I ragni appartengono al phylum degli Artropodi e alla classe degli Aracnidi (esistono circa 40.000 specie diffuse in tutto il mondo). Hanno otto zampe, da due a quattro occhi e un corpo diviso in due parti, testa e torace (a differenza degli insetti che sono muniti anche di un addome).

Sono animali di confine, costantemente sospesi tra riservatezza ed estrosità. Si comportano come dei predatori intelligenti, evoluti, caparbi, spietati, a volte cinici, saldi nelle loro decisioni, dotati di grande pazienza e determinazione.

Sicuramente i ragni sono dei raffinati architetti, capaci di scegliere i materiali e gli spessori più adatti alle loro necessità. Dotati di ammirevoli capacità organizzative e di specifiche competenze matematiche, sono particolarmente abili nei calcoli che riguardano la stabilità degli elementi strutturali, la distribuzione delle masse, la ripartizione dei carichi permanenti e accidentali, la previsione delle classi di duttilità, l’equilibrio delle forze e delle risposte elastiche. Tutte materie complicate, riservate a tecnici professionalmente qualificati.

I loro sforzi sono finalizzati alla costruzione di opere architettoniche quasi invisibili, distribuite in spazi dalle dimensioni ridotte, come quelli tra due fili d’erba, tra una foglia e un piccolo ramo, tra un muro e il retro di un mobile, tra un barattolo e un pacco di pasta.

Simili a piccoli artisti di strada appesi nel vuoto, vivono l’attesa del quotidiano tra continui ondeggiamenti e sobbalzi. Ma se improvvisamente appare un visitatore inaspettato, sono capaci di intrattenerlo cimentandosi in virtuosi equilibrismi e adrenaliniche acrobazie.

Tanta bravura è il frutto di un’esperienza che vanta quattrocento milioni di anni (periodo Devoniano), messa al servizio di un unico scopo: tessere dei piccoli capolavori che possano sfidare la forza di gravità, trasformandosi, all’occorrenza, in trappole mortali per ignare vittime travolte da un insolito destino, quello di essere nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.

Come laboriose Penelopi che affrontano le prove della vita all’insegna dello zen, i ragni sono esperti di trame e orditi di origine organica. Le loro creazioni hanno forme circolari, spiraliformi, tubolari o a imbuto.

Il materiale impiegato è un autentico prodotto artigianale, realizzato da speciali ghiandole poste nell’addome denominate filatrici o sericigene. Tali ghiandole sono in grado di sintetizzare una sostanza liquida setosa di natura proteica che i ragni sono in grado di trasformare in fibre solide molto sottili e appiccicose.

La biomolecola coinvolta si chiama spidroina, un peptide caratterizzato da un alto contenuto di metionina, un aminoacido che, disponendosi in strati rigidi collegati a catene amorfe più morbide, conferisce all’intera struttura un’elasticità e una resistenza fuori dal comune. Fatte le dovute proporzioni, questi fili di seta sono forti come l’acciaio ed elastici come la gomma.

Le ragnatele più comuni sono quelle di forma orbicolare a raggiera. Lo schema di costruzione prevede un primo punto di aggancio dal quale il ragno si lascia cadere tessendo un filo iniziale che serve da riferimento per l’intera struttura. La stessa operazione viene ripetuta da un punto adiacente a quello di partenza, agganciando il nuovo filo alla metà dell’altro, in modo da formare una specie di “y”, alle cui estremità vengono agganciati altri cavi setosi che formano il perimetro della ragnatela. La fase terminale prevede l’inserimento di una serie di fili a raggiera che si uniscono al centro della “y”, rinforzati con tiranti disposti in senso perpendicolare.

Esistono anche strumenti di caccia ad uso terrestre, adatti a catturare insetti “camminatori” come formiche e coleotteri. La tarantola, ad esempio, generalmente dispone alcuni fili di seta sul terreno in modo da bloccare le incaute prede che si avvicinano: dopo averle paralizzate con un’iniezione letale di veleno, provvede a impacchettarle con uno spesso strato di tela appiccicosa.

Altre specie preferiscono galleggiare a “pelo d’acqua” in attesa di onde e increspature della superficie liquida che possano tradire la presenza di una preda.

Le conoscenze si sono rivelate utili per progettare nuovi materiali ad alta resistenza e flessibilità. Ad esempio, impiegando tecniche d’ingegneria genetica (alquanto discutibili dal punto di vista etico), è stato possibile isolare i geni che controllano la sintesi dei composti proteici impiegati nella costruzione delle ragnatele. In seguito, tali geni sono stati inseriti nel DNA di alcuni batteri, ottenendo la produzione di questa sostanza in maniera sintetica.

Un procedimento simile è stato realizzato introducendo gli stessi geni nelle cellule mammarie di capra. Il latte prodotto ha fornito del materiale setoso in forma solubile, il quale una volta estratto e filato si è prestato, in via sperimentale, a delle promettenti applicazioni sia in ambito medico (suture chirurgiche e tendini artificiali) sia in quello militare (giubbotti antiproiettili) e civile (cinture di sicurezza, airbag, cavi del paracadute).

Inoltre, studiando la struttura microscopica della seta di cui sono composte le ragnatele, si è scoperto che queste fibre consentono di trasmettere o bloccare particolari onde meccaniche denominate fononi, attraverso le quali il suono e il calore si propagano nei diversi materiali. Quest’ultima scoperta sembra avere delle ricadute positive in alcuni settori applicativi delle nanotecnologie impegnati nella fabbricazione di materiali semiconduttori.

I ragni possiedono anche la capacità di percepire e inviare vibrazioni attraverso la ragnatela: un dispositivo utile per monitorare costantemente l’integrità della struttura e per percepire l’eventuale presenza di intrusi o di ospiti graditi.

Approfittando di questa abilità, alcune femmine rilasciano feromoni direttamente sulla ragnatela. Quando un maschio si avvicina, inizia a pizzicare i fili della tela come se fosse uno strumento musicale: attraverso il tipo di vibrazione la femmina decide se respingere con fermezza l’intraprendente corteggiatore o se concedersi liberamente seguendo senza alcun ritegno i propri impulsi e desideri.

In caso affermativo, dopo un breve scambio di convenevoli gli amanti procedono con disinvoltura all’accoppiamento che viene consumato rigorosamente a testa in giù, sfruttando l’ebbrezza e l’eccitazione del vuoto.