Ci è riuscito. Giancarlo Cauteruccio ha pronunciato una delle frasi a più alto rischio ed è riuscito a darle la vibrazione giusta: “Il Teatro Studio, per me che non ho avuto figli, è stato un vero e proprio figlio”. Così, chi lo ha ascoltato, ora piange per quel figlio perduto: il Teatro Studio di Scandicci che, dal 1991 al 2015, ha ospitato le produzioni di Krypton, compagnia fondata quarant’anni fa dal regista con Pina Izzi, e di tanta parte del teatro di ricerca.

Sotto il cielo azzurro, nel vento freddo di marzo, una camelia rosa all’occhiello portata da un’ammiratrice, il regista ha dato una conferenza stampa d’addio e pochi giorni dopo, al seguito di numerose casse di libri, è tornato nella Calabria natale.

Addio, Firenze dove era arrivato diciannovenne a studiare architettura, nel 1975. Ave, Magna Grecia che lo nutrì da bambino.

Firenze è stata il palcoscenico e il retroscena di Cauteruccio: Eneide, spettacolo riconosciuto internazionalmente come iniziatore di una poetica basata sul rapporto tra arte e tecnologia, il Trittico beckettiano, Uno nessuno e centomila e tantissime altre opere del regista sono fiorentine. Non poteva essere altrimenti dato che a Firenze ci fu il volo dell’angelo di Filippo Brunelleschi in Santa Felicita, forse il primo esperimento di macchineria teatrale della storia.

E proprio con Filippo Brunelleschi nella divina proporzione, la compagnia Krypton il 2 ottobre 2020 ha vinto il bando del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale “Vivere all’italiana sul palcoscenico”.1 Fra breve sapremo quale importante rete televisiva lo trasmetterà.

Cauteruccio ha realizzato di recente anche Per Lo gran Mare dell’essere dedicato a Dante Alighieri a sette secoli dalla morte (con il sostegno di Fondazione Toscana Spettacolo e Regione Toscana nell’ambito del progetto “Così remoti, così vicini - Nuove idee per un teatro a distanza”).

Naturale che la mattina dei saluti, Cauteruccio si sentisse “preso un po’ dalla paura, un po’ dall’angoscia”.

Dopo 45 anni di vita e di lavoro a Firenze mi sono trovato costretto ad abbandonare questa città che è e rimane la città della mia vita. Conoscete bene la mia sfida sperimentale e quel grande viaggio compiuto in una reale periferia urbana priva di qualsivoglia identità com’era Scandicci, ma dal 2016 fino a oggi ho vissuto un dolore sempre più incalzante per la disfatta del Teatro Studio”.

Naturale che Cauteruccio dicesse in pubblico, scusandosi per lo sfogo, alcune cosette che qualcun altro sussurra in privato. “Devo farlo io che ho la possibilità di fuggire e di non esser accoppato”.

La colpa

La colpa di tutto quello che definisco un disastro culturale per questo territorio è da addebitare senza alcun dubbio e, ribadisco, senza alcun dubbio, al Teatro della Toscana subentrato a Krypton dal 2016 nella gestione del Teatro Studio. Da allora mi sono trovato fuori da ogni palcoscenico fiorentino, se si esclude Prigionia di Alekos al Niccolini. Evidentemente avrei potuto inquinare la nobiltà della tradizione dei grandi attori prima e dei divi del cinema e della televisione poi. Meglio mettere a tacere un teatro che sposta l’energia sulla contemporaneità, sulla realtà. Questa mia vicenda non è soltanto mia perché nessun regista fiorentino e toscano è mai stato chiamato in questi anni a collaborare con la Pergola. Mi chiedo: perché? Tutti gli altri teatri nazionali d’Italia hanno sostenuto e promosso gli artisti dei loro territori. Cosa si nasconde dietro questo stato di fatto deplorevole, inaccettabile, inspiegabile?

La contemporaneità

Avrei voluto poter dare un mio contributo al Teatro della Toscana per sviluppare i linguaggi contemporanei delle arti sceniche, ma nonostante le mie numerosissime proposte… nulla di fatto. Mi chiedo che teatro troveremo dopo questa tragica pandemia. Ebbene, ritroveremo tutto uguale, come se non fosse successo nulla, con le produzioni già pronte prima perché i teatri dovranno giustificare i milioni di euro ricevuti comunque dalle istituzioni. Non ci hanno dato la possibilità di interrogarci sulle imprescindibili modalità creative che saranno necessarie quando questo sarà finito. A Firenze addirittura pensano che la contemporaneità teatrale risieda nel coinvolgere un grande maestro, che è stato anche mio maestro, come Bob Wilson. Ma Wilson è uno dei più grandi registi del mondo ed è un classico che tale va considerato se si vuole portargli il rispetto che merita. La contemporaneità va cercata nei cittadini, nel linguaggio, nelle estetiche in grado di sollecitare le nuove generazioni che dovranno ritrovare un teatro dopo lo sprofondamento nel digitale. L’arte scenica è uno strumento atto a orientare e stimolare le esistenze, la politica, la società e i valori della solidarietà, dell’inclusione, dell’emergenza.

L’emergenza

L’emergenza non è soltanto quella che ci sta attanagliando da più di un anno, ma quella di un’epoca complessa di cui il teatro non può non tener conto specie in una città come Firenze che è stata la culla delle prime intuizioni sceniche. In questi ultimi cinque anni mi sono posto una serie di domande e grazie ai pochi soldi che sono riuscito a ottenere ho compiuto molte azioni di arte scenica, per esempio all’Ospedale degli Innocenti, a San Miniato al Monte a Firenze, nel cortile di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma. Dall’Inverno fiorentino Krypton ha ricevuto un contributo di 2100 euro. Posso chiedere, se ci sarà una prossima volta, di darci duemila euro e non 2100? È proprio un’offesa e la dice lunga sulla condizione in cui è ridotta la cultura in questa città e in generale in Italia”.

Proposte

Per i settecento anni dalla morte di Dante, nella notte fra il 13 e il 14 settembre, avevo proposto la riproduzione scenica in scala uno a uno del tempietto neoclassico di Ravenna da mettere al centro di piazza Santa Croce dove era collocata la statua di Dante fino all’alluvione. Un ponte culturale fra le città di nascita e di morte di Dante nel quale avevo coinvolto l’attrice Ermanna Montanari, il musicista Roberto Fabbriciani, lo studioso Andrea Cortellessa. Dei nomi di rilievo culturale, certo non molto televisivi, anzi per niente. A parte una bella risposta del presidente della Regione Giani che ha apprezzato il progetto… indifferenza.

La proposta dell’assessore alla cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi, persona di grande sensibilità, è stata quella di realizzare un video mapping sulla facciata della Pergola che sarebbe costato 40.000 euro. Per l’inaugurazione della nuova stagione, quando sarà. Ma non è possibile: la strada è stretta! Come lo avrebbero guardato gli spettatori? Forse questi soldi potevano servire per uno spettacolo innovativo sul palcoscenico e non per vietarmi ancora una volta l’accesso al teatro. Non posso accettare, ne va della mia dignità.

Accorsi e Lavia

Avrei voluto parlare con il direttore artistico della Pergola Stefano Accorsi, un attore di cinema che stimo molto, ma a Firenze non c’è: è impegnato, giustamente, nel suo vero lavoro altrove. Qui c’è soltanto il suo nome. Questo bisogna dirlo perché abbiamo già avuto l’esperienza di Gabriele Lavia al quale ho sempre detto: tu sei venuto a fare il direttore di te stesso. Perché lui decideva solo le sue produzioni, tutto il resto era gestito da altri, me l’ha detto lui.

La Pergola, uno dei teatri più antichi del mondo merita davvero questo? E il libro sul teatro e la città di Ludovico Zorzi che fine ha fatto? È solo depositato in qualche biblioteca? Bene, io vado via. Per il dolore e per il disagio che questa città mi ha creato negli ultimi anni, per salvaguardare quel poco di creatività ormai massacrata. Vado via per togliere un peso al sindaco Dario Nardella che è già oberato dall’impegno di gestire una città con tanti problemi: altro che la cultura, altro che Cauteruccio. A lui tutta la mia solidarietà e il mio affetto perché Dario è stato uno degli spettatori più assidui al Teatro Studio quando presentavamo gli spettacoli di un certo livello.

Grazie

Oggi volevo ringraziare innanzitutto il tantissimo pubblico che mi ha seguito, gli amici giornalisti e le centinaia di giovani che forse hanno trovato in me una guida. Grazie alle istituzioni che, con quel poco che mi hanno concesso, mi hanno permesso di essere operativo negli ultimi cinque anni e in particolare alla Regione Toscana che è riuscita a sostenere Krypton meglio e con più affetto degli altri. Adesso ho bisogno di ricomporre le mie macerie ed è per questo che torno a casa, ma forse nella mia seconda casa perché la prima resterà comunque l’amata Firenze.

Eppure, nelle parole amare del maestro Cauteruccio, già lampeggia il domani: “Io torno alla mia terra madre, al mito, alla natura per poter continuare a parlare la mia lingua contemporanea. Con la speranza di realizzare un antico sogno: un ponte di luce sullo Stretto di Messina, fra Scilla e Cariddi”.

1 Sarà trasmesso il 25 aprile su RAI 5 (canale 23) alle 17,05.