Paolo Gubinelli nasce nel 1945 a Matelica, affascinante comune in provincia di Macerata ricco di architetture religiose. La sua crescita etica e morale si sviluppa tra le antiche mura delle chiese del paese, la sua formazione artistica si accresce invece all’Istituto d’Arte di Macerata, la sua attrattiva per la carta scaturisce dalle molte cartiere presenti nel territorio, la sua passione per la musica si incrementa nel Teatro comunale “Giuseppe Piermarini”. I quattro citati elementi costituiranno, e costituiscono ancora oggi, la “struttura portante” dell’uomo-artista Gubinelli.

Diplomatosi all’Istituto d’Arte nella sezione Pittura, Paolo continua gli studi a Milano, Roma e Firenze (dove tutt’ora vive e lavora) come progettista in architettura, designer e grafico pubblicitario.

Nella seconda metà degli anni Sessanta inizia a farsi notare dalla critica; la sua ricerca sul concetto spaziale, la struttura e la luce, si inserisce nel filone astratto geometrico europeo di Lucio Fontana, Piero Dorazio ed Enrico Castellani, che Gubinelli considera i suoi modelli.

Nel 1977 Lara Vinca Masini individua nelle opere di Paolo e nel rapporto spazio-luce-colore, una dinamica luminosa dell'atmosfera e un avvicinamento alle "compenetrazioni iridescenti" di Giacomo Balla, mentre Bruno Corà rintraccia negli andamenti delle incisioni delle carte, una “dinamica oppositiva, parallela, trasversale, l'ottenimento di quelle forme che sembrano mutuare dall'arcaicità dorica del fondamento motile la loro intima ragion d'essere, la loro civile, primaria interazione, per un'immagine che ostenta solo i suoi principi costruttivi”.

Molto presto l’artista partecipa a diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Le iniziali esperienze pittoriche sono realizzate su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, ma successivamente sviluppa una attrattiva per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica.

In una fase aurorale opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una peculiare ricettività alla luce, incidendola con una lama, secondo strutture geometriche. Successivamente sostituisce la carta trasparente al cartoncino bianco, sempre incisa e piegata, in rotoli che si svolgono come papiri egiziani su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale, oppure in fogli, che vengono disposti nel contesto in progressione articolata.

I Cerchi incisi e colorati sulla carta da Gubinelli provengono dai suoi studi sull’architettura classica e rinascimentale che considera questa forma perfetta ed armonica, perché senza inizio e senza fine, omogenea, priva di divisione e angoli, ma provenendo pure dalla sua profonda spiritualità che nella simbologia del cerchio raffigura il Tempo ciclico infinito e universale, il ciclo fondamentale per la vita sulla terra, il mondo distinto dal suo principio all’epilogo, paragonando il cerchio e il suo Centro, sempre presente, al rapporto tra Dio e la Creazione. D’altro canto nel significato cosmologico il cerchio è simbolo di Divinità e in quello astrologico il Sole è rappresentato dal cerchio.

Nella recente produzione, sempre su carta trasparente, il maestro marchigiano abbandona il segno geometrico dal rigore costruttivo per un’espressione più autarchica che traduce, attraverso l’uso di incisioni delicatamente percepibili e pastelli colorati, l’inatteso e inimmaginabile moto della coscienza, in una interpretazione elegiaca e lirica. Il citato linguaggio oggi si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati con segni incisi e in rilievo in uno spazio sublime e incantato.

La carriera di Paolo Gubinelli è ampia e complessa ma tutto orientata su una profonda fedeltà a pochi ma determinanti principi che hanno sostenuto la sua formazione iniziale e sono ancora adesso il fondamento del suo credo estetico.

(Claudio Strinati)

Artista di profonda moralità e appassionato impegno, Gubinelli interagendo con la carta, cerca risposte sul senso più profondo dell’esistenza, restituendo al segno e al colore la possibilità di parlare di universi interiori, nell’ascolto silenzioso e profondo dei luoghi della memoria che riaffiorano repentinamente nella alienante confusione di una contemporaneità che crea separazione.

Il maestro non è pittore che possa essere rinchiuso in una formula definitoria tale da inquadrarlo in una corrente artistica definita, il suo lirismo, sottolineato in più riprese dalla critica competente, è altamente venato di “pittura colta” e “concettualismo”, all’interno di una ricerca di grande forza comunicativa capace di recuperare quell’appartenenza alla circolarità di un tempo senza tempo dove si può palesare se stessi.

Parlare delle mie carte è pretendere un distacco emotivo-intellettuale e un trasferimento da un linguaggio a me più proprio (quello dell'opera) ad un altro più estraneo, quello verbale, con l'inquietudine e il disagio sempre di travisare i contenuti e le motivazioni del mio lavoro.

(Paolo Gubinelli)

Nei vari Graffi, realizzati con colori in polvere su carta, il concetto di “struttura-spazio-luce” si articola nell'ambito di una approfondita ispezione, in cui Paolo tende a ridurre sempre più i mezzi e i modi operativi in una severa meditazione, diventando occasione per ripercorrere la miscellanea di emozioni tra inquietudine e armonie di una vita mutevole dove alle ombre si avvicendano le luci e alla notte si sostituisce il giorno.

L’esperienza pittorica di Gubinelli si arricchisce presto di esperienze poetiche e letterarie, realizzano una profonda sinergia tra “Arte e Parole”, divenendo elemento orientatore del suo fare. A solo titolo di esempio, nel 2000 il comune di Recanati allestisce al Palazzo Comunale e al Centro Nazionale di Studi Leopardiani una mostra presentata dal critico d'arte Marcello Venturoli, con introduzione all'opera del poeta Mario Luzi; nel 2003 la Biblioteca Centrale Nazionale di Firenze organizza una mostra permanente in donazione di opere accompagnate da poesie inedite del poeta Mario Luzi con presentazione del critico Claudio Cerritelli; sempre nel 2003 il comune di Ascoli Piceno organizza una mostra al Palazzo dei Capitani presentata dal critico Bruno Corà accompagnata da 18 poesie inedite di 18 poeti tra i maggiori in Italia. Nel 2004 il Comune di San Benedetto del Tronto (AP) organizza una mostra presentata dal critico Toni Toniato accompagnata da 10 poesie inedite della poetessa Maria Luisa Spaziani. In occasione del Festival Internazionale della poesia Gubinelli viene invitato dal comune di Genova alla mostra Arte e Poesia presentando opere pittoriche accompagnate da poesie inedite di noti poeti, presentata da Bruno Corà, presso gli spazi del Palazzo Ducale. Nelle ultime mostre, organizzate da enti pubblici qualificati, espone opere accompagnate da poesie dei più significativi poeti italiani.

Per l’amore verso la poesia e la letteratura in alcune occasioni il maestro ha privilegiato l’esposizione dei suoi quadri all’interno di Biblioteche, luoghi dove regna il silenzio: “La biblioteca è prima di tutto uno spazio meditativo, c’è il profumo della poesia, della letteratura, è come andare a pregare in una chiesa. Si prega leggendo quello che abbiamo sotto gli occhi”. L’Arte incontra la Poesia è, ad esempio, una mostra allestita con gli “Amici Poeti” alla Biblioteca Universitaria di Bologna nel 2012, mentre nella Biblioteca Classense di Ravenna il nostro “Poeta della Pittura”, nel suo rapporto di sperimentazione artistica con e sulla carta, nel proporre lirici acquerelli di intensa e assieme delicata suggestione emotiva, accosta il suo lavoro ai versi di Dante Alighieri nel “settembre” dedicato al sommo poeta.

Impossibile elencare tutte le mostre realizzate da Gubinelli, tra queste al Palazzo dei Diamanti a Ferrara, a cura di Bruno Munari e Lara Vinca Masini (1987); al Palazzo dei Consoli a Gubbio, a cura di Enrico Crispolti (1989); al Palazzo dei Priori di Perugia, a cura di Vanni Bramati (1990); al Palazzo Ducale di Camerino, a cura di Giulio Carlo Argan e Marcello Venturoli (1990); alle Logge del Palazzo Pretorio di Volterra, a cura di Paolo Fossati (1992). Nel 2004 il comune di Firenze, con la collaborazione del comune di Scandicci e la Vallecchi, organizza tre mostre, una delle quali Limonaia di Villa Strozzi; nel 2011 partecipa alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale con l’installazione di n. 28 carte 102 x 72 cm accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Sono tuttavia le chiese e gli spazi sacri che Gubinelli privilegia per esporre le sue opere. Già nel 1992 il comune di Civitanova Alta Marche organizza una mostra nella Chiesa di Sant’Agostino presentata dal critico Carlo Belloli, ma è nelle due ultime mostre allestite nell’estate del 2020, al Monastero di Camaldoli (AR) e al Monastero di Fonte Avellana (PU) dove le opere del maestro raggiungono l’apice della visione onirica ed intimistica, la più ampia resa artistica. Nel testo critico in catalogo Antonio Paolucci fa riferimento, parlando dell’arte di Gubinelli, al concetto di enigma con cui si vuole indagare la realtà portando l’esempio di San Paolo che disse “nunc videmus per speculum et in aenigmate…vediamo come attraverso uno specchio e sotto forma di enigma. Un giorno vedremo in verità e splendore”. (Paolo di Tarso, Cor I, 13, 12).

Le opere di Gubinelli trovano all’interno di monasteri e chiese ambienti ideali per l’esposizione, la relazione tra i contenitori architettonici religiosi e i quadri è spontanea, entrambi possono essere definiti beni culturali ecclesiastici, entrambi si rivolgono all’eternità. Le atmosfere religiose e mistiche sono capaci di cogliere una visione metafisica che diventa veicolo di un percorso in continua evoluzione per procedere oltre la soglia del visibile, portando i segni del maestro verso il divino e il trascendente.

La semplicità e l’essenziale che l’artista esprime attraverso la scelta di materiali “primitivi” che segnano la storia dell’uomo e che il colore attraversa con delicatezza, solo per contrasto con il bianco candido della purezza della carta elemento naturale che nasce dall’incontro plasmato di cellulosa ed acqua, accoglie i segni della mano rispettosa di Paolo Gubinelli che fotografa sensazioni, emozioni, riflessioni di vita che tendono verso la ricerca della bellezza e del dono ricevuto che fonda la sua radice nella Verità, quella stessa verità che porta l’uomo dentro la meraviglia, dentro il sogno, dentro il mondo delle idee che in ogni dove, e in ogni tempo, portano verso l’Eternità.