Sto tentando inutilmente di riordinare lo studio. In pieno Stato Confusionale ripercorro le vie del mio lavoro e divento così la storica di me stessa. Nel vuoto delle mie giornate del tutto inutili leggo e rileggo e guardo e riguardo le opere e gli scritti di un tempo orientato dal senso, dal desiderio e dall'azione.

Rivivo momenti tra i più significativi della mia vita. Tra questi, i giorni della rivolta permanente e dell'abbandono dei luoghi deputati dell'arte alla ricerca di autenticità e autonomia, di passione per il mio lavoro e per quello delle altre compagne di viaggio.

Alla fine degli anni Ottanta incontrai alla libreria delle donne a Bologna Donatella Franchi, artista bolognese; fu lei a prendermi per mano e a condurmi a Torino alla Galleria delle Donne di via Fabro. Ed ebbe così inizio la mia – nostra - festa fatta di lunghi viaggi, guidate da quella passione irrefrenabile che nasce quando la produzione artistica di altre donne è vissuta come scambio, incontro, confronto, rapporto generativo di crescita. Evitando lo sguardo "alto" che tutto vede e perciò sublima, nei nostri incontri i pensieri si rispecchiavano e confluivano in relazioni che esprimevano una reale autenticità.

Riporto qui parte di un testo presente nel libro Percorsi di navigazione 2, le cose che accadono edito dall'Associazione Sofonisba Anguissola, Galleria delle Donne di Torino, 1990.

Regina di quadri

Ho visto la mia passione prendere corpo e agire.
C'è una regione interiore più misteriosa e affascinante delle piccole insenature della Turchia e della corsa vorticosa delle nubi nel Kent. Esiste, non so se nel mio ventre o nella punta del mio alluce sinistro, comunque lontano dalla testa e dal cuore per poterne governare con maggiore libertà, ragione e sentimenti, un luogo mai visto che coltivo e proteggo ostinatamente. Ne sono la custode e ne ho rivelato l'esistenza solo alle mie carissime amiche, semplicemente perché sono arrivata a questo luogo tramite loro.
Per la sua difesa posso rinunciare a vacanze estive, posso chiedere - in realtà non so chiedere- favori, spazi, denaro.
Posso trascorrere domeniche roventi in uno studio infuocato, sopra la città deserta, in compagnia di Donatella e Paola senza desiderare una lunga nuotata.
Posso, come faccio ora, martedì 26 dicembre desiderare, in perfetta solitudine, solo questo: scrivere quel che sto scrivendo.
Pensare a me vuol dire pensare alle altre.
Mi guardo costruire percorsi comuni e contemporaneamente rinunciare a situazioni privilegiate per scalate solitarie che inevitabilmente vedo come rovinose cadute.
Guardo le mie compagne di viaggio arrivare puntuali, sempre presenti ad ogni evento.
Che cos'è se non passione per un luogo da condividere, la forza che le fa compiere otto viaggi lunghi 10 ore l'uno, nell'arco di due mesi, su una delle linee più accidentate d'Italia?
Una passione che tenta altri spazi ed elabora nuove strategie nella consapevolezza che il percorso, nel migliore dei casi, è accidentato sotterraneo avvolto nella nebbia, insomma c'è, ma si vede solo con un "altro" sguardo?

Post scriptum

Si può concludere con un punto interrogativo?
L'interrogazione apre il gioco dei forse.
Ho tentato il percorso della passione ma non è la sola strada.
C'è la via del gioco, c'è il guardare e il guardarsi con ironia.
Donatella ed io diciamo spesso che siamo pioniere dal corpo fragile.
E mi piace terminare in compagnia delle mie fragilità che sono tante e tra loro molto intricate.
Avete in mente Pigrizia, Superbia, Orgoglio?
Non ricordo bene i sette vizi capitali, ma nell'arco della vita fin qui vissuta, tranne l'invidia, li devo aver percorsi tutti.
Eppure è senz'altro la Pigrizia che ha governato e governa il mio regno.
Non posso spiegare neanche questo, ma per via della Superbia e dell'Orgoglio, se sono depressa mi sento una Regina, se sono "in forma" mi sento una Regina Divina.
E compio miracoli.
Ogni parte della mia persona crea, anche disastri e rovine, come raccontano i miti.

Creo trame e orditi.
Creo passioni e tormenti, illusioni e speranze.
Creo grotte luminose, fiumi sotterranei assopiti.
Creo graffiti, scudi, grandi insetti teatranti, farfalle nell'impossibilità del volo e animali dalle forme primarie con predilezione per scimmie, per la moltiplicazione dei pesci e per i tetrattili.
Creo manoscritti e qualche ritratto.

Creo il Luogo degli Dei.
Avendo occultato ai più questa mia natura divina, vivo con disagio relazioni pubbliche e private.
Creo come tutte le divinità azioni, situazioni, contesti ignobili e nobili, con la particolarità alla quale accennavo prima: nel mio regno Pigrizia e dimenticavo, anche Smemoratezza, stanno sedute ai lati del trono e di fatto sono loro che governano i miei atti.
Sono loro le consigliere più tenaci. Hanno nelle loro mani il mio destino.
Dall'esterno si ha l'impressione che sia presa da moto perpetuo sempre carica come sono di iniziative e progetti che, avendo un inizio, spesso vengono anche realizzati.
Eppure, in realtà, sono immobile.
E tra un lungo sonno e una cena divina, una grande dimenticanza e uno specchio delle mie brame, non faccio quasi nulla.
Allora, vista la condizione umana e divina nella quale mi trovo, non sarebbe più giusto pensare a me come la Custode di quel Luogo Comune che molto probabilmente risiede nel mio ventre o nella punta del mio alluce sinistro?

Nel frattempo, me ne sto in contemplazione delle foglie del tiglio mosse dal vento e penso:

Lasciate che le compagne di viaggio vengano a me.

E qui mi fermo perché più in alto di così non è possibile andare.
Rischio di diventare il Dio fatto donna.