Era la fine del 1800 quando in Francia un gruppo di artisti, passati poi alla storia come Impressionisti, rivoluzionavano il campo artistico liberandosi dalla dittatura della potente Academie française fondata dal Cardinale Richelieu nel 1600 e considerata fino ad allora l’unica detentrice del potere di definire quali opere potessero essere considerate a tutti gli effetti “arte” e chi fosse degno di essere definito artista. Gli Impressionisti non solo si inventarono un mercato alternativo per le proprie opere (rifiutate dall’Academie) ma anche vere e proprie strategie promozionali e pubblicitarie modificando quindi radicalmente lo scenario artistico da lì in avanti. Nel mondo contemporaneo per l’artista non c’è più un’Academie dalla quale emanciparsi. Ci sono al suo posto galleristi, curatori e un mercato internazionale rispetto ai quali l’artista rivendica una propria libertà e autonomia.

Dunque in una società fortemente individualizzata come quella contemporanea le rivoluzioni non sono più il leitmotiv di un gruppo o di un movimento ma bensì di un singolo individuo. E’ il caso del celebre e controverso artista americano Jeff Koons, protagonista di una straordinaria retrospettiva al Whitney Museum di New York dal 27 giugno al 19 ottobre, al Centre Pompidou di Parigi dal 26 novembre 2014 al 27 aprile 2015 e al Guggenheim Museum di Bilbao dal 5 giugno al 27 settembre 2015. Una storia emblematica la sua in quanto incarnazione del sogno americano e di un nuovo approccio al mondo dell’arte capace di conciliare cultura ed economia (due elementi che con l’arrivo della Modernità si sono dissociati e contrapposti), di riconciliare cultura popolare e arte, di avvicinare e coinvolgere il grande pubblico con uno stile pop minimalista del tutto originale se pensiamo alla tradizione del ready-made. Un approccio che non allontana ma avvicina, che non disorienta ma seduce, che mescola le nostre debolezze e il kitsch che ci circonda con un’analisi sociale sottile e indiretta. Koons infatti conoscendo bene le nostre debolezze ci ha offerto nelle sue opere gli oggetti e i soggetti più desiderati (l’aspirapolvere di ultima generazione, il coniglietto in acciaio inossidabile, la forza rassicurante di Braccio di Ferro o dell’Incredibile Hulk) con una partecipazione e una forza seduttiva tale che a un certo punto anche lui ha confuso realtà e finzione sposando la pornostar Cicciolina – Ilona Staller e immortalando nelle sue opere il tanto discusso matrimonio.

Figlio di un decoratore d’interni e di una sarta, Koons ha iniziato la “gavetta” vendendo porta a porta dopo la scuola carta da regalo, alla ricerca di quell’autonomia economica che gli ha permesso di studiare e sperimentare diventando un originale e ironico osservatore dell’american way of life, capace di trasformare quotidianità e banalità in perfezione artistica, in monumenti, in opere faraoniche. Formatosi in un clima culturale nel quale prevalevano figure fortemente carismatiche come quella di Beuys, una sorta di artista-profeta, e un atteggiamento nei confronti del mercato piuttosto denigratorio e critico, Koons sviluppa idee differenti influenzate forse anche dalla sua nuova attività di agente di borsa a Wall Street. Per Koons infatti “l’arte non significa saper fare una cosa, ma nel saperla vendere”. Un concetto che sintetizza in modo esemplificativo il passaggio culturale e storico della nostra società: l’apparenza prevale sulla sostanza. Questo Jeff Koons l’ha capito bene e subito facendone la base della propria produzione artistica. La genialità di Jeff Koons abbinate a una meticolosa ricerca non solo di desideri volubili ma anche di tecniche e materiali di ultima generazione oltre a una innata predisposizione comunicativa e relazionale gli hanno così permesso di abbandonare i panni dell’agente di borsa per trasformarsi nell’artista vivente con le più alte quotazioni di mercato e un successo planetario di pubblico e di attenzione dei media per niente diverso da quello riservato alle grandi rockstar o ai divi di Hollywood.

Jeff Koons è il primo artista della storia a gestire in modo manageriale e autonomo la propria produzione artistica rivoluzionando il sistema dell’arte, le sue regole e le sue istituzioni e raggiungendo il successo solo con l’aiuto secondario e marginale di mercanti e galleristi. Con Koons inizia una nuova era dell’arte contemporanea dove l’artista non è uno strumento ma un soggetto capace di imporre le proprie idee e il proprio pensiero con o senza l’aiuto di galleristi, collezionisti e curatori. Koons non è un complice del sistema internazionale dell’arte come erroneamente alcuni pensano ma è proprio l’incarnazione della libertà rispetto a quel sistema che riesce a controllare e strumentalizzare rispetto alle proprie idee e valori. È questa la chiave della libertà e dell’autonomia artistica. È questa la chiave con la quale Koons ha rivoluzionato il campo dell’arte internazionale.