Il giardino “è il più personale dei piaceri” diceva a gran voce Vita Sackville West (1892-1962) l’illuminata, eccentrica, paesaggista e scrittrice inglese che fece parlare di sé per la sua relazione con Virginia Woolf, ma soprattutto per la sua geniale capacità di creare giardini e di raccontarli. La leggenda racconta che un principe persiano dovendo lasciare la dimora estiva e il suo giardino tanto amato consolò la sua solitudine facendo tessere un tappeto che riproducesse il più bello dei giardini possibili da portare con sé nei mesi d’inverno. Ancora oggi il sentimento della natura muove gli animi più restii a separarsi dal mondo dei paesaggi campestri, montani o marini, perché solo lì si riesce a riconciliarsi con quella parte di noi che negli ambienti urbani, pullulanti di macchine ed edifici viene spenta.

È così che anche due newyorkesi amanti dell’Italia mi chiamarono a ricostruire un lembo di terra umbro-toscana tra il Lago Trasimeno e Cortona, luogo di incredibile e magnetica attrazione per il cultori della civiltà etrusca e romana. In queste valli, in queste colline, il paesaggio mantiene le forme di quella che già dal medioevo costituiva l’Italia di mezzo. Recentissima una mostra tenutasi a Corciano, in provincia di Perugia, su una preziosa collezione privata sulla cartografia storica dal Cinquecento al Novecento. Questo territorio ancora oggi è un condensato di storia, tanti i luoghi, le rovine, le torri, i borghi, i palazzi e manufatti in genere che testimoniano l’imponente portato culturale. Proprio qui dunque, un podere, un grande oliveto che affaccia sul Lago Trasimeno a circa 300 metri sul livello del mare. Mi trovo a inventare uno spazio tra i boschi di querce roverelle, la macchia mediterranea dell’areale più interno ma mitigato dalla presenza del lago, gli alti cipressi che connotano qualche altura insieme alle ondate grigie argento degli olivi secolari. Se si scollina, come mi dicono qui i locali, spunta Cortona, se ci si volta indietro si apre la vista sull’antico borgo di Tuoro, passato alla storia per la battaglia di Annibale contro i romani, e le isole del Lago: Maggiore, Minore e Polvese ora parco naturalistico.

Questo casale semplice, di pietra bianco rosata, come l’architettura rurale umbra vanta da secoli, ha come valore il paesaggio silenzioso, un accesso facile da una strada secondaria poco distante dal paese e al tempo stesso pienamente isolata dagli sguardi del vicinato. Qualche ettaro in dolce pendenza rende tutto più movimentato e interessante all’occhio di chi si aggira tra queste colline che non hanno ancora conosciuto l’urbanizzazione, ma solo compatti manti verdi di foresta mediterranea, impenetrabile, intervallati da qualche ardita coltivazione di viti e olivi. Poche le esigenze dei nuovi proprietari, un giardino e un orto da godere un mese all’anno come buon ritiro dagli affanni lavorativi della grande mela. Ho pensato così di stravolgere meno possibile l’incanto di quell’ambiente rurale, semplice, ma così adeguato alle esigenze di riposo dei miei committenti. Quindi sono già aiutata dal contesto paesaggistico, dall’esposizione a est-sud/est ideale per le piante, riparata dai venti perché protetta da colline a nord, da un terreno fertile e sciolto. Il giardino era costituito da poche specie ornamentali per quanto riguarda gli alberi e i grandi arbusti come Nerium oleander (Oleandro), Rosa, Corylus avellana (Nocciolo), Olea europea, l’olivo, Cupressus arizonica, Wistaria sinensis (Glicine), Rosmarinus officinalis e Lavanda officinalis.

Il resto della proprietà è destinata a terreno agricolo che per circa un ettaro è a oliveto già in produzione con alberi adulti mentre il resto, circa 6000 metri intorno alla casa, era un prato pascolo naturale. Lo stile del giardino che ho proposto è di tipo informale-naturalistico con specie mediterranee resistenti ai freddi invernali, con arbusti da fiore, erbacee perenni, bulbose e rampicanti con fioriture concentrate nei mesi di luglio e agosto periodo in cui i proprietari risiedono lì in vacanza. Mi chiedono quindi di integrare con piante ornamentali il giardino esistente affinché le zone vicine alla casa possano essere più gradevoli e godibili anche per gli ospiti.

Ho impostato la sistemazione e la progettazione del giardino mettendo in evidenza dei punti visuali verso il paesaggio che erano poco valorizzati, con un cono visuale verso il lago Trasimeno a Sud-Est e due coni visuali verso l’Oliveto e le colline circostanti a Sud. Inoltre ho creato una specie di percorso di scoperta del giardino oliveto-frutteto che consentisse di accedere ai vari spazi funzionali, la piscina, il gazebo-salotto all’aperto nell’area più panoramica, qualche cipresso toscano nuovo a confine, un orto dei frutti e degli aromi e qualche macchia di bordura mista a piante arbustivo-erbacea lungo il percorso verso il tennis.

Ho quindi individuato accostamenti di colori: grigi, rosa e blu oltre alla malva e al bianco, specie più adatte ai caldi estivi, scolarità delle fioriture ed esigenze di manutenzione. Mi sono avvalsa di un vivaio eccellente avendo la fortuna di essere a poca distanza da Chiusi dove ha la sede l’azienda Margheriti, i più rinomati fornitori di piante mediterranee in Italia con una tradizione familiare dagli anni ‘60. Ho provveduto inoltre a valorizzare il patrimonio dell’oliveto, circa 200 piante già in produzione poiché questa zona dei Colli del Trasimeno costituisce una delle cinque aree di produzione DOP, Denominazione di Origine Protetta, per l’olio umbro che è tra i migliori per qualità a livello italiano e internazionale. Ma ora farò una carrellata di nomi per farvi capire le piante che ho ritenuto più adatte al luogo. A partire dal cancello di entrata che ho recuperato perché di buona fattura, ho inserito ai due lati, vicino ai grandi cipressi, una rosa tanto amata dagli inglesi con fiori bianco-crema molto naturale nel portamento, Rosa Felicitè e Perpetue, vicino a una più vigorosa, la Rosa Reve d’Or, con fioriture continue fino a novembre.

Nel viale di entrata ho introdotto sopra i muretti delle lavande (Lavanda angustifolia futura) e dei rosmarini rosa (Rosmarinus officinalis Majorca Pink) alternati a Perowskia atriplicifolia, a fiore a spiga blu; tra i cipressi poi ho aggiunto tre mandorli per le fioriture precoci. Avvicinandomi alla casa ho previsto bordure miste con elicrisi, erbacee molto profumate a foglia grigia e fiore giallo. Vicino alla piscina ho creato piccole macchie di colore e dei vialetti con Sedum, Gerani e Artemisie oltre a molte erbacee perenni di diversa altezza insieme a Oleandri bianchi e vari tipi di Rose bianche ricadenti dalle pergole in legno preesistenti, per dare un carattere di giardino all’inglese non rigido nelle forme e nel portamento delle piante. Grandi agli (Allium giganteum) in fioritura viola avranno la meglio su erbacee basse grigie e a foglia minuta e pelosa come le Stachis Byzantina Silver carpet. Ho pensato di impreziosire la zona giorno vicino alla piscina con grandi vasi con melograni e piante aromatiche per rallegrare la vista e l’olfatto verso il lago durante le sere d’estate.

Infine ho curato con interesse la parte del salotto all’aperto dove ho realizzato un gazebo in legno con copertura leggera in tende di Teak avvolgibili e grandi divani in stoffa chiara da ritirarsi in inverno nella rimessa. Vicino all’olivo ho inserito una grande area con specie tipiche della macchia mediterranea anche non molto comuni data la grande varietà di specie disponibili nel vivaio: l’Agnocasto dai fiori blu, l’Antillis barba jovis, l’Echium fastuosum, i Cisti e la Westringia fruticosa del mediterraneo australiano.

La parte più interessante che ho progettato e diretto nei i lavori è stata quella del grande orto che ho voluto creare rialzandolo dal piano del terreno con cassoni in legno fatti su misura, in cui ho disposto erbe aromatiche al centro e poi tutti gli ortaggi preferiti dai proprietari in particolare diverse varietà di peperoncini. Contornato da una siepe di bossi, e impreziosito da un piccolo pozzo centrale e tanti orci in coccio di fattura toscana dell’iImpruneta, l’orto diventa quasi un giardino.

Il giardino poi è stato affidato ai proprietari nella speranza che per quanto poco potranno viverlo nel periodo estivo lo portino con sé durante le loro lunghe assenze, come un amico lontano da cui tornare appena si può…

Mi è stato anche chiesto di valutare la possibilità di ampliare nell’appezzamento a sud, attualmente a seminativo, con nuovo impianto a olivi per la produzione di olio. In realtà ritengo che l’appezzamento di circa 6000 mq costituisce un normale proseguimento della proprietà agricola e visto che l’oliveto esistente è già maturo sarebbe luogo ideale per proseguire con la stessa specie introducendo un nuovo impianto con una varietà diversa. Va ricordato che l’esposizione a SUD-EST la tipicità di quest’area alla produzione di olio sicuramente fa propendere per tale coltivazione che dovrebbe mantenere il tipo di impianto (distanza tra le file e interfila) tradizionale. Questo prevede una media della distanza sulla fila e tra le file di 4 m con un investimento a ettaro (10000 metri quadrati) pari a 400 piante e nel caso specifico 200 circa nuovi esemplari che potrebbero richiedere anche un impianto irriguo affinché il livello di produzione possa raggiungere un risultato economico ragguardevole. Da uno studio recente del 2011 che confronta impianti intensivi e superintensivi di oliveti valutando l’investimento, risulta che a lungo termine è più conveniente l’impianto intensivo.