25 novembre

In questo periodo nella mia vita ci sono due Cristine: Christine de Pizan è un'amica di tempi molto lontani, infatti è nata nel 1365. È la prima scrittrice che visse del suo lavoro, produsse manoscritti per sé e per committenti, non da sola, creò, infatti, una sua azienda. Sulla sua vita ho già scritto due racconti. L'altra amica è Cristina Mazzavillani Muti ed è una mia coetanea. In loro trovo un tratto di vita simile. Tutte e due dopo una fertile preparazione culturale e artistica si dedicano alla famiglia e contemporaneamente mantengono viva la fonte dell'originaria creatività e si arricchiscono attraverso le esperienze vissute. Non hanno dimenticato, perché vorrebbe dire dimenticare se stesse e al momento giusto tutto è ritornato alla luce e ha preso nuova sostanza. Sono ritornate all'opera, a ciò da cui è impossibile separarsi. Ecco cosa vuol dire per me assistere alle prove delle regie di Cristina e parlare con lei mi fa bene alla salute. È di lei e delle sue "prove" che ora parlo.

27 novembre

Mariella

È da molto tempo che attendo queste prove. Ieri pomeriggio sono arrivata a teatro alle 16 e in portineria mi hanno detto che le prove c'erano state al mattino. A me accade spesso, per distrazione, di confondere le date, i luoghi, e gli avvenimenti ai quali vorrei partecipare. Ho riprovato oggi; c'è stata qualche difficoltà nel trovare l'ingresso della platea ma ho seguito il canto dei bambini e infine sono entrata. Come tutte le prime volte, sono in difficoltà. Mi sento un'estranea e contemporaneamente mi emoziono. I casi della vita non mi hanno tolto la timidezza di una bambina. Poi regolarmente vengo attratta da quello che accade. Mi siedo a lato e nel buio della platea riconosco la voce calma e sicura di Cristina. Come se niente fosse, sta dirigendo una moltitudine di persone. La ritrovo qui nella sua casa - il teatro - come se ci fosse sempre stata. A me incanta la sua azione creante che è autorevole anche quando dice: "Adesso sono confusa, sto pensando a un'altra cosa". La prima emozione: la voce. La seconda: la scena; ma quello che più mi sorprende è questa fucina in atto dove tutti collaborano. Dopo questo mondo, l'altro un po' più in alto, vicino a una luna offuscata che ci viene incontro, dove tutto sta per essere trasformato poeticamente. La voce di Cristina descrive il suo processo creativo. E il processo creativo non è un percorso rettilineo ma un territorio intricato che comprende vie conosciute e sconosciute. Cristina ci rende testimoni di tutte le strade che attraversa e lo fa con la semplicità e l'autenticità di una grande donna. Smonta e rimonta mondi lontani rapita dalla logica dei pensieri che dalla mente passano direttamente alla parola. Inserisce i ricordi della sua e della nostra origine e lo fa con la facilità apparente del poeta. La sua conoscenza profonda dell'altro mondo - quello della scena - la fa volare tra l'opera lirica e il musical e ne scombina i ruoli.

Ecco qualche sua frase che ho annotato lì al buio: "Adesso vorrei un venticello di bambini... e voi bambini fate finta di avere paura... ", "...trasformiamo tutto in pop, vorrei arrivare al musical... ", "...sono graditi gli abbracci... ", "... Una festa che tutti fanno gli allegri, ma non è così, c'è ben altro... c'è la solitudine dell'animo, la miseria... " "Gente che pian piano se ne va a braccetto, così, così mi piacete ... un mondo silenzioso... " "...Tu devi essere libera di fare quello che vuoi... ".

Cara Cristina, che le Muse ti benedicano. Cosa c'è di più struggente di un mondo silenzioso e di una luna invernale che dona al buio la sua essenziale, fatale qualità? Poi c'è la neve e giovani vite che lottano con i loro sentimenti in ambienti dominati da un freddo reale e simbolico. Questi primi segni indicano vie che mi appartengono. "Il silenzio come uno stato d'animo ... La musica è in rapporto col silenzio e con lo spazio spirituale che da esso nasce e che chiede d'essere colmato. Senza silenzio, non c'è musica... " (Gustavo Zagrebelsky) Il silenzio si riempie così della forza trasformatrice della musica, del canto, delle immagini. È il mondo intero dell'arte che inizia a palpitare e a sconvolgere i miei pensieri e la mia anima.

30 novembre

Continuo a prendere appunti; sono frammenti di frasi di Cristina. Li trovo divertenti e illuminanti. Tracciano meglio di qualsiasi altro discorso l'autenticità del suo percorso creativo. Eccoli: "Sto seguendo tutti, tranne i miei cantanti solisti. Ve ne siete accorti, vero?... " "...Un nonno, un presepe e tanti bambini, che bello!... Il presepe deve essere libero, possono scendere tutti di un gradino?". "...Voglio la sorpresa, se mi piace è fatta!.. " "... Stavo guardando il bel vestito di Mimì che ora è sporco di vino... " " Ritira anche le quarte... gli uomini dove sono?...Possono riempire la scena come una prospettiva e chiudere come una piccola piramide?... " "...Oggi Mariella abbiamo sbagliato proprio tutto... ".

1 dicembre 2015

" ...Riprendiamo la prova... Gli uomini devono essere un po' ubriachi perché si sono fatti dei cicchetti..." "... È bello vedere queste ombre... gente che ha poca voglia di parlare. Le teniamo... " " ...Ho la testa troppo stanca... Devono avere un po' di neve anche in testa. Vedrai che funziona... ".

Le fa da altro canto una voce che non prevede alcun dubbio. Lei, Maria Grazia Martelli, è direttrice di scena e assistente alla regia ed è garanzia assoluta per la realizzazione dell'intero lavoro. Con il suo "shh shh shh silenzio in scena!" tutto ha inizio e tutto procede.

5 dicembre 2015

Oggi sono depressa, ho mal di testa e i demoni della mente sono entrati in azione. Le prove sono terminate alle 18 e 30. Stavo per andarmene ma Cristina mi ha detto che aveva un'ora libera e potevamo comporre la conversazione per WSI. Non ho il registratore. Ho preso appunti. Non so cosa sono riuscita a scrivere.

Cristina

La Bohème è per me un innamoramento impensato. Provavo commozione struggente solo nell'ultimo atto. Per il resto la trovavo piagnucolosa e mielosa. Da sempre sono innamorata dell'opera di Mozart, di Verdi e Puccini non mi attraeva. Quando il teatro dell'Opera di Vilnius in Lituania mi ha richiesto la Bohème dapprima volevo rifiutare poi ho pensato che era un'opportunità, una coproduzione e mi sono detta: mi tocca fare la Bohème! Non mi piace dare giudizi prima di conoscere, così ho studiato, sono andata in profondità, mi sono aperta al grande genio e me ne sono innamorata. Ho compreso la portata del suo nuovo corso verso l'opera realista. Puccini ha aperto le porte alla grande musica americana e europea del '900. È stato amato e coltivato da Prokof'ev, da Berg, da Stravinskij e, più oltre, a ispirato il musical, Gershwin, Cole Porter, Bernstein.

Non è una brutta copia di Verdi ma un grande anticipatore di future esperienze musicali. La sua è una verità scanzonata, scompigliata, graffiante e a volte crudele. Ciò che mi appariva "formale" ha preso la consistenza della solitudine, della creatività, della libertà. Soffitte, miserie, solitudine, vedersi in difficoltà, tutto conduce al '900. Ecco perché ho scelto, per creare questo stato di verità, l'opera di Odilon Redon, anche lui anticipatore del '900. Una visione magica perché in Boheme non vi è povertà di rappresentazione, ma ogni cosa in scena cura l'aura dell'ambiente. In questa esemplificazione essenziale vedo fiorire la musica, la poesia, i colori, i timbri, la partitura geniale e così rivoluzionaria sia per il tema, sia per la cura dell'orchestrazione. Spero che il pubblico condivida le mie stesse emozioni, perché è mio desiderio scuotere un po' le coscienze.

Siamo qui a costruire qualche cosa di nuovo che deve essere credibile perché appartiene a tutti. Oggi siamo tutti debuttanti. Questo è un laboratorio, una fucina. Vedi quanta passione c'è? Sono giovani che si mettono in relazione, si confrontano: ci sono due Mimì, due Marcelli, due Rodolfi, due Musette. Stanno dando il meglio di loro stessi. Ho già scelto: ho rubato la loro anima e la mia per restituirla poi al pubblico. Lo vedo come un congiungimento di anime che potrebbe dare vita a un'umanità che diventa fiaccola ardente.

Ho percorso le regioni del Puccini che ha dato il via al rock, al pop, al gypsy jazz ed entrare in comunione con lui è stato un privilegio assoluto. Per vie diverse sono arrivata, con la Bohème e col musical Mimì è una civetta, allo stesso risultato: due mondi con le stesse motivazioni. Questo teatro semplice e piccolo mi ha dato la libertà di spingermi ad affrontare le cose in questo modo. Sono a posto con la coscienza. Certo, sai, a volte mi dico: ma cosa mi sono sognata di fare? Appartengo al mondo delle "chiamate"; la chiamata di Puccini mi ha permesso di realizzare proprio quello che nella vita non pensavo: la rappresentazione di due mondi che confluiscono l'uno nell'altro e soprattutto un incontro anzi un impatto del Divino che è in noi. Che miracolo!

Mariella

Ecco, tra breve forse vedrò Cristina con la bacchetta in mano intenta a dirigere la sua orchestra. Mi è sparito il mal di testa e a cena con gli amici del sabato sera sono quasi euforica.