Della saggezza antica, ormai abbandonata perché considerata desueta, vorrei celebrare la grande utilità e la preziosità infinita. Mi riferisco alle considerazioni che si possono fare su un fenomeno, prima che intervengano le sovrastrutture a complicare il campo d’azione e la mente di chi osserva e di chi agisce.

Quello che avviene all’interno di una situazione può essere letto con distrazione o con attenzione, subito oppure in un secondo tempo, all’istante oppure ancora a mente fredda. Allo stesso modo si può arrivare a conclusioni diverse, a seconda del contesto e del modo in cui il soggetto che vive o che osserva un fenomeno decide di operare.

Che cosa fare quando avviene un determinato fenomeno? Come è opportuno muoversi al fine di ottenere un certo effetto o risultato?

L’analisi psicologica di un fenomeno, individuale o sociale che sia, non può prescindere da un concetto fondamentale, cardine del pensare e dell’agire saggio: il buon senso. Ebbene sì, proprio il buon senso: un concetto che non sembra avere nulla a che fare con il campo psicologico, ma che in realtà è strettamente legato al funzionamento della mente.

La nostra mente, infatti, con tutti i meccanismi psicologici che la caratterizzano, con i suoi meccanismi di difesa e con le sue reazioni istintive e quelle ragionate, è alla fine un costrutto semplice, molto semplice. La semplicità e la pulizia del suo funzionamento richiede che ci si avvicini ad essa con grande rispetto, con prudenza, con reverenza. Senza troppo clamore.

Vorrei qui descrivere in maniera tangibile che cos’è il buon senso e come esso rappresenti una soluzione utile in moltissimi casi, in luogo di approfonditi “specialismi”, spesso finalizzati più a dare sfoggio di sé che non a trovare soluzioni utili, pratiche ed efficaci. Ecco quindi alcuni esempi di interventi basati sulla logica del buon senso:

• Quando un bambino “fa i capricci” → dire dei “no” e mantenere una posizione ferma
• Quando una relazione si incrina → se ci si accorge di avere sbagliato, chiedere scusa
• Quando si accusa molta stanchezza e perdita di vitalità → dormire di più
• Quando si aumenta di peso → fare la “colazione da re”, il “pranzo da principe”, e soprattutto la “cena da povero”
• Quando ci sono spostamenti di popoli → ricordarsi di quando è successo a noi di avere avuto bisogno, accogliere e adattarsi al cambiamento
• Quando si è stressati → fare meno cose, ridurre gli stimoli
• Quando si perde il desiderio in una coppia → ridurre le troppe interferenze
• Quando si ha un disturbo dell’attenzione → ridurre le attività, i corsi, gli stimoli in genere.

Come si nota da tutti questi esempi (che sono numerosi, ma si potrebbe andare molto avanti!), a volte la soluzione di un problema è la cosa più semplice, quasi immediata, quasi istintiva, che possa venire in mente. La logica del semplice in luogo del complesso ridimensiona i drammi, riportando i fatti alla loro natura, alla loro essenza.

Nella Psicoterapia Non Convenzionale si utilizza in maniera lineare, sistematica e con una tecnica particolare, chiamata “tecnica della leggerezza”, proprio l’inversione di prospettiva: se il problema è complesso, la soluzione può essere la più semplice possibile.

La semplicità è spesso derivata da logiche antiche, dal buon senso contadino, dalle frasi pronunciate dai nostri antenati, dalle usanze e dalle tradizioni. Il semplice è caratteristica preziosa, e prezioso ne è l’effetto.