Abbiamo visto come la resilienza sia una capacità intrinseca della specie umana e come nonostante ciò la società attuale la contrasti fortemente. Ora vediamo di addentrarci ancor più nell’argomento e per quanto possibile di offrire degli strumenti apparentemente semplici ma che ci permettano di vivere meglio quotidianamente.

Prima di tutto bisogna essere consapevoli di come ragiona il nostro cervello; spesso si cade nell’autolesionismo ed è facile convincersi che un singolo episodio negativo possa essere determinante per il futuro. Gli insuccessi possono essere occasionali, legati a un momento di inadeguatezza che può avere le più svariate motivazioni. Se per esempio un bambino prende un brutto voto in matematica a scuola e si convince che prenderà sempre brutti voti in matematica questo insuccesso potrebbe agire sulla stima di sé e portarlo a un pensiero negativo generale. Penserà: “sono una frana a scuola”. Questa forma di pensiero distorce pesantemente la visione di ciò che è reale e il distacco dalla realtà ci porta ad essere meno resilienti.

Ciò che si può fare nell’immediato è limitare l’uso di strumenti tecnologici (TV, computer) e della rete internet e soprattutto dedicarsi a un obiettivo alla volta; perdere l’abitudine tutta contemporanea dell’essere multitasking, capacità perseguita come un mito. In realtà non si può essere funzionali al 100% facendo più cose contemporaneamente; nemmeno i computer riescono a fare più cose contemporaneamente perché se si oltrepassa la soglia della RAM (Random Access Memory) il computer si blocca. La tecnologia informatica progredisce di anno in anno; un computer può tenere aperte innumerevoli applicazioni contemporaneamente ma l’uomo ha la capacità di fare bene le cose una alla volta. Perciò è importante dare delle priorità a ciò che occorre fare.

Per esempio, se mentre mangiamo ascoltiamo il TG è chiaro che, o non ci concentreremo sul sapore del cibo e sul tempo di masticazione o non ci informeremo su gli eventi del giorno perché concentrati a mangiare. Occorre scegliere ciò che conta di più e dedicargli il tempo necessario. Resilienza e concentrazione sono necessarie l’una all’altra.

Per poter essere presenti e prendere le distanze dai pensieri ossessivi bisogna essere presenti nel qui e ora e la concentrazione e l’ascolto del corpo sono fondamentali. Esercizio utilissimo è fare molta attenzione a come si sta mangiando, alla masticazione e all’assaporare il cibo. Occorre che il corpo memorizzi un comportamento alimentare corretto. Nutrirsi consapevolmente è fondamentale per contrastare il cronicizzarsi di disagi psicosomatici originati dai pensieri come il timore per il futuro. Le ghiandole del cervello, stimolate dai pensieri negativi, rilasciano cortisolo e così danneggiano il nostro corpo. Non sempre l’ascolto del nostro corpo è piacevole ma è necessario perché reale, e come detto all’inizio, per poter sviluppare resilienza è necessario aderire il più possibile alla realtà. Questo vuol dire anche saper riconoscere se un pensiero è utile o meno e quindi se portarlo avanti o lasciarselo alle spalle.

La ricerca in neurofisiologia ci indica la lettura come necessario esercizio per rafforzare la concentrazione. I lobi prefrontali si attivano di più se la lettura è dovuta a uno sforzo sequenziale, a dispetto del pensiero associativo che avviene attraverso le finestre di internet che vengono aperte liberamente senza tenere conto di un ordine pre-impostato, ma in totale libertà del lettore (che peraltro è vittima di una libertà apparente perché spesso i media ci conducono precisamente dove vogliono). La scrittura sequenziale obbliga il lettore a uno sforzo in termini di disciplina che diventa un atto meditativo perché costretto a ragionare sugli spunti che gli vengono offerti a mano a mano e ad entrare nell’ottica dello scrittore.

Altra attività fondamentale è l’attività fisica, essa infatti produce effetti positivi sul cervello e riesce anche a guarire il corpo. Sono diversi i test in cui è stato verificato che chi fa sport ha capacità cognitive incrementate. Infine fondamentali sono le pratiche spirituali. La religione, a dispetto della scienza, non crede sia necessaria una causa per creare l’effetto, al contrario è convinta che anche il solo effetto possa originare la causa. Questo pensiero portato avanti da tutte le scritture sacre nelle più svariate forme e parabole è fondamentale per poter vivere bene. Inoltre non meno importante sono la morale e l’etica insegnate dalle pratiche spirituali. Aderire a valori etici come l’onestà e la solidarietà non può far altro che aumentare le nostre capacità resilienti perché rimaniamo aderenti al sogno di una realtà qualitativamente superiore. Una realtà migliore è possibile a partire da ciascuno di noi. Perché il cambiamento lo fa la massa ma la massa è fatta di individui.

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