A sedici anni ho scoperto il cinema, quella che si chiamava “la settima arte”. E l’ho scoperto entrando per caso in un cinema d’essai, dove vidi per la prima di tante volte Il settimo sigillo di Bergman. Di lì la scintilla, la passione, il desiderio di fare il cineasta. Cosa c’era di meglio che riuscire a fare il cinema attraverso la musica? Dopo pochi anni la fortuna mi ha aiutato proprio in quello che più desideravo.

Nicola Piovani nasce a Roma, il 26 maggio del 1947, nel quartiere Trionfale. Suo padre, Alberico Piovani, suona da sempre la tromba nella banda del paese d’origine, Corchiano (in provincia di Viterbo). Sua zia, Pina Piovani, è un’attrice che ha lavorato nelle maggiori compagnie teatrali romane, come quelle di Ettore Petrolini, Aldo Fabrizi e Romolo Balzani. Da bambino comincia a studiare inizialmente la fisarmonica, poi il pianoforte. Nicola Piovani si diplomerà presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano in pianoforte.

Gli anni della “contestazione” fanno da sfondo alla crescita del compositore romano, che all’università entrerà a far parte di un collettivo. Nel 1968, il gruppo produce una serie di cinegiornali, col compito di documentare il movimento studentesco. A Piovani sarà affidato proprio il compito di creare il commento musicale, la sua prima colonna sonora.

Nel 1969 arriverà l’esordio in un lungometraggio: Silvano Agosti gli chiede di lavorare a N.P. Il segreto. Un esordio che non sancisce un vero inizio, ma uno spiraglio per Piovani, il quale continua a studiare e a portare a termine diverse esperienze professionali. Per guadagnarsi da vivere suona in un locale di cabaret, dove una sera ha l'occasione di accompagnare Vittorio De Sica, che canta Parlami d'amore Mariù. Sfrutta l’incontro con il grande compositore greco Manos Hadjidakis, per il quale si offre di lavorare come “negro” (come orchestratore anonimo) con l’unico scopo di carpire i segreti della composizione e della scrittura orchestrale.

Tra gli innumerevoli lavori svolti, Piovani, entra in contatto come arrangiatore con la casa discografica Produttori Associati, viene coinvolto da Fabrizio De André come coautore di due album: Non al denaro non all'amore né al cielo e il successivo Storia di un impiegato. Inizia poi un tour per l'Italia con la compagnia teatrale di Carlo Cecchi, il contributo del compositore sarà quello di scrivere le musiche di scena, talvolta intervenendo proprio in prima persona in scena durante gli spettacoli come pianista e batterista.

Nel 1972, arriva l’incarico per la scrittura della colonna sonora della pellicola firmata dal regista Marco Bellocchio, Nel nome del padre. L’inizio, sancito da questa composizione, di una collaborazione tra il compositore e il regista che durerà un decennio. Grazie proprio alla pellicola di Bellocchio, il compositore si troverà dinanzi a una serie di incontri con alcuni dei maggiori registi del cinema italiano degli anni Settanta e Ottanta, a partire dai fratelli Taviani, a Nanni Moretti, passando per Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Federico Fellini. Proprio per quest’ultimo, Fellini, il compositore scriverà le musiche per le ultime tre pellicole, prendendo così il posto dello scomparso Nino Rota.

Protagonista indissolubile dell’amicizia con il compositore risulta essere Roberto Benigni, con il quale inizierà a collaborare con lo spettacolo teatrale Tutto Benigni, per poi proseguire con la scrittura delle musiche per la pellicola La vita è bella, diretto e interpretato dallo stesso Roberto Benigni, premiato con l’Oscar per la miglior colonna sonora di pellicola drammatica. Una colonna sonora intensa, delicata, sofisticata, impressa ormai nell’orecchio dello spettatore. Celebre la traccia Abbiamo vinto!, che accompagna i titoli di coda, trasportando l’occhio e l’ascolto dello spettatore in una dimensione parallela, quella dove rifugiarsi, dove comprendere il vero senso di una pellicola simile. Una liberazione, quella del giovane protagonista, che corrisponde a quella dello spettatore.

Piovani ormai celebre, continua a far conoscere le sue note, non soffermandosi al mondo cinematografico italiano. Il compositore, infatti, lavora molto anche all’estero, soprattutto in Europa, collaborando con molti registi francesi, tra cui Danièle Thompson, Philippe Lioret, Éric-Emmanuel Schmitt. Nel 2008, durante festival di Cannes, il ministro della Cultura francese consegna a Piovani il titolo di Cavaliere dell'Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica francese.

Il Teatro, secondo me, è il linguaggio principe del futuro. Non lo dico in senso provocatorio, tutt’altro. La comunicazione teatrale, con artisti in carne e ossa che recitano, suonano, cantano, ballano per un pubblico in carne e ossa, ha più di due millenni alle spalle nella nostra civiltà. E credo che proprio il moltiplicarsi dei mezzi di riproduzione musicale con velocità esponenziale; proprio la possibilità di riprodurre musica dovunque, in qualsiasi momento, con perfezione tecnologica; proprio le possibilità di raggiungere questi ascolti senza sforzo, rendono e renderanno sempre più preziosa un’esecuzione di musica dal vivo. Fra qualche secolo, mi immagino, i nostri CD, DVD, Blue Ray, Ipod… saranno nella soffitta del modernariato o dell’antiquariato. Ma ci sarà, ne sono sicuro, qualcuno che suonerà o canterà in un teatro, davanti a un pubblico in carne e ossa. Mi piace, comunque, la musica che si ascolta senza il telecomando in mano.

Piovani, nonostante il lavoro per il cinema, non mette in pausa la sua collaborazione con il mondo teatrale, continua a dedicarsi a quelle che sono delle splendide e celebri musiche di scena. Firma spettacoli per Carlo Cecchi, Luca De Filippo, Maurizio Scaparro, Vittorio Gassman e altri registi del teatro italiano. Per il Teatro Sistina crea, con la collaborazione di Luigi Magni e Pietro Garinei, la commedia musicale I sette re di Roma, con Gigi Proietti come protagonista.

Innovatore nella composizione e nella vita odierna, Piovani reinventa nel 1991 un nuovo modo di vedere e sentire il teatro. L’opera del compositore è quella di creare una nuova forma di teatro musicale, capace di metter sullo stesso livello e nella giusta ottica di sostegno reciproco parola e musica. Una visione che sino a quel momento non aveva avuto modo di esistere. Nasce cosi la Compagnia della Luna, che dà vita a spettacoli come La cantata del Fiore e del Buffo (1991), Il signor Novecento (1992), Canti di scena (1993), Romanzo musicale (1998), La Pietà - Stabat Mater (1998).

A partire dagli anni 2000 continua la scalata al successo per Piovani, che debutta con Concerto fotogramma: un allestimento in cui il compositore compendia e traveste in forma teatrale trent'anni di creazioni per il cinema.

Riceve, nel 2002, dal Théâtre national de Chaillot di Parigi la commissione per Concha Bonita, spettacolo che si colloca a metà strada fra l'opera e la commedia musicale, composta su libretto di René de Ceccatty e Alfredo Arias.

Nel 2003, si dedica al recupero della canzone tradizionale romana, con il fortunato Semo o nun semo. Nel 2004, L'isola della luce con la cantante Noa eseguita nell'isola di Delos Nel 2006, la Cantata del Cent'anni per i 100 anni della CGIL Nel 2007, Concerto in Quintetto e EPTA. Nel 2009, Padre Cicogna su testo di Eduardo De Filippo. Nel 2011, Viaggi di Ulisse. Nel 2015 La musica è pericolosa – concertato.

Le dita del compositore continuano ancor oggi a creare, a ideare, a vedere il mondo in una chiave diversa. La stessa che l’ascolto concede allo spettatore. Quel mondo nascosto, intimo che è racchiuso in ciascun animo. Il compito del compositore ancora una volta si compie, da vita a nuove emozioni, a nuove vite. Al nuovo. Lo stesso “nuovo” che Piovani ci racconta in ogni nota, la nota che si rivela in sensazione.