Un ambiente peculiare del Mar Mediterraneo, le cui forme di vita sono strettamente bentoniche, cioè legate al fondale marino, è il cosiddetto coralligeno, un substrato duro secondario formato dal concrezionamento di talli algali (alghe) e, in misura minore, dal contributo di scheletri animali.

Il termine "coralligeno" fu proposto nel 1883 dal francese Marion che, studiando le concrezioni calcaree del Golfo di Marsiglia, trovò pezzi di corallo rosso e, che per questo motivo, diede impropriamente il termine di "generatore di corallo" alla formazione. In realtà, il coralligeno non è una barriera corallina né un insieme di coralli, ma è pur sempre una biocostruzione, sicuramente la più notevole in termini di biomassa e di biodiversità del Mediterraneo.

È caratterizzato da alcuni aspetti fondamentali quali la biocostruzione, cioè la costruzione a opera di organismi viventi, in questo caso alghe calcaree, cioè dotate di strutture di carbonato di calcio, che devono trovarsi per forza in condizioni ambientali peculiari: irradiazione debole, temperatura relativamente bassa e costante, salinità uniforme, limpidezza dell’acqua e idrodinamismo scarso; inoltre, la costruzione si sviluppa sia su substrati duri che mobili del detrito costiero a partire generalmente dalla presenza di ghiaie o sabbie organogene. I reef corallini (barriere coralline), al contrario, si formano a opera di organismi animali (madrepore) e necessitano assolutamente di fondi duri (rocce) per potersi sviluppare e prosperare.

Il coralligeno è caratterizzato, dunque, da colonie di organismi che costruiscono e vivono in strutture calcificate, che occupano l’intero substrato, ricoprendo in certi casi fino all’80% della superficie totale, creando strutture di forma e taglia molto diversificate. In tali aggregati, solo la parte superficiale consiste di organismi vivi, mentre quella sottostante, che funge da base per l’insediamento di tali organismi, è rappresentata da scheletri, talli e strutture calcaree morte.

Come nelle barriere coralline tropicali, anche nel coralligeno troviamo distinte componenti biologico-strutturali:
a) biocostruttori primari (alghe coralline delle famiglie Corallinaceae, Peyssonneliaceae);
b) biocostruttori secondari, i quali hanno un ruolo nel consolidare le strutture primarie e le colonie (policheti es. Spirorbis, briozoi es. Myriapora truncata, Gorgonie es. Paramuricea clavata);
c) organismi agglomeranti che riempiono gli interstizi usando il sedimento (spugne es. Geodia, briozoi es. Beania, zoantari es. Epizoanthus arenaceus).

La luce è probabilmente il fattore ambientale più importante che influenza la distribuzione degli organismi bentonici su fondi rocciosi ed è quindi fondamentale anche per il coralligeno. Le macroalghe costruttrici richiedono condizioni specifiche di irradianza con valori non troppo elevati, acque relativamente calme, temperature tra 10 e 23°C, salinità tra il 37-38‰.

Come per altre strutture biogeniche, un ruolo fondamentale viene svolto dai bioerosori, organismi che erodono le strutture calcificate. Nel caso del coralligeno, i principali sono i Poriferi della famiglia Clionidae (Cliona viridis), il bivalve Lithophaga lithophaga e diversi policheti. Tra i pascolatori, che si nutrono cioè di alghe, i più abbondanti sono gli Echinoidei (ricci di mare) come le specie Sphaerechinus granularis, Echinus melo; tra i perforatori, i molluschi Lithophaga lithophaga, i policheti Dipolydora e diversi poriferi scavatori.

La biodiversità algale raggiunge le circa 320 specie, incluse quelle costruttrici e quelle demolitrici. La capacità di costruire l’habitat in queste specie algali è conseguente al meccanismo di mineralizzazione della parete cellulare sotto forma di carbonato di calcio e di magnesio, e con forme cristalline prevalentemente di natura calcitica nelle alghe Corallinaceae e granitica nelle Peyssonneliaceae e Udotaceae. Il fenomeno della calcificazione contribuisce a equilibrare il deficit di CO2 che accompagna la fotosintesi e a mantenere quindi il potenziale alcalino dell’acqua di mare.

L’habitat del coralligeno rappresenta un hotspot di biodiversità, un punto cioè dove la biodiversità è elevata e concentrata, con circa 400 specie associate. Larga parte della fauna è legata al substrato duro secondario biogenico, ricco di microcavità, che presenta un’elevata complessità strutturale con frequenti associazioni tra organismi e relazioni simbiotiche di forte specializzazione.

Nel Mediterraneo si possono trovare due tipologie di coralligeno: il coralligeno della roccia litorale che si sviluppa di solito entro i primi 30 metri di profondità (talvolta 15 metri, talvolta 40), e quello di piattaforma, che invece si trova al di sotto dei 50 metri e sino a 130-140 metri. La crescita è normalmente molto lenta (mm/anno) e un’eccessiva velocità di sedimentazione ne determina la morte per infangamento.

Tra i pesci che possiamo incontrare in questo ambiente estremamente complesso se ne possono citare alcuni: castagnola rossa Anthias anthias, zerro Spicara smaris, boga Boops boops, donzella Coris julis, grongo Conger conger, cernia bruna Epinephelus marginatus, barracuda mediterraneo Sphyraena viridensis, occhiata Oblada melanura, scorfano rosso Scorpaena scrofa, re di triglie Apogon imberbis e molti altri. Tra gli invertebrati, le stelle marine Echinaster sepositus e Ophidiaster ophidianus, l’ofiura Astrospartus mediterraneus, il giglio di mare Antedon mediterranea, i ricci di mare Centrostephanus longispinus, Arbacia lixula, Echinus melo e Sphaerechinus granularis.

Una presenza assai diffusa è data dal tunicate ascidiaceo Halocynthia papillosa, organismo filtratore dall’aspetto sacciforme e il colore rosso arancio e dal briozoo Myriapora truncata, noto come falso corallo per l’aspetto molto simile al corallo rosso ma che differisce da quest’ultimo per la presenza dei polipoidi rossi/arancioni, anziché polipi bianchi.

Di bellezza notevole e inconfondibile sono i nudibranchi Felimara picta, di colore chiaro puntinato di giallo, Felimara tricolor, con strisce azzurre, bianche e gialle, Flabellina affinis, di colore rosa-viola con cerata (protuberanze urticanti) vistosi e di color porpora/rosa, la Flabellina ischitana, con cerata arancioni. Il coralligeno rappresenta, dunque, un elemento di grande complessità strutturale ed ecologica dove si sviluppano numerosi microhabitat che ospitano una notevolissima biodiversità, un ambiente unico del Mediterraneo che possiamo considerare la nostra “piccola” barriera corallina.