“E come tutte le più belle cose,
vivesti solo un giorno come le rose”

(Fabrizio de Andrè)

Le ginestre gialle come il sole, gli anemoni simili al cielo, i garofani rosso fuoco, le violette profumate, i fiordalisi azzurri freschi e quelli nelle varie tonalità del fucsia, le calendule arancioni, i vari petali di rosa secchi, e poi l’erbetta di campo e il finocchio freschissimo. Sono questi i materiali pittorici con cui i “maestri infioratori” di Spello realizzano i capolavori dell’Infiorata del Corpus Domini. In Italia si celebra questa solennità, all’interno dell’anno liturgico cattolico, la seconda domenica dopo quella di Pentecoste che per il 2018 cade il 3 giugno.

Nella cittadina umbra ogni famiglia, riunita in un gruppo rionale, si adopera per realizzare una composizione floreale, disposta lungo le strade del paese, che avrà una vita breve: allestita la notte del sabato sarà visibile a tutti la domenica mattina, al termine della quale sarà distrutta dal passaggio della processione dedicata alle celebrazioni del Corpo di Cristo. Una tradizione secolare che si ritrova in diverse altre città d’Italia: dal centro al sud, ogni infiorata acquista caratteristiche proprie legate al territorio e ai costumi locali.

Quella di Spello, così come la possiamo vedere oggi, nasce all’inizio del ‘900, anche se l’usanza di gettare fiori in strada al passaggio della processione del Corpus Domini risale a molto tempo prima. Oggi l’iniziativa attira molti visitatori che vengono a vedere i tappeti di fiori realizzati per l’occasione dai gruppi rionali, i quali ogni anno cercano di superare se stessi e aggiudicarsi il primo premio. La composizione deve rappresentare una tematica religiosa, secondo un’accurata realizzazione tecnica. Inoltre sono tenuti in considerazione dalla giuria del premio la freschezza della materia cromatica, ma anche l’equilibrio e l’armonia degli accostamenti.

Spesso l’iconografia resta in secondo piano rispetto alla capacità di combinare colori di diverse specie floreali. Proprio per questo le famiglie del paese, durante i mesi precedenti, tengono in gran considerazione l’uso di sementi specifici e la coltivazione dei fiori che serviranno all’infiorata. La cura che si ha nella preparazione del materiale che sarà utilizzato è simile a quella che i pittori di un tempo mettevano nella lavorazione della miscela di pigmenti disposti sulla tavolozza. Ogni gruppo ha un suo segreto nel coltivare, in certi casi nell’essiccare o nel mantenere la freschezza cromatica dei petali.

Un lavoro che inizia molto prima della stesura del disegno sul selciato delle strade del centro storico. Poi, in una notte, avviene il miracolo della composizione dell’opera attraverso le varie tipologie di fiori. Sarà visibile solo alle prime luci dell’alba: solo allora si saprà se il lavoro, frutto di tutti quei mesi di preparazione, è andato a buon fine. Durante il corso della mattina sarà ammirato da migliaia di visitatori e giudicato da una giuria appositamente istituita. Alla fine della premiazione il vescovo cittadino aprirà il corteo che camminerà sulle opere d’arte floreale disfacendone, come per un mandala tibetano, tutta la bellezza.

Una manifestazione effimera che ha la durata di poche ore, così come la meraviglia dei fiori stessi, ma anche come la vita di tutte le cose del mondo. La bellezza non può che durare un istante. E la gioia che si ha nel vedere il trionfo di colori e nel calpestare un tappeto di fiori accuratamente disposti, lascia il campo alla sottile malinconia della distruzione di ciò che un tempo era l’immagine della meraviglia e ora non è più.