È chiaro che le nostre cellule hanno numerosi compiti, ma di certo devono essere connesse l’una all’altra, devono essere in grado di trasmettere dei messaggi alle cellule vicine con cui si legano e alle cellule più lontane con cui collaborano per una specifica funzione. E devono essere capaci di trasmettere anche al corpo che compongono dei messaggi mirati.

Attraverso un sintomo ci comunicano i loro disagi, esse sono il nostro ‘Popolo’ e comunicano con noi attraverso il nostro ‘Medico Interiore’, ma la nostra ‘Mente Dottore’ quante volte è distratta e non consapevole del Popolo delle sue cellule? Siamo spesso Sovrani disattenti che il più delle volte non riescono a recepire i messaggi del nostro Popolo amato. E noi Kinesiologi lo sappiamo bene, operiamo raccogliendo i messaggi cellulari che si nascondono nella nostra muscolatura, attraverso emozioni bloccate o inascoltate.

Ma vediamo come avviene il passaggio di queste informazioni fondamentali.

Guardando all’aspetto scientifico, possiamo dire che le cellule comunicano fra di loro attraverso un legante e un recettore: il legante specifico, composto e caratterizzato da sostanza chimica o naturale, riceve l’informazione e la trasmette al recettore, particolare molecola che si trova sulla membrana della cellula. La molecola riceve l’informazione che trasferisce, conseguentemente, all’interno della cellula e questa, a sua volta, crea una nuova informazione che attraverso il proprio legante invia alla cellula vicina. Diventa una catena informativa.

Ma non è così semplice e lineare come possiamo pensare, perché le cellule del nostro corpo sono una rete di informazioni e di comunicazione che usa più mezzi per tenersi collegata. Immaginate il network [sinonimo di struttura di scambio informazionale a rete; N.d.R.] Internet con tutto l’intreccio informativo dovuto a molteplici sistemi interfacciati, capaci di ricevere e inviare a loro volta ulteriori informazioni, tanto alle fonti originarie quanto a terzi: cerchiamo a questo punto di comprendere meglio se, oltre ai leganti e ai recettori, esistono altre forme di comunicazione intercellulare.

Vi pare possibile che la nostra fisiologia perfetta non abbia a disposizione altri strumenti oltre a quelli strettamente fisici? Noi siamo carne, ma siamo anima e spirito, noi abbiamo lo scettro in grado di manifestare e trasformare ogni disagio, noi siamo energia che fluisce nel corpo, siamo canali aperti per la manifestazione del divino che è in noi.

Queste altre modalità di trasmissione dei messaggi cellulari esistono da sempre, nella Medicina orientale in generale e in modo particolare tanto in quella ayurvedica quanto nella tradizionale cinese; esse sono parte essenziale di qualsiasi terapia medica.

Per parlare di energia ci è impossibile non evocare lo scienziato che ha saputo, più di ogni altro, andare oltre il visibile e il razionale stesso della scienza: Albert Einstein. Con la sua equazione più celebre, E=mc2, egli dimostra che materia ed energia si equivalgono come se fossero le due facce della stessa medaglia, totalmente intercambiabili e invertibili: la materia è energia, l’energia è materia (materia energeticamente concepibile, energia matericamente coagulabile). Infatti, egli scrisse:

Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica.

In questo “tutto” ci siamo anche noi esseri umani: di fatto possiamo intenderci come energia massificata dotata di coscienza. Noi siamo un campo elettromagnetico, tutto in noi è una vibrazione e ciò che vibra, necessariamente, possiede anche una frequenza. I nostri 37.200 miliardi di cellule sono energia, sono piccoli campi vibrazionali che comunicano fra loro per via elettromagnetica e attraverso emissioni di luce conosciute come biofotoniche (bio-fotone, luce-della vita).

La scoperta dei biofotoni si deve al fisico Fritz-Albert Popp (Francoforte, 11 maggio 1938), il quale affermava, attraverso i suoi esperimenti, che l’attività elettromagnetica riveste un ruolo basilare nella biologia di tutti gli esseri viventi.

Il fisico Werner Karl Heisenberg (5 dicembre 1901 - 1 febbraio 1976) insignito del premio Nobel per la fisica nel 1932 e fondatore della meccanica quantistica, ha affermato che la principale forza da cui dipende la vita è quella elettromagnetica, in quanto capace di modificare l’energia cinetica a livello atomico e molecolare.

Noi preferiamo definirla come vibrazioni della luce, invisibili alla percezione del cosiddetto “occhio nudo”. Essa è proprio quella suggestiva emanazione luminosa che ci piace osservare nell’iconografia religiosa (cristiana e non) in cui, dai capi o dai volti dei santi, vediamo irradiarsi una eterea e impalpabile aura colorata: la stessa luce che utilizziamo per le rappresentazioni concettuali di Dio; l’infinitamente piccolo che contiene l’infinitamente grande.

Quante parole sono state spese nei secoli da Religioni e Filosofie, quante ipotesi e quante spiegazioni concentrate sugli stessi fenomeni che ognuno affrontava mettendo in rilievo aspetti diversi? E magari ognuno aveva la sua parte di ragione e di torto. La Filosofia, la Religione e la Scienza non sempre hanno dialogato, raramente si sono integrate, mentre oggi molti scienziati sono aperti ad altre visioni, perché alcuni fenomeni, come sostiene tra l’altro Einstein, non sono magia, ma semplicemente ‘Fisica’.

La vibrazione delle nostre cellule è una frequenza che, volendo, possiamo trasformare in musica udibile dalle orecchie e, per comprendere la giusta dimensione di tale detta frequenza, esperimenti scientifici ci suggeriscono di ascoltarla a 432 Hz perché è esattamente lì che il nostro DNA risuona ed è, sempre lì, che le nostre cellule trovano la giusta risonanza. Se una cellula risuona in modo armonico, tutte le altre vicine risuoneranno armonicamente e creeranno un concerto perfetto. È esattamente quello che accade se facciamo oscillare un diapason: tutti quelli vicini inizieranno a oscillare nella stessa direzione e avranno lo stesso ritmo. Se provassimo ad allineare diapason diversi con l’intento di attivare i rispettivi pendoli sfasandoli temporalmente, noteremmo che nel giro di pochi minuti tutte le oscillazioni disarmoniche diverrebbero simmetriche, coerenti e ritmicamente uniformi.

Ciò accade anche con le nostre cellule. Quando una di queste non produce più le giuste proteine, oppure non è più nella giusta frequenza, diventa stonata o termina l’emissione di quanti di luce: non riuscendo più a entrare in risonanza con le altre si ammala, e lentamente inizia a essere disarmonica e a disarmonizzare, come in una sorta di diabolico effetto domino, le altre vicine. Da questa disarmonia, da questa interruzione delle vie di comunicazione, che può essere dovuta ad agenti nocivi esterni ma anche a fattori endogeni (pensieri che turbano e fanno ammalare l’anima, per esempio), inizia a nascere la malattia la quale, una volta che inizia a svilupparsi, manda in cortocircuito il campo elettromagnetico causando un’alterazione chimica che si diffonde gradualmente, facendo dell’organo che è stato colpito per primo (maggiormente vulnerabile per motivazioni di carattere psicosomatico) un fatto funzionale prima, e un organo malato poi.

La medicina allopatica si assume l’onere di interrompere il sintomo, diversamente dalla medicina olistica impegnata da sempre nel cercare di rimuovere la causa, ripristinando ogni elemento energetico anomalo che questa stessa causa ha scatenato.

La Kinesiologia applicata si pone come fine primario quello di interagire con il paziente sofferente per ripristinare tutto ciò che è disarmonico e che ha bisogno di essere riprogrammato. In perfetta empatia con la persona che si sta trattando, si cerca di integrare il suo malessere che diviene non solo motivo di ricerca e indagine diagnostico-terapeutica ma, ancor di più, storia, esperienza, vissuto umano.

La presenza di “luce” è riscontrabile tanto nei canali energetici quanto sugli agopunti, ed è esattamente su questi ultimi che, per mezzo del cromopuntore, il kinesiologo emette una stimolazione vibrazionale, la quale consente di dialogare con il sistema energetico stimolando proprio quei canali e quei punti che, il test kinesiologico, ci ha svelato essere squilibrati.

Ed è così che spesso si dice: “Hai una nuova luce”, “Hai riacquistato la tua luminosità”, “Hai cambiato colore”.

Per restituire all’individuo la sua luce, occorre restituirgli la sua vibrazione, renderlo partecipe del moto armonico delle sue cellule, riportalo nel giusto flusso e lasciarlo scorrere verso il destino che si è scelto.