Dopo l'Amazzonia il “pensare mondiale, agire locale” non basta più. Se la risposta data dal G7 di donare 20 milioni di euro che equivalgono ad un terzo del costo del meeting per decidere la cifra da destinare (il costo del meeting è pari a 60 milioni di euro) significa che siamo nel campo dell'irrazionale.

Ci manca, nel tempo della fine del cooperativismo, il “pensare globale”. Ci manca Marco Pannella che aveva voluto con forza, assieme alla Bonino, un Partito Transnazionale. Perché così avrebbero dovuto essere i partiti post 1989 (caduta del muro): transnazionali. Invece sono diventati, ahinoi, nazionali o, peggio, nazionalisti. Vinse il “first” - prima io!

Quando nel 1999, un paio d'anni prima Porto Alegre, inventai il World Social Forum e depositai il marchio in camera di commercio volevo semplicemente affermare che avevamo bisogno di dialogo. Tra noi (social) e con loro (economic)! Cosa che, poi, non c'è stata; nemmeno tra WEF e WSF... per colpa – unilaterale - di quest'ultimo.

In assenza di dialogo “oltreconfine” si sono moltiplicati i muri e i nazionalismi in ogni dove, Filippine, India, Viktor Orban in Ungheria nel 2010, Jaroslaw Kaczynsky in Polonia nel 2015, la Brexit e Donald Trump nel 2016 e i “Gilet Gialli” in Francia.

Il Partito Radicale Transnazionale scelse un'agenda per i diritti umani che, purtroppo, rispecchiava l'agenda italiana e non costruiva un nuovo paradigma: pena di morte, droghe leggere, eutanasia etc. Non diventò mai un movimento di massa e si sciolse nel 1989.

Nel WSF abbiamo visto che le organizzazioni di donne, ad esempio, si battevano in ogni dove contro la società patriarcale, le organizzazioni indigene contro lo sfruttamento da parte dei coloni bianchi e le organizzazioni per i diritti umani hanno un programma diverso da quello delle organizzazioni che si occupano dell'ambiente. Ognuno a coltivare, bene, il proprio orto. Johan Galtung, con il quale ho avuto l'occasione di collaborare per diversi anni, fu messo da parte dal movimentismo di allora. Poco importa se la preparazione sua e della sua scuola aveva un rapporto 1 a 1000. Fu l'orizzontalità, l'uno è uguale a uno, che uccise il pensiero più alto. Non solo la sua triade: Pace-Sviluppo-Ambiente ma anche gli 8 obiettivi del millennio 2000-2015 e i conseguenti 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Come uscirne? Savio fa 3 considerazioni e 1 conclusione: La prima è che Internet ha cambiato la partecipazione alla politica. Lo spazio e il tempo non sono la stessa cosa. Tina (There Is No Alternative) è diventato fluido e corto. Twitter, Facebook, ecc. sono molto più importanti dei media tradizionali. Jair Bolsonaro è stato eletto in Brasile grazie alla comunicazione sui social media (WhatsApp). Questo è un fenomeno generale che va da Matteo Salvini alla Primavera araba, a Brexit. Le testate americane stampano complessivamente 62 milioni di copie al giorno. Di queste i documenti di qualità (come WSJ, NYT e WP) sono solo 10 milioni di copie. I tweet di Trump hanno 5 volte i followers. Sappiamo che solo il 4% compra i giornali e si informa attraverso Fox News, che è un'estensione dei tweet di Trump.

La seconda considerazione è che Internet è diventato un elemento di atomizzazione. Il dibattito tra le persone (soprattutto i giovani) è diminuito. Gli utenti vanno su Internet, dialogano con persone che la pensano come loro e insultano gli altri.

La terza considerazione è che ora c'è una divisione tra città e campagna, tra coloro che si sentono esclusi dalla globalizzazione e pensano che abbia favorito solo chi vive nelle città, le élites (a cui appartengono solo gli intellettuali) e le categorie di persone che non ne sono state vittime.

Tutto ciò ci porta alla conclusione: il TINA di Margaret Thatcher e il Washington Consensus hanno rappresentato la fine delle ideologie (la fine della storia). I benefici della globalizzazione avrebbero sollevato tutte le barche. Tutto ciò che non era produttivo doveva essere frenato: i costi sociali, l'istruzione (Reagan voleva persino abolire il Dipartimento dell'educazione), la salute, cose allora irremovibili e che da allora dovevano essere privatizzate. Il sistema pubblico, lo stato, tutto ciò che era mobile (commercio, finanza, industria) doveva essere globalizzato.

La conclusione: per creare un partito mondiale, dobbiamo trovare uno stendardo comune sotto il quale le persone si riuniscano. Il tentativo di Stephen Bannon di riunire tutti i partiti populisti e xenofobi è valido fino a quando c’è un nemico comune: l'Europa, il multilateralismo. Poi ognuno pensa per sé.

Molti storici pensano che i motori del cambiamento nella storia siano stati l'avidità e la paura. Dal 1989 siamo stati educati all'avidità che è diventata una virtù: e dalla crisi del 2008 (diretta conseguenza dell'avidità), la paura è diventata una realtà forte. Gli immigrati sono ora i capri espiatori, mentre invece hanno sempre rappresentato una risorsa economica.

Ciò che legava le persone fino al 1989 erano valori. Basta leggere la Costituzione di qualsiasi paese per trovare quei valori: giustizia, solidarietà, etica, uguaglianza, legge come base della società, e così via. Oggi viviamo in un mondo in cui nessuno parla di valori (a meno che non si consideri il mercato come valore), e meno di tutti il mondo politico. Un partito mondiale sarebbe un'ardua sfida ma dovrebbe basarsi sui valori, sulla difesa della cooperazione internazionale come garanzia di pace e sul fatto che la concorrenza e l'avidità creano pochi vincitori e molti perdenti.