Gagliardi Art System è lieta di presentare in esclusiva il progetto The Empress dell’artista Barbara Uccelli.
The Empress è un’installazione video interattiva, una specie di videoquadro, nel quale una donna, l’imperatrice, la stessa Barbara Uccelli, è sottoposta ad un processo di rapidissimo invecchiamento. L’inesorabile e veloce scorrere del tempo sul volto della donna è determinato dallo stesso visitatore, che lo innesca attivando inavvertitamente un semplice sensore. L’imperatrice avvolta nel suo cappotto comincia ad invecchiare e il processo termina un’istante prima del momento fatale, per poi tornare alla giovinezza iniziale, in un loop temporale senza fine. Ma prima di essere una videoinstallazione interattiva, in effetti The Empress è una vera e propria performance. Barbara Uccelli si è sottoposta ad una seduta durata un’intera giornata di trasformazione del proprio volto, sotto l’azione delle mani di truccatori professionisti. Ma la performance sarà anche quella che ci sarà la sera dell’opening in cui la Uccelli mescolerà il suo tempo reale a quello dell’immagine che ci guarda dal videoquadro. Questa contemporaneità fisica e gli slittamenti temporali che comporta, è il senso più profondo dell’imperatrice. In mostra oltre alla videoinstallazione, saranno esposte una serie di immagini fotografiche, oggetti e manufatti che appartengono al mondo de The Empress.

Riportiamo un breve estratto dal testo in catalogo di Raffaele Gavarro:
In realtà quello che accade davanti ai nostri occhi, l’imperatrice che invecchia, quella donna lì che invecchia, è una cosa che conosciamo bene. L’abbiamo vista accadere sul volto di nostra madre, di nostra nonna, della maestra, della fidanzatina dei nostri dodici anni. Non possiamo certo dire di non sapere. Ma quello che accade davanti ai nostri occhi al volto, alla figura e alla mano di Barbara Uccelli, accade con una rapidità che oltre ad essere agghiacciante, ci impedisce di pensare ponendo solo nel metronomo del nostro sguardo il senso di quella mutazione. Ne siamo anche la causa e lo capiamo troppo tardi. Nel senso che vedendo e cercando di vedere meglio ci avviciniamo azionando un sensore che fa partire il video – > -. A quel punto è troppo tardi. Il volto subisce l’azione del tempo in modo impassibile. Il corpo flette sotto il peso, trema e indietreggia. Il cappotto imperiale, realizzato appositamente per lei dalla stessa Uccelli, non nasconde la perdita del vigore e della freschezza. La mano diventa un artiglio. Quel verde dell’abito cambia, da grazioso e quasi civettuolo assume un tono di sobria eleganza fino ad un violento illividirsi che lascia solo un ricordo acido negli occhi. Proprio in questa corrispondenza tra il vedere meglio avvicinandosi e il conseguente azionarsi del meccanismo, sta la sottolineatura decisiva tra il guardare che rende reale e l’apparire che invece rimane solo un’ipotesi di realtà. Ne abbiamo in questa situazione una dimostrazione obiettiva e una comprensione oggettiva. Anche perché allontanandoci il video torna al punto iniziale. L’imperatrice è di nuovo giovane. Il tempo dello spazio della rappresentazione torna ad allinearsi a quello in cui siamo noi. La cosa è decisamente tranquillizzante, tranne per il fatto che è come aver commesso un danno che pur se riparato ha dimostrato quella fragilità che tutti noi, proprio tutti, nascondiamo per bene sotto quantità industriali di apparente indifferenza e inevitabile fatalismo. Barbara Uccelli è in mezzo a voi, proprio mentre state guardando l’imperatrice. È lì che invecchia, o attende di invecchiare in conseguenza al vostro guardare meglio, ma è anche qui che parla e beve e invecchia davvero, come tutti noi. In questa doppiezza di finzione e realtà che si intrecciano, si sostituiscono e si alternano, caratterizzando il nostro stesso essere qui in questo momento in sincronia con la Uccelli che parla, beve e invecchia, mentre l’imperatrice attende e invecchia per poi tornare giovane, si rintraccia la forza del paradosso che introduce una rappresentazione che non ha più con la realtà un rapporto univoco. Non è più l’immagine ripresa dal reale, ma è l’immagine che si fa reale e il reale che assomiglia all’immagine, in una perdita definitiva di qualsiasi senso di distinzione tra verità e finzione che sinceramente lascia sconcertati."

Vernissage:
giovedì 12 aprile 2012 ore 18.30 – 21.00

Orario:
Ma - Sa: ore 15.30 - 19.00

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