Per oltre 30 anni ha lavorato nel settore del lusso in giro per il mondo, dal suo osservatorio privilegiato Renato Niselli, manager che nel suo carnet professionale vanta collaborazioni con Hermès e le più importanti griffe del mondo, sottolinea come il lockdown non abbia cambiato le abitudini di acquisto del jet-set.

Veronese, laureato in economia alla Bocconi di Milano, Niselli ha trascorso gran parte della sua vita professionale gomito a gomito con i giganti del lusso e le archistar del design d’autore: Bata, B&B Italia, Carrier UTC, Centro Gamma, Albatros, Hansgrohe, Visionnaire, Fendi Casa, Gucci, Buccellati.

Amico di artisti del calibro di Arvo Part, Aldo Cibic e Cleto Munari, Gualtiero Marchesi, Renato Niselli formula un’analisi precisa di quello che sarà l’economia nel post-lockdown.

“La pandemia ha cambiato le regole del mercato - spiega Niselli - spostando interessi e risorse, delineando nuovi modelli di business, accelerando processi in embrione nell'era pre-Coronavirus. Si accelerano tendenze già in corso, si modificano i rapporti tra le persone, il modo di lavorare e di vivere, i valori, le loro gerarchie, i desideri e le modalità di consumo. Quello che cambierà meno del previsto è l'interesse degli investitori per il lusso nonostante il COVID-19”.

Ma in cosa si modificherà la gerarchia del mercato? E come reagirà il lusso?

In questo settore si concentreranno buone opportunità di investimento per il prossimo anno - evidenzia il manager veronese - mentre lo store classico evolverà da point of sales a point of touch, a riprova dell'importanza delle vendite on line.

Del resto, i fatturati del luxury sono sempre a diversi zeri, e gli appetiti sembrano non placarsi malgrado la pandemia.

Negli ultimi 20 anni il valore complessivo dei brand del lusso è cresciuto di cinque volte. Per oltre un decennio sono stati in ascesa, riveriti come cattedrali della crescita a due cifre. E anche quando la scure della crisi provocata dal COVID-19 si è abbattuta sul mondo sono stati i più resilienti ad affrontare la tempesta.

D’accordo, ma ricordiamoci che il virus è partito da Wuhan, luogo dove la tigre asiatica correva alla velocità della luce.

Per quanto concerne la Cina, Paese che per primo è stato protagonista del contagio e sta uscendo adesso dall’epidemia, saranno i consumatori più giovani a decretare la ripresa economica. Il turismo cinese non tornerà velocemente ai livelli pre-Coronavirus: si stima che il 40% dei consumatori contattati non viaggerà prima dell’autunno 2020. È un dato importante.

Il 75% degli acquisti cinesi veniva fatto all'estero. Adesso si sposterà in patria. In Cina la gente ha voglia di tornare nei negozi e di far ripartire l'economia. In un momento storico in cui non si potrà più spendere in viaggi, chi può si regala qualcosa di duraturo e unico. Si punta su accessori senza tempo, garanzia di un investimento per il futuro.

Il 35% dei beni di lusso per la persona vengono acquistati dai cinesi, un terzo dei consumi mondiali. Aspettiamoci quindi un maggior peso del business online, uscito decisamente rafforzato da questo momento traumatico.

A fronte di questo cambio di paradigma chi sarà a fare le spese di questa situazione che, in Italia, sta mettendo in difficoltà il tessuto delle piccole imprese?

Chi soffrirà di più saranno i piccoli artigiani, i più colpiti da questa pandemia. Dovranno essere supportati dai grandi gruppi e dallo Stato. Le marche di alta gamma prediligono una forte integrazione. Louis Vuitton, per esempio, ha il controllo dei propri atelier di produzione e dei propri negozi. Dopo questa fase dovremmo approfittare per riportare le produzioni in Italia. L'aumento del costo del lavoro in Cina e la maggiore disponibilità di risorse professionali di qualità dovrebbero favorire questo fenomeno.

Quale altra frontiera bisognerà esplorare seriamente per compensare una situazione economica che vira pericolosamente verso la recessione? Finalmente si comincerà a ragionare d’ambiente mettendo in atto le politiche necessarie per troppo tempo ignorate?

Un altro punto fondamentale sarà la crescita sostenibile. In qualsiasi settore, l'autenticità, lo scopo e l'impegno di un brand nei confronti della società rappresenteranno fattori sempre più importanti. Un esempio, in Italia, è Brunello Cucinelli, strenuo sostenitore dell'eccellenza nella comunità tanto quanto nel business, nel forte legame tra le due dimensioni.

Un capitalismo umanistico del lusso. Tutti coloro fra noi coinvolti nel settore del lusso dovremo ricordarci che siamo solo custodi temporanei dei brand. Il lusso non dovrà più essere una categoria in cui si sceglie di entrare ma una conseguenza naturale a una cultura e un ecosistema di eccellenza. Dopo mesi di "isolamento" l'adrenalina dello shopping sta già avendo i suoi effetti. La ripartenza è già realtà È però giunto il momento di costruire l'ecosistema.

Etica valoriale, rispetto dell’ambiente, sarà questa la narrazione alla base delle nuove storie di successo?

I clienti prediligeranno quei brand in grado di evidenziare la qualità e i propri valori anziché orientarsi verso il “bling bling”, una scelta d’acquisto più discreta che terrà anche presente il coinvolgimento di elementi quali la sostenibilità, l’inclusività, la sicurezza e, ancora una volta, l’experience online. I brand dovranno essere molto sensibili, impegnandosi a rappresentare non solo i propri prodotti, ma anche valori cui il compratore darà sempre più importanza.