Nel corso del tempo la vita dell’uomo è molto migliorata. Negli ultimi 40 anni, a livello mondiale, la speranza di vita alla nascita si è allungata di oltre 30 anni e la mortalità infantile si è ridotta drasticamente. Le carestie e le epidemie che per secoli hanno flagellato intere popolazioni sono solo un ricordo. Da vent’anni a questa parte la gente che vive in condizioni di estrema povertà si è dimezzata; alimentazione, servizi sanitari, istruzione, disponibilità di acqua e di energia elettrica, riconoscimento dei diritti civili, sono migliorati quasi ovunque e lo sviluppo economico e tecnologico hanno portato grandi benefici per l’intera umanità1.

Ciò naturalmente non significa che tutti i problemi siano stati risolti. Nonostante i successi raggiunti, nel mondo permangono grandi diseguaglianze e in molti Paesi povertà, carenza di acqua e di cibo, malattie infettive, privazioni e soprusi continuano a mietere vittime, soprattutto tra le persone più deboli. Negli ultimi decenni inoltre, è insorto un altro grave motivo di allarme per l’intera umanità: la minaccia ecologica.

La rete della vita

Nei primi decenni del secolo scorso, l’approccio meccanicistico, su cui dai tempi di Galileo e Newton si fonda il nostro modo di pensare, è stato messo in crisi. Le nuove scoperte nel campo della fisica, della biologia e di altre discipline scientifiche hanno messo in evidenza che per comprendere la realtà non basta studiare gli oggetti a uno a uno, ma bisogna prendere in considerazione anche le loro relazioni2. Lo studio delle relazioni ha dato origine alla cosiddetta visione sistemica, secondo la quale il mondo è l’espressione delle interazioni di elementi che si autorganizzano in sistemi, i quali generano nuove proprietà, cosiddette emergenti. A ben guardare, tutto ciò che ci circonda è organizzato in sistemi, basta saperli riconoscere. Le cellule, gli apparati, gli organismi viventi, le organizzazioni sociali, gli ambienti naturali, sono dei sistemi o, a seconda del punto di vista dell’osservatore, elementi di un sistema più vasto. Ne deriva che tutti i fenomeni (fisici, biologici, psichici e sociali) sono connessi da una inestricabile trama di relazioni (la rete della vita), da cui nessuno può sottrarsi e da cui dipendono il nostro benessere e la nostra sopravvivenza.

Da oltre 3 miliardi di anni, organismi viventi e ambiente circostante co-evolvono attraverso un lento processo di diversificazione, selezione e integrazione che ha dato origine a una straordinaria varietà di organismi, molti dei quali possono vivere in condizioni di umidità, temperatura e livelli di ossigeno che sarebbero letali per l’uomo. La storia evolutiva, inoltre, ci insegna che le specie viventi compaiono e scompaiono con regolarità e che la maggior parte di loro si è estinta. Da questo punto di vista, quindi, la scomparsa dell’uomo per sopraggiunte incompatibilità ambientali, non sarebbe un fenomeno inconsueto e, narcisismo antropocentrico a parte, neppure una sciagura. Anzi, se dovessimo giudicare dalla sensibilità ecologica dell’uomo, per molte forme di vita potrebbe essere addirittura una benedizione.

La minaccia ecologica

Ambiente e organismi viventi si mantengono vitali entro precisi parametri fisici, chimici e biologici che oggi sono in grave pericolo. In effetti, i segnali di un crescente degrado degli ecosistemi terresti sono già ben evidenti. Basti pensare che il 60 % degli ecosistemi impegnati nella purificazione dell’acqua e dell’aria sono compromessi o utilizzati in modo non sostenibile3 e che secondo l’OMS, almeno un quarto del carico di malattie di cui soffre l’umanità è attribuibile a fattori correlati con il degrado ambientale4.

Data la molteplicità delle variabili in gioco e le relazioni non-lineari che caratterizzano il funzionamento degli ecosistemi, le conoscenze sugli effetti per la salute dei cambiamenti ecologici sono ancora incomplete, ma alcuni fenomeni destano gravi motivi di preoccupazione.

  • Cambiamenti climatici: vi sono prove inconfutabili che la terra si stia riscaldando secondo un trend di crescita che negli ultimi anni ha subito un’accelerazione senza precedenti e che comporta lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento della temperatura, dell’acidità e del livello dei mari, la produzione di eventi metereologici estremi, oltre a una serie di effetti a cascata che, senza l’adozione di urgenti interventi di contenimento, potrebbero portare al collasso dell’intero ecosistema terrestre.
  • Erosione del suolo: a eccezione dell’Oceania e dell’Antartide almeno un quarto dell’ambiente naturale del pianeta è stato convertito per insediamenti abitativi e attività agricole e industriali. Nelle regioni tropicali e subtropicali sono in corso imponenti azioni di deforestazione per far posto ad attività agricole intensive (monoculture e biocombustibili) che a causa del massiccio impiego di fertilizzanti chimici accelerano l’erosione del suolo e, insieme ai cambiamenti climatici, favoriscono la desertificazione di vaste superfici terrestri e intensi fenomeni migratori.
  • Perdita della biodiversità: vi sono chiari segnali che a causa del degrado degli ambienti naturali, dell’inquinamento del suolo e della acidificazione degli oceani (compromissione delle barriere coralline) la diversità biologica è in progressiva diminuzione. Gli esperti calcolano che il tasso di estinzione sia addirittura da 1.000 a 10.000 volte superiore a quello naturale5 e che siano in via di estinzione il 40% delle specie di insetti (organismi essenziali per gli ecosistemi terrestri), che potrebbero addirittura scomparire nei prossimi 100 anni6.
  • Inquinamento chimico: nell’ultimo secolo l’industria chimica e farmaceutica ha sintetizzato migliaia di nuovi prodotti destinati a persistere nell’ambiente per tempi lunghissimi. Molti di queste nuove sostanze entrano nella catena alimentare e si concentrano negli animali, compreso l’uomo, con effetti sulla salute per lo più ancora sconosciuti.

Attività umane e salute

Da queste brevi considerazioni risulta evidente che la salute dell’uomo è intimamente connessa all’integrità degli ecosistemi e che le attività umane interagendo con l’acqua, il suolo e l’aria stanno compromettendo il delicato equilibrio che ha reso la terra perfettamente idonea a soddisfare le esigenze delle specie viventi che la abitano, uomo compreso.

Non sorprende, quindi, che nell’antichità l’uomo si considerava tutt’uno con la natura, che riconosceva come Terra-madre e che trattava con grande rispetto. Nell’era dell’Antropocene, invece, artisti e filosofi sembrano i soli a riconoscere il profondo legame che unisce l’uomo alla natura. L’atteggiamento prevalente è di estraneità e le attività umane costituiscono una seria minaccia all’integrità della natura.

  • Urbanizzazione: la metà della popolazione mondiale vive in città, molte delle quali hanno assunto dimensioni enormi. L’inquinamento, il sovraffollamento, l’approvvigionamento dell’acqua, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti e le diseguaglianze sociali, la violenza, rendono spesso le città invivibili e fonte di gravi rischi per la salute. Tuttavia, città ben disegnate e attente agli aspetti ambientali e sociali possono contribuire a migliorare la qualità della vita e la salute delle persone che le abitano.
  • Produzione di energia da combustibili fossili: la produzione di energia mediante combustibili fossili rappresenta il principale responsabile dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento dell’aria. In questo senso, il passaggio all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili che sfruttano il vento, il sole, l’acqua deve diventare una priorità assoluta.
  • Modelli di produzione agricola e abitudini alimentari: l’estensione delle superfici dedicate a monocolture, coltivate con metodi intensivi e con largo impiego di pesticidi e fertilizzanti chimici inaridiscono il territorio e diminuiscono la biodiversità, mentre gli allevamenti sono responsabili di circa il 30% delle emissioni di CO2. Occorre promuovere un’agricoltura di piccola scala, basata su metodi biologi, rispettosi dell’ambiente e delle tradizioni e adottare un’alimentazione prevalentemente vegetariana.
  • Crescita economica e sviluppo: il PIL (Prodotto Interno Lordo) è l’indicatore più utilizzato per valutare la crescita economica e il progresso di un Paese, ma su quest’ultimo punto vi sono forti perplessità. In primo luogo, per il modo in cui il PIL viene calcolato (per esempio, tagliare una foresta per costruire un casinò o vendere sigarette lo fanno crescere) e poi perché la ricchezza, oltre limiti ragionevoli, non è fonte di benessere. A questo riguardo sembra, invece, interessante l’esperienza del Bhutan, un piccolo Paese sulle pendici della catena Himalaiana tra Cina e India, che ha sostituito il PIL con il FIL (Felicità Interna Lorda). Il FIL si basa su nove domini: standard di vita, salute, istruzione, buon governo, rispetto dell’ambiente, uso del tempo, benessere psicologico, conservazione della cultura, relazioni sociali, ciascuno dei quali viene misurato attraverso specifici indicatori messi a punto dal Governo con l’aiuto di esperti internazionali7.

Spazi per la speranza

“Perché dovrei preoccuparmi dei posteri, cosa hanno fatto i posteri per me?” In questo lucido paradosso di Woody Allen si racchiude il pensiero a cui si ispirano gran parte delle politiche economiche e dei comportamenti delle persone in tema di ambiente. In pratica, le scelte che conseguono un tornaconto immediato sono di gran lunga preferite a quelle che promettono risultati di cui potranno godere le generazioni future. Nel mondo dell’effimero e della velocità non c’è tempo né per riflettere né per guardare lontano.

Certo non è sempre così e non dobbiamo essere pessimisti. Le tecniche di comunicazione ci dicono che spaventare le persone, presagire tragedie e sventure, insistere su una visione negativa del mondo non premia. Dobbiamo essere positivi, credere nel futuro, ma prima di ogni altra cosa dobbiamo rivedere i valori che ispirano le nostre decisioni, anche se siamo ben consapevoli che i valori non si modificano con gli appelli, ma che esigono cambiamenti culturali, frutto di interventi intersettoriali e di lungo periodo.

Senza acquisire la consapevolezza che il PIL (Prodotto Interno Lordo) non è un buon indicatore di progresso e di benessere, che la salute dipende da fattori ambientali e sociali, prima ancora che dalla medicina, che i rischi per l’ambiente correlati allo sviluppo potrebbero sopraffarci e che sostenibilità e progresso non sono incompatibili, è difficile immaginare un’inversione di rotta.

Iniziative interdisciplinari nei settori dell’energia, trasporti, urbanistica, architettura, turismo, agricoltura, alimentazione, organizzazione del lavoro che sappiano coniugare benessere individuale e rispetto della natura sono possibili ma prima di tutto bisogna crederci, occorre riconoscere le minacce, immaginare le soluzioni e mettere in atto iniziative che considerano l’ambiente come bene comune e l’uomo come parte della rete della vita.

A questo riguardo, in ambito internazionale, sono state assunte alcune importanti iniziative tra cui il Piano d’azione approvato dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU: Obiettivi per lo sviluppo sostenibile8; il progetto promosso dal Lancet Planetary Health9 e la Position Paper dei medici per l’ambiente (ISDE): Cambiamenti climatici, salute, agricoltura e alimentazione10.

In ogni caso, la salvaguardia della natura è una responsabilità di tutti e inizia dalle piccole cose, come: muoversi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici, contenere i consumi (anche quelli sanitari), evitare gli sprechi, raccogliere i rifiuti in modo differenziato, adottare una dieta tendenzialmente vegetariana, coltivare l’orto (quando possibile), bere acqua del rubinetto e molte altre piccole avvertenze che ciascuno di noi è in grado di individuare anche da solo. Bisogna, però, che abbia sentore del problema e cerchi di mettersi in sintonia con i ritmi della natura, perché, come ci rammenta Papa Francesco “… se ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea”11.

1 Rosling H., Factfulness, Rizzoli 2018
2 Capra F., Luisi P., Vita e natura: una visione sistemica, Aboca 2014
3 Millennium Ecosystem Assessment. Ecosystems and Human Well-Being: Synthesis, Island Press, 2005
4 Prüss-Ustün A., Corvalán C., Preventing Disease Through Healthy Environments. Towards an estimate of the environmental burden of disease, World Health Organization, 2006
5 WWF: How Many Species Are we Losing?
6 Carrington D., Plummeting Insect Numbers ‘Threaten Collapse of Nature’, in The Guardian, 10 Feb 2019
7 Centre for Bhutan Studies & GNH Research
8 United Nations: Sustainable Development Goal
9 Safeguarding Human Health in the Anthropocene Epoch. Report of The Rockefeller Foundation-Lancet Commission on Planetary Health, in Lancet 2015; 386: 1973-2028
10 Position Paper. Cambiamenti climatici, salute, agricoltura e alimentazione, ISDE, Nov 2018
11 Santo Padre Francesco, Sulla cura della casa comune. Lettera Enciclica Laudato Si’, Libreria Editrice Vaticana 2015