Costruzioni impossibili, esplorazioni infinite, giochi di specchi, motivi e geometrie interconnesse: il meraviglioso mondo dellʼartista che più di ogni altro trasforma lʼambiguità visiva in ambiguità di significato, che seduce e incanta con disegni e litografie che col passare del tempo sono entrate nellʼimmaginario quotidiano e collettivo e che hanno visto gli impieghi più disparati - copertine di famosi long playing, (33 giri), scatole da regalo, francobolli, biglietti dʼauguri e piastrelle. Escher è ovunque.

La retrospettiva su Maurits Cornelis Escher, aperta dal 12 marzo al 19 luglio 2015, a Bologna, è stata arricchita e viene presentata in una forma inedita, ponendo lʼaccento su aspetti mai affrontati prima dʼora, con oltre 150 opere del famoso artista olandese.

Tra le opere esposte ci sono i suoi capolavori più noti come Mano con sfera riflettente, Giorno e notte, Nastro di Möbius II, Casa di scale (relatività), Altro mondo II, Vincolo dʼunione, e la serie degli Emblemata. Una sezione del tutto nuova sarà quella della Eschermania che racconta la vasta e molteplice influenza dellʼartista.

Il percorso espositivo si articola in sei sezioni:
• La formazione: Escher, lʼItalia e lʼispirazione Art Noveau
• Superfici riflettenti e metamorfiche
• Metamorfosi
• DallʼAlhambra alle tassellatura
• Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio
• Economia escheriana ed Eschermania

Poco nota, ma qui approfondita in maniera illuminante, è lʼinfluenza che Escher ha avuto ed ha ancora sullʼeditoria, sulla grafica, sullʼoggettistica, per non parlare della pubblicità, della moda, dei fumetti e del cinema: il rigore delle sue straordinarie immagini inventate ben prima che fosse commercializzato il computer, nulla hanno da invidiare a quelle realizzate oggi con le più sofisticate tecniche digitali.

La grandezza di un genio si misura anche dalla capacità dʼinfluire su altri artisti, come pure sulla società circostante. La lezione di Escher ha dimostrato che, sebbene non abbia avuto allievi diretti, questi due parametri sono stati del tutto soddisfatti.

La beat-generation sʼinnamorò presto delle creazioni di Escher che, soprattutto in America, “rubava” la sua arte per stamparla su magliette, sui poster tinteggiandole con i colori psichedelici allora di moda, suscitando le ire dellʼartista che, per questo motivo, fondò la Escher Foundation alla quale, ancora oggi, si deve la tutela dei suoi diritti. Così, le sue incisioni finirono anche sulle copertine dei long playing, come si chiamavano a quellʼepoca i 33 giri incisi dalle grandi band della musica pop, non sempre con il gradimento dellʼartista. È noto lʼepisodio di Mick Jagger che non riuscì a pubblicare Verbum sulla custodia dellʼultimo LP dei Rolling Stones che nei primi giorni del 1969 sarebbe stato lanciato sul mercato con il titolo di Let it Bleed. Tutto questo può ben essere definito “eschermania” a cui viene dedicata unʼintera sezione che racconta come, ancora oggi, in maniera sempre crescente, persone di ogni estrazione sociale, dai curiosi ai matematici, dagli eccentrici ai trasgressivi, fino a tutti quegli artisti che, pur non avendolo mai conosciuto, a lui sʼispirano per le loro opere, siano profondamente affascinati dal mondo caleidoscopico di Escher. Cʼè infatti una lunga schiera dʼimitatori che hanno “imparato” il “metodo-Escher” e hanno prodotto una serie di variazioni sul tema. Si va così da David Hop, pubblicitario e grafico statunitense, al francese Dominique Ribault che ultimamente ha utilizzato il metodo della tassellatura anche per le sue sculture a tre dimensioni, fino al tedesco Hans Kuiper che ha utilizzato tecniche computerizzate per riprodurre opere di artisti famosi del XX Secolo, a cominciare proprio da Escher.