È tornata dopo sei anni di assenza, con un album che si chiama provocatoriamente Il contrario dell’amore (Time Records), ma il suo pubblico non l’ha certamente dimenticata. Lei è Laura Abela, conosciuta semplicemente come L’Aura, che con il nuovo singolo La meccanica del cuore, si è subito issata ai piani altissimi della classifica di iTunes.

Ispirazione, leggerezza e gusto rétro per una delle artiste più trasversali del nostro cosiddetto pop: “Sono contenta – esordisce - dell’accoglienza e dei consensi che sto raccogliendo adesso. In realtà il mio ultimo “vero” disco è Demian, di quasi dieci anni fa, su quanto è successo dopo glisso volentieri, anche per le tossine che mi è costata la separazione dalla mia ex casa discografica. Ho preso una pausa, allietata anche dalla nascita di mio figlio, ripreso le giuste energie facendo un po’ piazza pulita intorno a me ed eccomi qui: ho pensato a questo lavoro alla stregua di un melodramma pop contemporaneo in tre atti, con tredici canzoni e tre racconti brevi, che narrano la vita di altrettante figure simboliche: Mary Jane, come l'eroina di una canzone di Alanis Morrissette che è sempre stata fra le mie principali ispirazioni; poi c’è Lucy, proprio quella dei Beatles; infine Lisa, mi riferisco a quella tratteggiata in maniera così sapiente da Cat Stevens. Donne anti-convenzionali, non esattamente al loro posto che in realtà parlano per me, perché sono storie che mi sono accadute. Ma non è un concept-album, quelli appartengono a un’altra era. Io ho semplicemente utilizzato i miei scritti che a breve riappariranno in forma romanzata sul mio sito.

Sia il titolo dell’album come quello del singolo alludono una circumnavigazione ben ponderata intorno ai sentimenti, non necessariamente legati a un rapporto di coppia…

È vero, anche se è innegabile che tutto ruota intorno all’amore che c’è più vicino. Ognuno nel titolo può ritrovarci o fare le supposizioni che ritiene più consoni, io invece ritengo che il contrario dell’amore sia rappresentato dalle dinamiche che si oppongono al suo corretto svolgimento, a quella la parte scura della luna che è presente in ogni cuore, rispetto alla quale bisogna convivere: non c’è solo l’innamoramento, ma anche la fragilità, le insicurezze che sono persino ovvie in questo tipo di dinamiche, nonostante la profondità e il coinvolgimento. Ho scritto tante nuove canzoni e l’ho fatto al piano, in chiave intimista, trattenendomi sempre dal fornire giudizi: ho lasciato che tutto fluisse naturalmente.

Immagino che in tutto questo abbia contribuito anche la tua nuova dimensione personale…

Essere mamma è effettivamente una esperienza incredibile: le tue priorità cambiano, il resto si relativizza. E in più ha migliorato il mio carattere, mi ha conferito una maggiore e ben migliore organizzazione nel strutturare la giornata affinando la mia sensibilità: ho una soglia di tolleranza davvero minima nei confronti delle tante ingiustizie e soprusi che riguardano i bimbi, troppo spesso strombazzati in cronaca. In più ho fatto yoga e meditazione, penso sia obbligatorio per una mamma, o meglio per quello che si deve a un figlio che cresce con te, di essere quanto mai stabili e sereni.

A proposito di famiglia, tuo marito è anche un ottimo musicista, quanto è complicato portarsi il lavoro a casa e quanto ti ha lasciato libera in fase di produzione di esprimerti in italiano e inglese sulle canzoni che poi avete scelto?

C’è una grande sintonia fra di noi, almeno il 50% del merito di questo lavoro è totalmente suo, anche per la fiducia che ha saputo infondermi in un periodo in cui sembrava non avessi più stimoli e vedevo tutto nero. La mia carriera è iniziata presto, a un certo punto ho avvertito una pressione eccessiva. Con l’inglese mi sento totalmente a mio agio, quando inizio a scrivere non c’è una scelta cosciente, passo indifferentemente da una lingua all'altra: ho fatto esperienze importanti all’estero e mi è sembrato il vestito adatto per alcune canzoni, perché potessero splendere meglio. In casa mia quando ero piccola giravano molti dischi di produzione internazionale, sono cresciuta così.

In qualità di giovane veterana come vedi invece la scena artistica attuale?

Mi sembra ci sia un po’ di confusione e che si tenti anche un certo recupero di quelle atmosfere degli anni’70, quando c’era un rapporto più viscerale con la musica, ritornato poi prepotentemente negli anni’90. Questo disco è molto più rock rispetto ai precedenti, che ritengo più sognanti e intimisti, intanto perché sono cresciuta riconciliandomi con le mie radici, da sempre ribelli e anticonformiste. C’è molta più libertà oggi, sono cambiati i canali di fruizione della musica e la possibilità di farsi conoscere, indipendentemente da quanto si faceva prima quando ho iniziato io: dovevo dare troppe risposte.