Continua il nostro viaggio attraverso i progetti dei residenti alla Real Academia de España en Roma.

Sera di festa in un sogno barocco è il titolo del progetto di Irene-Clémentine Ortega che sottolinea come un costume, un abito, un indumento possano conferire un potere trasformatore a chi lo indossa “uscendo dalla banalità quotidiana, giocando con i ruoli stabiliti, rompendo la rigidità sociale”. Ortega ricrea così tableaux vivants di “un’immaginaria festa cortigiana, di un illusorio banchetto, di un baccanale festoso” evidenziando l’importanza dei costumi e della scenografia nel modificare il nostro punto di vista sul mondo.

L’installazione L’anima oscura di Javier Pividal si ispira alla figura di Pier Paolo Pasolini ed è una vera e propria teoria dell’oscurità. L’ombra, il buio, la notte sono necessari per vedere la luce, le lucciole. Il riferimento è l’articolo sulle lucciole di Pasolini, scritto poco prima che fosse assassinato, un Pasolini deluso ma anche visionario.

Una montagna di dati di Enrique Radigales “ha a che vedere con il paesaggio nel tentativo di mettere in discussione i limiti che separano le sfere della cultura e natura, in cui l’animale, il vegetale, l’umano e le sue costruzioni artificiali e socio-sistemiche convivono nell’incertezza di una frontiera post-biologica”. Con questi presupposti l’artista ha proceduto ad esaminare e classificare il monte Testaccio, monte costruito in modo artificiale dall’uomo e che comunque ha sviluppato nel tempo una propria biologia.

Palinsesto Basagliano di Pantxo Ramas propone una rassegna delle pratiche artistiche sviluppatesi nel contesto della rivoluzione de-istituzionale psichiatrica triestina con l’affermazione di pieni diritti anche alle persone con problemi mentali. Approfondendo il ruolo di queste pratiche artistiche Ramas pone al centro della pratica artistica la dignità, l’autonomia, l’emancipazione dell’uomo.

Il progetto di Adolfo Serra è ispirato al Sacro Bosco di Bomarzo fatto costruire da Vicino Orsini nel XVI secolo e si propone di avvicinare l’Accademia al pubblico dei più piccoli e delle famiglie. Si presenta come un libro illustrato sperimentale, senza parole dove le pagine diventano vere e proprie sculture e il lettore può costruire da solo il suo racconto. Riflettendo sul parco di Bomarzo Serra trova che anche la foresta può essere ricompresa tra i mostri. In molte storie la foresta è un luogo di trasformazione, i personaggi entrano nella foresta e in quel viaggio diventano persone mature.

Begona Soto analizza l’avvento in Spagna della Società Italiana Cines, una società cinematografica nata a Roma a inizio ‘900. In Spagna la Cines si presenta sottolineando il legame italiano con le belle arti in ambito cinematografico alimentando così una produzione di film legati a grandi opere letterarie spagnole. Un altro aspetto importante di questa “rivoluzione culturale” è che il cinema viene presentato come un’arte e in quanto tale insegnata nelle scuole professionali.

Vandali o poeti visivi è il progetto di Claudio Sotolongo, un progetto che indaga le espressioni visive del dissenso sociale offrendo uno squarcio del rapporto tra cittadinanza e potere in una città, Roma, che nella mente di molti resta una città che soccombe al peso del suo grande patrimonio artistico ma che in realtà è contemporanea come tante altre capitali, basta modificare gli occhi con la quale la guardiamo.

Eduardo Soutullo ci ha portato nel mondo della musica. Partendo dall’opera di alcuni compositori di musica policorale del 1500 e 1600 legati a Roma come per esempio Orazio Benevoli e Giuseppe Ottavio Pitoni Soutullo ha composto brani di musica da camera con un linguaggio contemporaneo. Il concerto si è tenuto nella Chiesa di San Pietro in Montorio.

Javier Verdugo Santos è un archeologo che ha sviluppato il progetto Archeologia e potere. Tutela e conservazione del patrimonio archeologico di Roma dall’Unità d’Italia al dopoguerra (1870-1945), continuazione di una ricerca precedente sempre basata sullo studio della tutela del patrimonio di Roma.

Lo scrittore Manuel Vilas ha approfittato della residenza per concludere il romanzo al quale stava lavorando, un romanzo dove l’idea di bellezza rappresentata da Roma ma anche da tutta l’Italia, diventa una forma di redenzione personale.

Partendo dalla considerazione che Italia e Spagna sono luoghi privilegiati per lo studio delle manifestazioni teatrali in quanto il confine tra ritualità e teatralità è molto sfumato Ana Zamora si è avventurata nella teatralità più primitiva dove il teatro diventa rito per invocare il soprannaturale ma anche spazio di relazioni sociali.

Riti pagani e cristiani che si trasformano in una grande festa, ormai irrimediabilmente turistica, esponente di un mondo perduto, o forse sognato, che ci rimanda al significato ancestrale dell’arte scenica. E in questo panorama di fusioni e confusioni, nasce il burattino come grande elemento magico, totemico, per essere il protagonista di un teatro non regolato da paradigmi realisti rigidi né preoccupato da anacronismi, come arte che accumula tutte le inverosimiglianze possibili.