Su Nature di dicembre è stato pubblicato lo studio scientifico Mandibular prognathism attenuates brain blood flow induced by chewing liberamente traducibile come “Il prognatismo della mandibola attenua il flusso di sangue cerebrale indotto dalla masticazione” risultato del lavoro di ben tredici ricercatori dell'Università Tsurumi di Yokohama in Giappone. È un titolo articolato che sottintende più di un passaggio logico. Pur non trattandosi di una novità assoluta, questo studio merita la dovuta attenzione. Stiamo parlando di una rivista che si contende con Lancet e poche altre i massimi livelli della pubblicistica medica. L’indiscutibile prestigio goduto presso la comunità scientifica mondiale premia l’articolo e i suoi autori, istituzionalizza il tema trattato conferendogli un'aura di ufficialità e nobilita l’odontoiatria ponendola sempre più al centro degli algoritmi decisionali diagnostici e terapeutici. Sarà dunque opportuno addentrarsi nello specifico tecnico di tematiche apparentemente relegate agli addetti ai lavori, in realtà meritevoli di fruizione e divulgazione verso un pubblico più ampio, non medico. Cercheremo quindi la massima semplicità espositiva.

Cos’è la NIRS ?

La NIRS, detta anche fNIRS, è la metodica con la quale è stato condotto lo studio. Si tratta della spettroscopia funzionale del vicino infrarosso, una tecnica ottica non invasiva di neuroimaging funzionale basata sul principio che la luce emessa nel range di frequenza NIR (near infrared) collocato appena dopo lo spettro del visibile cioè da 700 a 1.000 nanometri è in grado di attraversare con relativa facilità cute, tessuti molli e osso e può penetrare nel tessuto cerebrale fino ad una profondità di due centimetri, ma è anche possibile arrivare fino a otto centimetri. Attraverso la misurazione dell’emoglobina ossigenata e la corrispondente diminuzione di quella deossigenata si può indagare l’attività emodinamica della corteccia cerebrale e la conseguente capacità funzionale ad essa associata. Questa tecnica è applicabile anche a livello periferico sui muscoli. Rendiamo qui omaggio a Karl Howard Norris, unanimemente riconosciuto padre di questa tecnica, scomparso lo scorso luglio all'età di 98 anni.

Che cos’ha dimostrato questo studio?

Il prognatismo è una postura mandibolare troppo avanzata, cioè con il mento sporgente. Ne deriva un alterato ingranaggio con cui i denti si articolano tra di loro e perciò una masticazione patologica. Una delle conseguenze più facilmente quantificabile è la diminuzione dei punti di contatto occlusali. Diminuisce anche l’attività elettromiografica misurabile nei muscoli masticatori Temporale Anteriore e Massetere. In definitiva lo studio, con modalità non invasiva, ha appurato che quando si chiede di masticare oppure si assegna un compito di calcolo ad un paziente portatore di questo difetto non si ottiene l’atteso beneficio a livello cerebrale riscontrabile nelle medesime condizioni sperimentali ma in presenza di una masticazione normale. Nel caso specifico delle misurazioni effettuate con la NIRS tale beneficio consiste in un aumento del flusso sanguigno in certe aree del cervello.

Gli studi dei ricercatori giapponesi

Come detto, ci sono stati dei precedenti, anch’essi in Giappone, nel relazionare l’attività masticatoria a ricadute positive sul cervello e sulle funzioni cognitive. Tributiamo il dovuto riconoscimento alle ricerche di neuroimaging del prof. Minoru Onozuka che per dimostrare quelle ricadute utilizzò soprattutto la risonanza magnetica funzionale. Personalmente sono riconoscente al compianto dottor Marco Redana per aver divulgato in Italia quelle ricerche più di dieci anni fa. Egli era stato assiduo frequentatore del prof. Sadao Sato sia in Europa presso il quartier generale austriaco del prof. Rudolf Slavicek sia direttamente presso il Kanagawa Dental College in Giappone. Ricordo con piacere di essere stato frequentatore del gruppo di studio che Eurocclusion organizzava presso il suo ambulatorio di Gessate. Gli esperimenti e le pubblicazioni scientifiche condotti in Giappone nella decade precedente erano stati ordinati e catalogati da Minoru Onozuka e Chen-Tung Yen e proprio in quel periodo erano diventati il libro Novel Trends in Brain Science: Brain Imaging, Learning and Memory, Stress and Fear, and Pain.

Che cosa insegnano quegli studi?

Mostrano che esiste una correlazione tra la masticazione e l’Amygdala vale a dire quella piccola struttura a forma di mandorla situata all’interno del cervello così strategica perché ritenuta responsabile dello scatenarsi della crisi di panico. Ancor più importante aver scoperto che l’attività masticatoria è in grado di attenuarne la devastante attivazione indotta dallo stress. Di pari utilità le dimostrazioni riguardanti la correlazione esistente tra la masticazione e l’Hyppocampus che è un’altra piccola struttura situata nel cervello, in questo caso a forma di cavalluccio marino, soprannominata “la casa della memoria”. Il beneficio che ricade su questa struttura è proporzionale al numero di denti presenti nella bocca e quando la masticazione avviene in modo corretto. In definitiva la masticazione esercita una sorprendente funzione anti-demenza, anti-malattie mentali e anti-obesità.

Institute for Mastication and Brain Science

Non stupisce quindi che il prof. Minoru Onozuka nel logo di IMBS, l’Istituto da lui fondato per la ricerca sull’associazione tra Masticazione e Scienza del Cervello, abbia posizionato la masticazione proprio al centro perché accomuna ed unisce i tre cerchi che rappresentano questi tre comparti beneficiari.

Relazione esclusiva con la mente?

La correlazione tra masticazione e resto del corpo è arrivata dunque fino al cervello!!! E tutto il resto? Non possiamo esimerci dal citare gli studi di Gabriella Guaglio che aveva intuito come l’utilizzo delle solette podaliche propriocettive potessero intercettare e correggere una scorretta crescita delle ossa mascellari. Personalmente, insieme al dr. Roberto Fagioli e alla d.ssa Marcella Taricco, ho presentato a Strasburgo la ricerca Benefits of rehabilitation of occlusal and postural disorders to Corpus Callosum functioning. A hypothesis about their positive impact on inter-hemispheric communication and EMDR effectiveness. Questo lavoro valorizza la correlazione esistente tra masticazione, postura, corpo calloso e tecnica EMDR. Già da millenni la Medicina Tradizionale Cinese evidenzia che attraverso la bocca e i denti decorre il tragitto di molti meridiani dell’agopuntura ponendo le basi teoriche delle correlazioni che oggi incassano il riconoscimento della scienza ufficiale.

La postura?

Ci chiediamo se a fronte di questo spessore scientifico abbia ancora un senso porsi la domanda se esiste una correlazione tra la masticazione e la postura e se non sia anacronistico concedere diritto di cittadinanza agli esponenti della fazione separatrice tra le due entità. Qualcuno si ostina ancora ad organizzare consensus conferences invitando accademici degli opposti schieramenti per dirimere la diatriba.

Quale masticazione?

La storia dell’odontoiatria è costellata di studiosi che hanno cercato di elaborare i parametri ideali di una corretta masticazione. Essi non hanno fatto altro che tentare di imitare la natura. Paradigmatici gli studi delle bocche degli Yanomamö o delle altre popolazioni che ancor oggi vivono in modo primitivo. Rispetto alle varie teorie che hanno guidato l’odontoiatria mondiale come, ad esempio, l’occlusologia di Peter K. Thomas o le sei chiavi dell’occlusione di Andrews ne prediligiamo altre come l’Occlusione Bilanciata Bilaterale di Gysi, l’Angolo Funzionale Masticatorio di Planas e le sue leggi di sviluppo dei mascellari, le piste di Paterson, la Regolazione di Funzione di Fränkel, la matrice funzionale di Moss. Esse hanno qualcosa in più perché lasciano intravedere un sottile filo rosso che le percorre, le accomuna e collega la bocca con il resto del corpo. Una visione non limitata al dente, non fine a se stessa. Gli studi scientifici che abbiamo citato confermano che quel filo rosso che quei dentisti avevano inconsapevolmente intuito esiste veramente.

Campagna 8020

Il Ministero della Salute del Giappone è stato il primo a tradurre in un’azione di politica sanitaria tali evidenze scientifiche. La campagna 8020 è stata ed è finalizzata ad ottenere un numero quanto più elevato possibile di ottantenni che conservino almeno venti elementi dentari. Al raggiungimento di questo obiettivo concorrono condotte di prevenzione, profilassi ed adeguate terapie.

Denti a tutti i costi: il fine giustifica i mezzi?

Dati scientifici e linee guida sanitarie parlano chiaro. L’imperativo è di curare i denti malati, evitare le estrazioni, ricostruire ciò che è andato perso. Presi dal sacro fuoco operativo si rischia tuttavia di sottovalutare un altro corposo bagaglio di conoscenze scientifiche capaci di messaggi altrettanto perentori sui potenziali rischi insiti nei materiali odontoiatrici e nelle tecniche restaurative. Ignorare queste criticità significa mettere a rischio il sistema immunitario e la salute generale del paziente. Stiamo parlando dell’intolleranza al titanio e ai metalli, dell’attività metabolica delle cavitazioni nelle ossa mascellari, della pericolosità nell’utilizzo della paraformaldeide in endodonzia, del mercurio in odontoiatria restaurativa e dello zirconio in protesi e quant’altro. Ce n’è per mettere in crisi qualsiasi comitato etico accademico o ospedaliero e di che stritolare il singolo professionista nel momento decisionale. Un’ancora di salvezza può arrivare unicamente da un approccio olistico confermato dalla semeiotica della Kinesiologia Applicata.

Finestra di tolleranza occlusale, un nuovo paradigma

È un concetto molto interessante perché apre almeno due prospettive.

La prima è di tipo diagnostico. Nasce l’esigenza di una diagnosi occlusale che sia anche eziologica e patogenetica che si ponga cioè la domanda sul perché la masticazione si è alterata. Come abbiamo visto la masticazione può avere effetti sul cervello. Bisogna però mettere a tema anche la dinamica opposta valutando che la causa che si ripercuote sullo sviluppo dei mascellari può risiedere proprio in un disequilibrio psico-emotivo soprattutto nei bambini in età di crescita.

La seconda è di tipo terapeutico. Una volta fornite le risposte al quesito diagnostico, bisogna impostare la terapia non soltanto del difetto masticatorio in sé ma anche delle cause remote che l’hanno determinato. Nello studio Occlusal disorders rehabilitation through non-occlusal therapy che ho presentato a Barcellona assieme a Roberto Fagioli e Marcella Taricco si apre quest'altra prospettiva non limitata ad un mero ripristino dell'occlusione stessa ma arricchita o sostituita da un ampliamento della finestra di tolleranza. In questo ambito rientrano i concetti di intolleranza visti sopra e molto altro ancora. La bocca, come ogni altra parte del corpo, è attore e spettatore di quello che succede negli altri comparti anche apparentemente remoti.

Sono concetti molto avanzati, appannaggio di clinici che "masticano" le Medicine Non Convenzionali e praticano la Kinesiologia Applicata sui loro pazienti. In questo scenario opera il gruppo di lavoro del dr. Roberto Fagioli di cui faccio parte. Concetti avanzati, non ancora pienamente posseduti dai ricercatori accademici ma già a disposizione dei nostri pazienti!!

Quale odontoiatria e quale futuro per l’odontoiatria?

Un grande lavoro di ricerca attende il comparto odontoiatrico. Non è possibile generalizzare. Dove la statistica mostra i suoi limiti diventa necessaria un’altra semeiotica e un approccio individualizzato. PPPM, Predictive Preventive Personalized Medicine è la prospettiva. Un grande futuro clinico si apre ad un’odontoiatria così concepita.