Gli ambiti urbani, una volta definiti, si sviluppano per ampliamento e sovrapposizione. Azioni di manutenzione, restauro, demolizione e ricostruzione muovono i profili degli abitati e aiutano a definire l'immagine delle nostre città. Complice la politica e i cambiamenti sociali, ambientali e tecnologici le città si espandono per ospitare sempre più persone e servizi.

Dalle città storiche forti dei segni del tempo e della maestria dell'uomo, fino ad arrivare alle città più tecnologiche e avveniristiche nelle quali il tempo sembra correre più veloce e l'individuo è una infinitesima parte di essa, il tema di dotare lo spazio pubblico di adeguate aree verdi, sembra essere una costante.

La cattiva pianificazione delle reti per la mobilità e la speculazione edilizia non hanno sicuramente aiutato la buona pratica di architettura, che oggi appare evidente nelle sue mancanze d'attenzione quando si visitano molte città italiane e straniere.

Oggi per nostra fortuna qualcosa sta cambiando e le aree verdi, che un tempo erano calcolate durante le fasi di pianificazione al pari genere delle aree parcheggio, iniziano ad assumere un valore che se ben utilizzato è in grado di definire il successo delle iniziative di riordino sulle città.

Non pensando a quanto sia nato negli ultimi mesi con l'effetto Greta, bisogna riconoscere che i Paesi nordici, sono da sempre promotori e sperimentatori di modelli insediativi attenti alle tematiche ambientali, dove l'idea di natura e benessere convive con il rispetto e la cura per l'ambiante.

Le aree verdi e fiorite all'interno delle città sono da sempre parte di quella trasformazione che l'individuo mette in atto secondo le proprie esigenze, piaceri e costumi, nei luoghi a cui decide di appartenere.

Vivere le città significa occuparne dello spazio, rispettarne le regole, la storia e il patrimonio, ma anche esercitare delle attività per trasformarle e renderle parte del proprio tempo.

Da sempre abbiamo modificato l'ambiente, costruendo città più o meno organizzate nelle quali far convogliare le risorse necessarie per convivere e crescere assieme; ci siamo separati dalla natura per poi ricercarla e riappropriarcene sotto forma di giardini e spazi verdi coltivati. Luoghi spesso bellissimi e artificiali che rispondono spesso al personale bisogno di chi li crea. Luoghi inconsueti e a volte bizzarri che addobbano, riqualificano, nascondono e migliorano le percezioni di angoli urbani nonostante alcuni articoli di legge puntino il dito sul diritto a svolgere queste trasformazioni. Non c'è quindi da meravigliarsi se camminando per le nostre città, in vicoli silenziosi e apparentemente abbandonati, ci capitasse di imbatterci in un ambiente fortemente antropizzato da vasi e piante di ogni genere; colture rigogliose e inaspettate, ricche di colore e profumi che farebbero invidia ai migliori vivaisti del mondo.

La fotografia che compone le prospettive di questi spazi rigenerati è fatta di vasi recuperati da vecchie colture andate male o improvvisati con bidoni, contenitori di latta o vecchi sanitari fuori moda che riempiti di piante di ogni genere, trasformano i quartieri in foreste tropicali. Un susseguirsi di piante addossate ai fabbricati in più livelli che ridisegnano la strada e i prospetti delle abitazioni in un'idea di verde che rende più sane e più accoglienti le città.

Nei quartieri storici di Cagliari, Napoli, Venezia, Milano, Palermo e in tantissime altre città in Italia e all'estero, l'allestimento di aree verdi autogestite dai cittadini, non finisce mai di stupire per originalità e fantasia, tanto da sensibilizzare le amministrazioni a promuovere azioni di riqualificazione e salvaguardia del verde pubblico nell'ottica ormai chiara che la natura ci aiuta a vivere meglio anche se noi lo dimentichiamo.