Stress: nessuno è immune. Sia positivo e negativo è una condizione di consumo energetico, che spesso, perfino in vacanza, ci lascia spossati. E la colpa? È del cuore. O almeno, di come noi (non) lo ascoltiamo.

Per la medicina tradizionale cinese lui è l’imperatore e maestro del nostro corpo e della nostra mente, lui comunica con il cervello molto più di quanto immaginiamo. È lì in mezzo a dirigere il traffico tra nord e sud senza mai potersi fermare. Molte sfaccettature della medicina cinese sono state riprese anche dalla medicina occidentale, così oggi non è raro che diversi studi scientifici incrocino gli approcci fornendoci soluzioni utili a vivere meglio.

Come la coerenza cardiaca: pratica per gestire lo stress, contattare l’intelligenza del cuore, recuperare energia. E Lara Lucaccioni, uno dei riferimenti mondiali dello Yoga della risata e uno dei 35 Master Trainer al mondo, è anche l’unica trainer in Italia abilitata a condurre il workshop Il vantaggio della resilienza basato, appunto, sulla coerenza cardiaca che la Lucaccioni dice essere parte della scienza della felicità, così la definisce.

Che cosa c'entra la scienza con un sentimento?

La felicità è soprattutto una competenza, ha a che fare con il modo in cui usiamo le nostre risorse interiori per interpretare il mondo e affrontare gli eventi che ci accadono. È una disciplina giovane nata dalla convergenza e dall'incontro di scienze consolidate, come psicologia positiva, biologia, neuroscienza, fisica quantistica, economia, medicina integrata.

Proviamo a spiegarlo dal punto di vista fisiologico

Noi siamo sistemi fatti di energia: la consumiamo e la ricarichiamo continuamente. Come le batterie: di notte, grazie al sonno ne facciamo scorta, e se abbiamo dormito bene, la mattina siamo carichi e la giornata fluirà meglio gestiremo i contrattempi che arrivano. Ricarichiamo la batteria anche mangiando, e convertendo il cibo in energia, ridendo, provando emozioni positive e rigeneranti, che ci fanno stare bene, come l’amorevolezza, la calma, la gentilezza che producono una biochimica rigenerante e nutriente (endorfine, dopamina, ossitocina, serotonina, DHEA).

La batteria scarica ci lascia dei fili scoperti, siamo più vulnerabili. Emozioni come rabbia, paura, frustrazione, ce la consumano e produciamo ormoni che mettono in allarme il sistema (cortisolo, adrenalina, noradrenalina), catalizzando le energie e impegnandole tutte in qualcosa che sembra cruciale. Il punto è che stiamo in questo stato di allarme quasi di continuo, perché questi tempi sono nevrotici.

E cosa accade quando siamo esausti?

Non siamo in grado di prendere decisioni adatte alle situazioni che viviamo e ricadiamo nei soliti schemi reattivi. Prendere consapevolezza di come funzioniamo e di quanto le emozioni siano impattanti sulla fisiologia è uno dei primi passi da fare per stare meglio.

Per questo, però, c’è la meditazione

Ci sono delle sostanziali differenze tra le tecniche che portano nello stato di coerenza, in grado di permetterci di ottimizzare la nostra energia, e la classica meditazione. Sono legate a una respirazione consapevole, ma la coerenza è focalizzata all’area del cuore che ha bisogno di un ritmo respiratorio rallentato, con la lunghezza dell’ispirazione identica a quella dell’espirazione, meglio se della durata di 5 secondi ciascuna. Questo mette in equilibrio i due rami del nostro sistema nervoso, il simpatico e il parasimpatico, l’acceleratore e il freno del nostro sistema: è questo che centra e dà lucidità. Quello che si produce grazie alla meditazione è un rilassamento, con i battiti medi al minuto che rallentano e uno sbilanciamento verso il parasimpatico.

Lo stato di coerenza, invece, si può ottenere anche con un battito cardiaco medio molto elevato, in uno stato di accelerazione psico-fisica. Porta a un equilibrio neurovegetativo, una sorta di calma attiva, in cui sono vigile, pronto a fare, ma allo stesso tempo calmo e centrato. È uno stato di grande efficienza energetica, dove il mio sistema si comporta come un laser, tanto che queste tecniche sono usate anche in polizia o nelle equipe operatorie, dove è importante uno stato di alta performance.

C'è quindi una fisiologia della coerenza cardiaca?

Il cuore è un organo molto più complesso di quello che pensiamo: ha un piccolo cervello, con circa 40000 neuroni; può essere considerato una ghiandola endocrina, perché oltre a produrre ossitocina - l'ormone del legame e dell'amorevolezza - produce in maniera esclusiva l'ANF (fattore atriale natriuretico, ndr) chiamato anche ormone dell'equilibrio; ha memoria, sente, prova emozioni, produce il campo elettromagnetico più potente di tutto il corpo, in grado di arrivare oltre i 3 metri di diametro. Una delle sue specialità è legata al ritmo: i battiti non sono equidistanti, ma accelerano e decelerano di continuo e questo è misurato con un parametro, l’HRV, Heart Rate Variability, Variabilità del ritmo cardiaco, la variazione battito per battito in un minuto, che ad oggi su PubMed ha circa 25.000 studi scientifici indicizzati.

È un parametro fortemente significativo per dirci come sta la nostra salute. Il fatto che il cuore abbia, nella misurazione di anche solo un minuto di monitoraggio, distanze ampie tra minimi e massimi di battito medio al minuto, è sanissimo: vuol dire che il nostro sistema è flessibile e resiliente, in piena salute, che si adatta al massimo, che è in grado sia di accelerare, sia di frenare e lo sa fare velocemente. La variabilità del battito cardiaco è massima quando siamo bambini e si va ad assottigliare progressivamente nel tempo, diventando un segnale significativo che non siamo più pronti a gestire momenti difficili e diventa più probabile incorrere in malattie. Un dato importantissimo: la speranza di vita di una persona è più alta rispetto ad un'altra che ha la stessa età, se l'ampiezza della variabilità del ritmo cardiaco è più elevata.

Quindi per restare giovani e resilienti serve avere molti sbalzi del cuore

Lui è l'oscillatore più potente e quando è in coerenza aggancia gli altri sistemi oscillatori, tra cui le onde pressorie, il respiro e alcune onde cerebrali come le alfa, e li mette in fase. Da qui la massima efficienza energetica di cui abbiamo parlato: è come se il cuore, col suo ritmo, comunicasse a tutto il corpo, soprattutto al cervello, e quando è in coerenza lo abilitasse ad andare alle massime prestazioni, soprattutto a livello di neo corteccia, di pensiero complesso di presa delle decisioni.

Quanto hanno scoperto gli studi dell’HeartMath Institute in California, dove mi sono formata, è che posso praticare tecniche per aumentare l’ampiezza della variabilità del battito cardiaco, cioè la capacità di adattarsi e di essere resilienti. Esiste un biofeedback che misura la coerenza attraverso un sensore da applicare al lobo dell'orecchio, che traccia la variabilità del ritmo cardiaco in maniera da sapere se il mio stato è realmente coerente e se le tecniche sono davvero efficaci.

Qualche risultato?

Studi condotti da HeartMath, su oltre 11.500 persone in varie aziende hanno dimostrato miglioramenti tangibili del benessere mentale ed emotivo dopo appena 6/9 settimane di utilizzo delle tecniche di coerenza cardiaca. In particolare, il 24% ha fatto registrare una maggiore concentrazione, il 30% il miglioramento del sonno, il 38% l’incremento della calma, il 46% il calo dell’ansia, il 48% quello della stanchezza e il 56% la diminuzione della depressione. Le tecniche di HeartMath sono usate persino dalla Nasa, l'agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d'America.

Chi e quando si può praticare la coerenza cardiaca?

Tutti possiamo praticarla per autoregolare emozioni, migliorare la comunicazione a lavoro e in famiglia. Alcune categorie professionali ne beneficiano in modo particolare: medici, personale socio sanitario, operatori del pronto soccorso, equipe operatorie, ma anche poliziotti, reparti speciali, atleti sollecitati a prontezza di decisioni e calma interiore. Grandissimo utilizzo si fa in campo aziendale. Si può praticare in qualunque momento e ovunque: la mattina prima di affrontare la giornata, dopo pranzo prima di rimetterci a lavoro, ma anche in auto, in viaggio, prima di un esame o di un incontro che mette ansia. S’inizia con 5 minuti poi si può gradualmente aumentare fino a farla diventare un’abitudine. Basta un workshop per imparare le tecniche di base, poi si può fare da soli.

Sembra semplice: abbiamo un cuore, un respiro. È tutto lì. E allora perché invece siamo così incoerenti?

Tendiamo a negare i suggerimenti del cuore, a volte nemmeno ne sentiamo il battito. Mi capita spesso nei workshop che le persone solo in quel momento scoprano davvero il battito. Siamo molto nella testa, nel traffico di pensieri, spesso ripetitivi, ma a livello d’intelligenza emotiva non siamo stati educati. Per imparare, però, siamo in tempo.