La fortuna è donna, si è detto, ed è un peccato lasciarla scappare. Vediamo in questo caso quali possono essere gli accorgimenti pratici che permettono a un soggetto di sfruttare al meglio le occasioni che si presentano sul suo cammino. Di saperle rilevare, individuare: questa, innanzi tutto, è la conditio sine qua non che ci permette poi di mettere a frutto le opportunità. Facendo riferimento ai cinque fattori descritti nel precedente articolo, passiamo quindi in rassegna tutte le modalità per operare al meglio nella propria vita:

  1. Per quanto riguarda la storia pregressa familiare, cioè tutto quanto è avvenuto prima della nascita di un soggetto, è fondamentale conoscere il proprio albero genealogico, sapere se ci sono dei nodi problematici non risolti, che solitamente coincidono con i “non detti”, cioè con tutti quegli argomenti tabù: quello che era successo al nonno, quella nascita di cui non si parla mai, quel triste e doloroso periodo di guerra di cui si preferisce tacere e così via. Prima di noi, c’è la nostra storia familiare, il nostro personale albero genealogico. Si tratta, come si è detto, di situazioni che frenano, che rendono la via ingombra, irta di ostacoli per le generazioni successive. Per poter trovare una piena espressione di sé, della propria essenza e delle proprie potenzialità, è di fondamentale importanza “sciogliere” questi nodi, con un lavoro personale centrato sul transgenerazionale, in modo da fermare in tempi rapidi la riattivazione e la ripetizione.
  2. Noi possiamo agire anche sul bagaglio di risorse ereditate. Le potenzialità che riceviamo e di cui disponiamo al momento del concepimento, e che rappresentano la vera eredità dei nostri genitori e dei nostri avi, sono tesori che dobbiamo conoscere, di cui è fondamentale che siamo consapevoli. Questo attraverso la rilevazione e la valorizzazione delle caratteristiche base e di quei piccoli o grandi elementi che rendono speciale e potenziale una persona. A questo scopo, è estremamente utile farsi raccontare come si era da piccoli, quali caratteristiche emergevano, e tra queste rilevare quelle che sono individuabili come risorse, cioè opportunità. Perché le opportunità sono già dentro di noi, non è vero che sono soltanto elementi esterni che ci arrivano.
  3. Per il recupero del bagaglio di risorse acquisite nel corso della vita, occorre invece passare in rassegna tutte quelle situazioni nelle quali le difficoltà e gli ostacoli ci hanno in qualche modo temprati. Molto spesso chi ha dovuto faticare in età infantile e in adolescenza, per motivi sociali, familiari, economici, si struttura come una persona dotata di una buona capacità di reggere agli urti della vita, di superare le difficoltà. Ma non sempre il soggetto è consapevole di avere dentro di sé queste risorse, “spendibili” in futuro. In tal caso, è opportuno rafforzare la consapevolezza di sé, ma soprattutto la possibilità di ri-attualizzare le stesse capacità già utilizzate in passato con buoni risultati.
  4. Per quanto riguarda l’intuizione, una vera dote, utilissima in tutti i campi del vivere, le situazioni sono sostanzialmente due:
    a. Se il soggetto già possiede tale capacità, è utile che ne faccia buon uso, cioè che dia ascolto a quella sensazione che in qualche modo, difficile da spiegare, “guida” nelle scelte e nel prendere decisioni. Molto spesso le persone troppo attente alla razionalità, a non deviare mai dai binari rassicuranti della logica, non prestano attenzione ai segnali intuitivi, che anzi considerano una deviazione dalla focalizzazione sul risultato.
    b. Se invece il soggetto non conosce l’intuito, se non comprende bene di che cosa si tratti, allora significa che deve “coltivare” tale capacità. Questo avviene attraverso l’ascolto di sé, non tanto nel senso della conoscenza di sé e della consapevolezza del mondo, ma piuttosto nella rilevazione di sensazioni fisiche di tipo prevalentemente esterocettivo, cioè di provenienza dal mondo esterno. È un po’ come se ci si dovesse allenare a sentire e riconoscere le sensazioni che si ricevono dal mondo esterno. In tal modo si affina la capacità di individuare il mondo esterno, e di percepire i segnali che da esso arrivano.
  5. La capacità diagnostica si avvicina molto all’intuito, ma da esso si differenzia per essere una capacità più strutturata, o apparentemente più strutturata, più logico-razionale. Chi possiede capacità diagnostiche capisce l’essenza della persona che ha davanti, della situazione che si presenta alla sua osservazione. Tale capacità si affina e si coltiva con lo studio della psicologia, della medicina, ma anche con l’esperienza di vita, con la socializzazione, con la voglia di fare correlazioni tra persone, di fare confronti. E ha sempre come base l’intuito.

Con piccoli accorgimenti, con curiosità, con tenacia ci si può quindi allenare a vedere, captare e cogliere le opportunità che abbiamo dentro di noi e che si presentano nel mondo.

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