Solo da ubriaco, ripeti deciso all’uomo accanto. Ti ha appena chiesto di Susan, la cameriera dell’Irish Pub in cui vi trovate a condividere la noia di una serata già vista. Lei, la tipica ragazzina sui venti diversamente timida, viso innocente per fraintendimenti e la verve materiale con cui rendeva provocante anche un’espressione fastidiosa, la conoscevi perché avevate fatto sesso un anno prima. L’uomo accanto a te, come se non avesse mai abbassato le mutandine di una donna in vita sua, ti chiede perché non hai continuato a sbattertela fino al disgusto. Gli rispondi che non era proprio disgusto, ma che quella sensazione di niente dopo esserle venuto sulla pancia ti aveva fatto passare la voglia di entrarci in intimità.

Susan era come te, guardava tutti per non guardare nessuno e non importava se a fine serata quello prescelto era più o meno viscido. L’importante era essere un minimo o un massimo ubriachi, scordarsi di dove si era e aggrapparsi alla schiena per avere un orgasmo più crudo e meno recitato. Se sapevi di non bere non saresti nemmeno uscito di casa, soprattutto se dovevi vedere una di quelle con cui l’attrazione mentale era sotto lo zero. Non bastava la voglia sacra di farlo, l’empatia della bellezza e gli interessi in comune. C’era di mezzo la scomparsa delle emozioni.

Le ricordi molto bene le tue ultime emozioni. Era settembre, un anno preciso dalla lettera che ti rovinò l’esistenza. Avevi deciso di lasciarle un girasole gigante in portineria, una rivista di cinema e un altro pezzo di te stesso. Lei si chiamava Caterina. Quel giorno la metro era piena di gente e tu eri lì all’angolino a proteggere quel girasole dalle loro spinte che l’avrebbero fatto sfiorire. C’era chi ti guardava e si chiedeva chi fosse quel cretino con un girasole gigante in mano, poi c’era chi ti sorrideva e ti avrebbe raccontato alla figlia poco dopo.

Quando eri ormai a pochi metri da casa sua hai fatto un passo indietro. Dovevi sapere bene che dire alla portinaia e poi scappare come un codardo. Allora ti sei nascosto in una stradina più lontana per fumarti una sigaretta a pensare cosa dire e sciogliere un po’ di tensione. Quel rinvio fu chiamato dal destino. Una volta ripartito e arrivato quasi alla portineria uscì improvvisamente lei. Ti veniva incontro sullo stesso marciapiede. Preso dal panico hai cominciato a coprirti la faccia con quel girasole gigante in modo che non ti vedesse, ma non bastò e si bloccò accanto a te.

Quella coincidenza non ebbe spiegazione, non era destino né Dio ma semplicemente voi due al di là del tempo e del mondo. Lei ti chiese se eri sicuro di quello che stavi facendo, tu le hai risposto che non lo sapevi.