima italiana).

E ancora il sassofonista Donny Mccaslin Quartet che insieme alla fascinosa bassista Gail Ann Dorsey omaggeranno Blackstar, l'ultimo capolavoro di David Bowie cui entrambi hanno partecipato (venerdì 25 giugno, ore 17.30 e ore 21.00, OGR, produzione originale TJF), ottimo anche il ritorno di Arto Lindsay And Band (sabato 26 giugno ore 17.30, OGR, unica data italiana) mentre grandi attese ci sono anche sul formidabile Zig Zag Power Trio democraticamente accreditato a Vernon Reid, Will Calhoun e Melvin Gibbs, personalità di enorme spessore dell'avanguardia americana (sabato 26 giugno ore 21.00, OGR).

Gran chiusura con Salif Keita, figura ieratica della world music Un Autre Blanc, opening Korabeat (domenica 27 giugno ore 17.30 e ore 21.00, OGR, avrà la sua unica (e rara) data italiana. “Il Tjf - ribadisce la sindaca Chiara Appendino - è una vera macchina di cultura e musica che non si è mai fermata neppure nella pandemia sostenendo la comunità jazz. Presentarlo oggi, in queste giornate che guardano alla fine del coprifuoco, è un grandissimo segnale". Per Li Calzi e Borotti invece “Si tratta davvero un'operazione jazz -intendendo per jazz la massima espressione di libertà, capacità di adattamento, anche improvvisando, e bisogno di condivisione".