Da oltre quarant’anni il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (PNRA) costituisce un punto fermo dell’attività scientifica di eccellenza del nostro Paese. Un luogo, l’Antartide, che come uno scrigno raccoglie la conoscenza di ere geologiche del nostro pianeta che sono là, sotto i nostri piedi, pronte a raccontarci che cosa ha segnato e che cosa è accaduto sulla nostra Terra nel corso di centinaia di migliaia di anni. Il valore incommensurabile di quello che il continente di ghiaccio rappresenta per tutta l’umanità per il suo passato e per il suo futuro si può sintetizzare in un concetto: laggiù nel silenzio e nel freddo polare antartico la storia del pianeta, le sue evoluzioni, le sue fasi critiche sono memorizzate, “fotografate”, fissate a nostro grande vantaggio.
Tutto ciò che è accaduto nel corso delle ere, anche la storia infinitesima del’umanità, trova in quel ghiaccio eterno il segno dei passaggi, delle fasi che ci hanno portato all’oggi, in quell’antropocene che molti vorrebbero - in una vera cupio dissolvi - essere l’ultima era della Terra ma che di fronte alla maestà del racconto di milioni di anni appaiono ben poca cosa e soltanto manifestazione di un egocentrismo e di una presunzione dell’umanità, un suo guardarsi nell’ombelico!
Certo i cambiamenti climatici sono in corso, il consumo eccesivo delle risorse del pianeta anche, come l’impronta dell’uomo in negativo ma, dinanzi a quello che milioni di anni fissati nei ghiacci eterni provano a raccontarci, non può non provarsi un grande rispetto e la consapevolezza che quello che ancora dobbiamo capire dell’equilibrio delicato ma straordinario di questa nostra navicella spaziale che ci ospita è molto di più e grandioso di ciò che la crescita anche tumultuosa della nostra ricerca e della nostra scienza hannopotuto sinora portare alla luce!
Ciò non significa negare il nostro impatto di genere umano e i danni che stiamo provocando all’ecosistema, ma la necessità di un approccio umile e serio alla conoscenza che ci attende e dalla quale potremmo attingere molte delle nostre capacità di tornare in sintonia con questa culla spaziale che ci contiene e ci consente di evolvere!
È in questo ambito concettuale che si situa il PNRA, il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide che da qualche settimana ha iniziato la sua 41ª stagione. Missione condotta da Cnr, ENEA e OGS, che coinvolgerà quest’anno circa 200 tra tecnici, ricercatori e ricercatrici impegnati in progetti riguardanti diverse discipline, tra cui glaciologia, geologia, climatologia, biodiversità e oceanografia, che si svolgeranno tra la base Mario Zucchelli, quella di Concordia e a bordo della rompighiaccio Laura Bassi.
Le missioni italiane in Antartide sono condotte è bene ricordarlo nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, da ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio Laura Bassi.
Il primo contingente di tecnici da poco atterrato in territorio antartico ha già ripristinato l’operatività della base costiera Mario Zucchelli, chiusa dallo scorso febbraio, e sta verificando le condizioni del ghiaccio marino dove sarà allestita la pista di atterraggio per i successivi voli, operati con il C130J della 46ª Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare Italiana, per il trasporto di materiale e del personale impegnato nella missione.
Nel corso della Spedizione saranno realizzati interventi di ammodernamento della stazione Mario Zucchelli, tra cui la riqualificazione della viabilità interna, la manutenzione del molo e saranno realizzate opere per ospitare nuovi impianti tecnici, con l’obiettivo di rendere la base sempre più efficiente e funzionale.
Sottolinea Elena Campana, responsabile dell’Unità Tecnica Antartide ENEA che coordina le attività logistiche.
A Concordia, oltre alla manutenzione infrastrutturale delle due torri e degli shelter che compongono la stazione, saranno realizzati interventi per ridurre l’accumulo nevoso e per l’installazione di un nuovo modulo acqua nell’area Summer Camp.
Il primo team di ricerca è arrivato alla base Mario Zucchelli intorno al 6 novembre scorso. Nella base saranno impegnati 114 tra ricercatori, ricercatrici e tecnici in diverse attività scientifiche (quattordici tra progetti e osservatori permanenti). Tra queste, lo studio delle interazioni tra Terra, ghiaccio e clima, per la comprensione delle dinamiche ambientali globali; l’analisi dell’inquinamento e dell’impatto antropico sull’ecosistema; lo studio della biodiversità e degli adattamenti degli organismi viventi in condizioni estreme; osservazioni di geofisica per lo studio dei movimenti della crosta terrestre e le deformazioni del suolo.
Si svolgeranno inoltre ricerche di astronomia, astrofisica e meteorologia spaziale. Anche in questa spedizione diversi progetti del PNRA si svolgeranno presso basi e navi di ricerca straniere. È già partita a inizio novembre la campagna estiva nella stazione italo-francese Concordia a oltre 3 mila metri di altezza, dove vengono condotti oltre trentanove progetti di ricerca con il coinvolgimento di un’ottantina partecipanti, tra cui il nuovo contingente invernale: un gruppo di dodici winterover composto da cinque italiani, sei francesi e un britannico, che garantirà il funzionamento della base e il proseguimento delle attività di ricerca anche durante i nove mesi dell’inverno polare (da inizio febbraio a inizio novembre), quando la temperatura esterna raggiunge i -80 C° e la base resterà in completo isolamento. A Concordia si svolgeranno anche le attività di ricerca in carico all’Istituto polare francese Paul-Émile Victor (IPEV) e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Da poche settimane, come ogni anno, è stato aperto il campo di Little Dome C, a 35 chilometri da Concordia, per la stagione conclusiva del progetto internazionale “Beyond Epica Oldest Ice”, cofinanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp). Nel campo si svolgeranno le operazioni di perforazione della roccia sottostante la calotta glaciale antartica e di estrazione di repliche dei campioni prelevati la scorsa stagione contenenti informazioni sul clima del passato fino a oltre 1,2 milioni di anni fa.
“Anche questa spedizione italiana in Antartide conferma l’impegno del Cnr nel coordinamento della ricerca di eccellenza. Quest’anno, accanto a progetti consolidati ne saranno avviati di nuovi che prevedono collaborazioni internazionali di altissimo livello”, ha affermato Giuliana Panieri, direttrice del Cnr-Isp. “Grazie a queste nuove ricerche, approfondiremo la conoscenza del clima di questo delicato e prezioso ecosistema e indagheremo l’impatto che le attività umane possono avere anche in un luogo così remoto e isolato, contribuendo con dati fondamentali alla comprensione delle dinamiche che regolano l’evoluzione del nostro pianeta”.
Le attività di ricerca della campagna scientifica – come abbiamo detto in precedenza - si svolgeranno anche a bordo della nave Laura Bassi salpata a inizio ottobre da Trieste e che dopo la Nuova Zelanda raggiunta dopo il passaggio per il Canale di Panama e oltre cinquanta giorni di navigazione, ha iniziato il suo viaggio verso l'Antartide il 25 novembre per poi fare ritorno in Nuova Zelanda il 18 dicembre. A fine dicembre la rompighiaccio partirà nuovamente dalla Nuova Zelanda per la seconda parte della missione in Antartide che terminerà all’inizio di marzo 2026 e che vedrà la realizzazione delle attività di cinque progetti scientifici. A bordo sono previsti ventotto fra ricercatori e tecnici, oltre a un equipaggio navigante di ventitré membri.
“Le attività terranno impegnata la nave per più di 190 giorni”, spiega Franco Coren, direttore del Centro Gestione Infrastrutture Navali dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS.
Grazie a un piano di ammodernamento e di manutenzione straordinaria supportato dal Ministero dell'Università e della Ricerca, la nave intraprende la sua sesta missione in Antartide con un nuovo assetto tecnico che permetterà di migliorare le condizioni a bordo, sia per quanto riguarda gli aspetti quotidiani di permanenza a bordo sia per quello che riguarda l’attività di ricerca scientifica.
Le Forze Armate partecipano alla spedizione con venti esperti militari dall’Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri. Affiancheranno sul campo i ricercatori e le ricercatrici durante tutto il corso della spedizione, rendendo possibili e sicure le campagne esterne e subacquee, ma anche le operazioni aeree grazie alle competenze dei meteo previsori e dei controllori di volo. Alle attività parteciperanno anche tre componenti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Da tutto questo scaturirà un nuovo passo in avanti di conoscenza e di sperimentazione su quello che accade nel pianeta, attraverso la lente di ingrandimento di un posto di osservazione unico ed irripetibile che ci insegna ciò che non dobbiamo fare e ci chiede il rispetto quasi sacrale nei confronti della nostra Terra!















