Mercoledì 8 marzo alle ore 17.00, in occasione della festa della donna, è stata inaugurata la mostra La profondità degli sguardi. Le donne nella fotografia di Marina Guerra, realizzata dal Comune di Ravenna, Assessorato Politiche Giovanili, in collaborazione con l'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia. Le fotografie selezionate intendono evidenziare il cambiamento del ruolo della figura femminile nella società - tema cardine nel lavoro di Marina Guerra - dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. In concomitanza con la mostra, sabato 11 Marzo, Marina Guerra terrà presso la sede di Palazzo Rasponi 2, un Workshop fotografico sul ritratto al femminile. La partecipazione è gratuita e riservata a 15 giovani under 30, previa iscrizione obbligatoria.

Marina Guerra fa parte di quella generazione di fotografi formatasi documentando il radicale cambiamento del nostro Paese nel secondo dopoguerra. La passione per la fotografia l'ha condotta a una personalissima ricerca, rivolta a temi di carattere sociale, in particolar modo alla figura della donna e alla sua condizione dagli anni Sessanta fino ai giorni nostri. Molti dei suoi scatti ritraggono infatti donne al lavoro nei campi, in fabbrica e a domicilio. Gli stessi temi di cronaca del quotidiano sono stati poi ripresi dopo più di vent anni, al fine di mostrare i profondi cambiamenti del ruolo della figura femminile all'interno della società contemporanea. La differenza riscontrata è stata netta: il lavoro delle braccianti è scomparso, sostituito da nuove generazioni di donne manager in carriera.

Marina Guerra, nata a Lugo di Romagna, dopo la scuola superiore inizia a dedicarsi alla fotografia, utilizzando la famosa Rolleiflex. Inizialmente frequenta l'ambiente dei circoli fotografici, prendendo parte a mostre della Fiaf e imparando l'arte della stampa presso laboratori di Ravenna e Milano. Nel 1964 decide di fare della fotografia la sua professione, specializzandosi nel ritratto. Nel corso degli anni i suoi scatti raccontano con uno stile verace ma allo stesso tempo sobrio il territorio in cui vive e le fasi politiche e culturali che l'attraversano. Nel 1976 realizza alcune foto sul set cinematografico de L'Agnese va a morire, di Giuliano Montaldo, tratto dall'omonimo romanzo di Renata Viganò. Le sono state dedicate numerose mostre personali in Emilia Romagna e ha preso parte a diverse esposizioni collettive in tutta Italia. Ha collaborato con varie riviste, tra cui: Noi donne, Libera età e L'illustrazione Italiana e ha pubblicato volumi, fra iquali: Noi, altre: immagini e storie di donne (1977) e Il volo della Strega: percorsi della donna alle soglie del terzo Millennio (2000). II suo lavoro, svolto lungo un arco temporale di quattro decenni, è entrato oggi a pieno diritto a far parte del patrimonio dell'archivio dell'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea di Ravenna.