Ducere sollicitae jucunda oblivia vitae.

(Orazio)

Lo studio etologico delle scimmie ha rivelato che il gioco sociale in questi animali può essere stato il promotore di uno dei comportamenti più importanti della nostra vita sociale, cioè quello culturale. Come sappiamo, tutti giocano, i piccoli passano gran parte del loro tempo a giocare, ma anche gli adulti giocano e molto più spesso di quanto si possa pensare. Ovviamente lo fanno in maniera diversa, ma giocano anche loro; per esempio, il lotto è un gioco, il calcio è un gioco, o meglio dovrebbe essere tale, il tennis è un gioco, la roulette è un gioco rischioso, ma pur sempre un gioco e l’elenco potrebbe continuare.

Che cosa ci possono suggerire di tanto interessante le scimmie riguardo a questo comportamento? Prima di rispondere, c’è da dire che questi animali non ci assomigliano solo per l’aspetto morfologico, ma anche per quello comportamentale. Le affinità sono moltissime e non devono essere trascurate. Noi e loro apparteniamo allo stesso Ordine zoologico, siamo entrambi dei Primati, loro non umani, noi uomini.

Affinità

Dunque, l’uomo con le scimmie ha molte affinità. Abbiamo in comune il 98% circa del patrimonio genetico, che è una percentuale altissima. Sono soprattutto le scimmie antropomorfe quelle che ci assomigliano di più: lo scimpanzé comune (Pan troglodytes), lo scimpanzé nano (Pan paniscus), poi il gorilla (Gorilla gorilla) e infine l’orango (Pongo pygmaeus e Pongo abelii). Comunque, non è l’affinità genetica che deve sorprenderci e farci riflettere, ma quella psicologica. L’evoluzione del comportamento sociale e anche quella della cultura umana possono essere meglio interpretati osservando il mondo degli animali e delle scimmie in particolare.

Bonobo o scimpanzé nano (Pan paniscus)

Facciamo soprattutto riferimento a questa scimmia antropomorfa, perché potrà dirci cose molto interessanti sul gioco e sul fatto che è l’unica, insieme all’uomo, che pratica il sesso per gioco, solo per il piacere di farlo. È un diletto che manifesta in ogni momento e la cosa più straordinaria è che il bonobo lo fa, anche al di fuori del periodo riproduttivo. Chi pratica il sesso al di fuori di questo periodo, oltre al bonobo, come abbiamo appena detto, è l’uomo. Siamo le uniche specie viventi in cui la pratica sessuale non ha lo scopo fondamentale della riproduzione.

Gioco

Abbiamo accennato al fatto che l’origine della cultura, possa avere a che fare con il gioco. Per cultura si intende, molto semplicemente, la scoperta di un comportamento nuovo, che quindi prima non era presente nella comunità, che viene portato alla luce da un singolo individuo e che poi torna utile, non solo a chi lo ha scoperto, ma a tutta la comunità.

Noi pensiamo che la cultura sia la parte più nobile della nostra vita. Questo è vero, ma dobbiamo anche sapere come è nata e si è sviluppata e poi diffusa. Le forme più sofisticate della cultura umana sono l’arte, la scrittura, la tecnologia, eccetera, ma questo non vuol dire che siano nate dal niente o che siano state imposte da una entità superiore. La cultura è la manifestazione di diversi comportamenti che servono per il miglioramento della nostra vita materiale e per sviluppare la creatività mentale. La cultura ha radici molto lontane; è nata prima che l’uomo apparisse sulla Terra. Sono conoscenze che vengono tramandate di generazione in generazione e che derivano dalle esperienze di vita di un individuo. Una comunità senza cultura è ripetitiva, meccanica e istintiva.

Il gioco creativo, quindi, ha un ruolo importantissimo. C’è una scoperta famosa fatta dallo psicologo gestaltista tedesco Wolfgang Köhler all’inizio del secolo scorso. Egli vide uno scimpanzé, di nome Sultano, prendere una stampella che era stata messa a disposizione dal ricercatore che in quel periodo lavorava a Tenerife (Isole Canarie) e cominciare a saltarci per gioco, come fanno i bambini, ma a un certo punto realizzare che con essa poteva raggiungere una banana appesa a un filo che non avrebbe potuto raggiungere saltando sulle proprie gambe e allungando una mano. Sembra una cosa molto banale, ma questa di Sultano fu una scoperta che gli permise di raggiungere un premio che prima non poteva essere raggiunto. Fu un’interpretazione intelligente di un gioco, perché in fondo consentiva di fare cose che prima non erano possibili. Sebbene quella di Sultano fosse una scoperta rudimentale, è così che i nostri antenati hanno cominciato a evolvere comportamenti nuovi che si possono definire culturali, se vogliamo pre-culturali.

Cultura significa reinterpretare il ruolo di alcuni oggetti che abbiamo a disposizione per inventare cose nuove con la nostra mente. Sembrerebbe inverosimile, ma chi ha inventato il computer all’inizio aveva a disposizione un materiale comunissimo cioè il silicio, che è il minerale con cui si costruiscono i microchip. Un pennello e dei colori senza la creatività di un pittore sono oggetti che non hanno un significato particolare. Così sono le parole per uno scrittore che scrive un romanzo o per un poeta che scrive una poesia o le note per un compositore o un cacciavite per un elettricista che costruisce un impianto elettrico.

Qualcuno potrebbe dire che anche la costruzione di un nido di uccello, data la sua complessità, è cultura. Questo è un errore perché nella costruzione del nido non sono necessarie creatività e intelligenza: l’uccello lo fa sempre allo stesso modo e con la stessa tecnica da milioni di generazioni, spinto da un’attivazione ormonale, sempre nello stesso periodo dell’anno, cioè in procinto della nidificazione. Tutte le trame motorie dell’uccello necessarie alla ricerca del materiale, o all’intrecciamento degli steli e delle pagliuzze, sebbene siano molto complesse, sono tutte operazioni iscritte nel suo patrimonio genetico. L’opera di un artista non è scritta nel patrimonio genetico dell’autore, ma nel suo talento e nella sua creatività intellettiva.

Dipingere un quadro, però, se vogliamo, è anche un gioco che ha un contenuto sociale nuovo, originale ed estemporaneo. Se un pittore moderno dipingesse come uno del Rinascimento, per quanto bravo, non manifesterebbe un talento particolare e tantomeno artistico. Così è il gioco dei bambini. Il gioco è innovazione. Senza gioco, né un artista e tanto meno una scimmia o un bambino potrebbero acquisire nuove regole fondamentali per la società.

Curiosità e creatività

Come sappiamo da molte ricerche condotte sul campo, gli scimpanzé comuni mangiano una grande varietà di alimenti. Quando sono assetati vanno, ovviamente, alla ricerca dell’acqua. Ma se non la trovano perché non ci sono sorgenti o dei ruscelli nelle vicinanze, cosa fanno? Vanno alla ricerca di alcuni tronchi d’albero con delle cavità in cui è potuta penetrare e conservarsi dell’acqua piovana. Cosa fanno se non possono raggiungerla con le mani e tanto meno direttamente con la bocca? Escogitano creativamente un marchingegno, molto semplice, ma estremamente efficace, che consente di farlo e che spesso un uomo, nelle stesse circostanze, sull’orlo di morire di sete, non riesce a pensare. Strappano dei ramoscelli frondosi da una pianta, li infilano nei buchi e li sfruttano come se fossero delle spugne. Poi li estraggono inzuppati d’acqua e se li passano tra le labbra. Il fatto però più straordinario è che questi animali, molto spesso, fanno queste operazioni, in primo luogo, per gioco. Giocano con delle fronde strappate da un albero che per gioco infilano in un buco di un tronco di albero e, Eureka! ecco la scoperta. In sostanza, le motivazioni principali che spingono questi animali alla ricerca dell’acqua nei momenti di siccità non sono primariamente collegate alla costruzione di un mezzo atto a farlo. Solo dopo averlo costruito, ne realizzano l’importanza, per chi lo fa in primis e poi per tutta la comunità.

Esistono quindi molti giochi privi di finalità a priori. È il gioco dei bambini con gli oggetti o con i giocattoli. Non c’è un fine preciso, lo si fa per il piacere di farlo. Nelle scimmie, ma non solo, esistono diversi giochi di questo tipo. Ne esiste uno in particolare ed è il gioco con le pietre. Un giorno, sono stati visti dei macachi del Giappone (Macaca fuscata) raccogliere e manipolare delle pietre. Il gioco consisteva nel prenderle, nel portarsele al petto, nel trasportarle da un punto all’altro in stazione eretta, cosa che le scimmie fanno raramente, poi di fregarle l’una con l’altra o di batterle o di lanciarle per poi andare a riprenderle. Sempre per gioco, possono poi rubarsele l’una con l’altra e poi scappare, come fanno i bambini quando si sottraggono dei giocattoli. Inoltre, queste scimmie, sempre per gioco, nell’isola di Koshima, hanno scoperto che se immergevano nelle acque marine delle patate gettate da un custode sulla battigia, queste potevano essere pulite dalla sabbia e mangiate più velocemente, diventando tra l’altro anche più saporite, perché immerse in acqua salata. Questi comportamenti sono stati scoperti prima da un singolo individuo e poi diffusi a tutta la comunità. Sempre questi macachi, in un’altra località del Giappone, all’interno del paese e in alta montagna, sono stati visti d’inverno giocare con la neve, come fanno i bambini. Formavano prima delle piccole palle di neve e poi le rotolavano a terra nel tentativo di farle diventare sempre più grandi. Ovviamente, queste scimmie, rispetto ai bambini, ci riuscirono a metà, ma i tentativi erano sempre gli stessi. I macachi non andavano al di là del rotolamento, mentre i bambini hanno in mente, nel momento in cui iniziano a farlo, di costruirci un pupazzo di neve.

Conclusioni

Che conclusioni possiamo trarre da tutto questo? L’organizzazione sociale delle scimmie, che si può paragonare a quella umana, favorisce il passaggio da un soggetto all’altro di pratiche che possono nascere e svilupparsi per gioco. Le scoperte che si fanno per gioco sono importantissime per la sopravvivenza. La loro acquisizione per imitazione, il ricordo di quello che si è fatto e tenuto a mente, anche per migliorare la tecnica di costruzione degli strumenti (emulazione), sono tutti fenomeni culturali. Così è nata la nostra cultura, cioè dalle piccole cose che ci hanno trasmesso, da una generazione all’altra, i nostri antenati e che con il tempo abbiamo migliorato rendendo la vita più facile a tutta l’umanità.