Fare il punto della situazione sulle tendenze artistiche del momento a Roma: ci hanno pensato Maria Alicata e Ilaria Gianni con Re-Generation, grande collettiva di oltre cinquanta artisti che si è aperta al Macro Future di Testaccio e visitabile fino al 9 settembre.

Il programma prevede, oltre alla mostra, una serie di proiezioni video e performance per una rassegna che ha come filo conduttore il territorio romano: artisti nati o attivi nella capitale, inclusi gli stranieri che nella città eterna hanno svolto o svolgono un periodo di residenza o borsa di studio presso Accademie e Istituti Culturali.

Il panorama artistico romano degli ultimi anni ha visto il moltiplicarsi di artisti, gallerie, spazi alternativi, nuovi spazi istituzionali – il MAXXI in prima fila che tra l'altro ha vissuto giusto qualche mese fa la triste vicenda del commissariamento da parte del Ministero dei Beni Culturali – e giovani voci critiche e curatoriali. C'era l'esigenza di uno screening per vederci più chiaro, partendo da alcuni pilastri della generazione appena precedente: Alighiero Boetti, Fabio Mauri, Luigi Ontani, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali e Gianfranco Barruchello, sempre attuali e padri di un'estetica che ancora ritroviamo nel lavoro dei numerosi “figli”. Il lavoro del sudafricano Jean Jacques du Plessis, ad esempio, mescola una soluzione estetica boettiana con l'uso del collage e l'applicazione sulla tela di segni, simboli e tasselli colorati come fossero pixel, mentre l'insegnamento dell'Arte Povera si ritrova evidente nel cretto murario di Nicola Pecoraro, Picturesof Peoples in Caves.

Impossibile fare l'elenco completo ma possiamo suggerire ancora il nido artificiale di formiche di Luana Perilli (Polyrhachis Dives kin selectionmaiden aunt weaving chair), gli studi sull'anatomia e il corpo umano di Gianni Politi (The Book of Life) e il recupero dei materiali caduti in disuso di Stanislao di Giugno (A Sense of Displacement). In mostra anche i video di Goldiechiari, Rä di Martino e Mary Reid e Patrick Kelley.
Insomma, sicuramente Re-Generation non è una mostra da vedersi distrattamente e in poco tempo; tuttavia una riflessione è da farsi: nella capitale italiana, punto di incontro, scambio, passaggio di diverse culture europee ed extra continentali, c'era la necessità di una mostra sul ristretto panorama romano? Una città che viene continuamente accusata proprio da coloro che lavorano nel settore artistico e culturale di avere un mercato e un circuito chiuso, che ancora subisce l'imponenza della cultura classica, aveva bisogno di un evento di tale portata concentrato attorno ad una ristretta area territoriale?
Una struttura museale come il Macro, che con due sedi all'interno del territorio comunale – via Nizza e Testaccio – si vuole presentare come piattaforma di respiro internazionale, aprendo i propri spazi anche alle residenze per gli artisti nazionali e stranieri, non rischia di cadere in contraddizione?
Al pubblico la risposta.

Testo di Claudia Pettinari