Victoria Miro è lieta di presentare Incroci del passato (Crossroads of the past) una mostra personale dell’artista nigeriano Richard Ayodeji Ikhide, che attualmente vive e lavora a Londra. Durante una residenza con la galleria di Venezia la scorsa primavera, Ikhide ha iniziato una serie di dipinti a tempera che successivamente ha completato al suo ritorno a Londra. La mostra è accompagnata da un testo di Minna Moore Ede.
Riprendendo elementi della pittura italiana, Ikhide attinge all’eredità della storia artistica occidentale e nigeriana e al tempo stesso la reinterpreta attraverso un suo immaginario. Intrecciando una mitologia personale, rielaborandone i codici e trasformandola in qualcosa di profondamente inedito.
(Minna Moore Ede)
Sperimentando per la prima volta con la tempera all’ uovo su tavola, Ikhide cerca di creare un ponte tra diverse tradizioni artistiche: dai dipinti devozionali dell’Italia rinascimentale agli oggetti e alle pratiche tipiche della sua cultura. In questi nuovi lavori emergono figure archetipiche – genitori, figli, viandanti, sacre famiglie – che abitano paesaggi simbolici dove il sacro, l’ancestrale e il profano si uniscono.
Ikhide ha iniziato a testare questo medium mentre studiava le raffigurazioni di santi e le prime opere a tempera di pittori italiani come Carlo Crivelli. Un periodo di isolamento dalla sua famiglia ha dato vita ad una serie di opere intime che indagano l’equilibrio tra misticismo e scoperta di sé. Patri raffigura un eremita solitario intento a mescolare pigmenti, un riferimento a San Girolamo ma anche ai primi giorni dell’artista a Venezia vissuti in solitudine, approcciando una tecnica antica e laboriosa ispirato da presenze ancestrali. La sua controparte, Matri, colloca una figura femminile in un ambiente selvaggio, circondata da effigi e dolmen – al tempo stesso portale, grembo e tomba – a simboleggiare il potere femminile come soglia della vita e dunque celebrando la forza generativa del materno.
Il personaggio ricorrente del ragazzo in Assurance, Manifest e Carry forth incarna la ricerca della conoscenza sia personale che condivisa: portando con sé orci e teste in terracotta, osservando lo spettatore o meditando in deserti disseminati di elementi totemici, attraversa cicli di crescita, morte e rinascita. Il suo peregrinare richiama la struttura del viaggio dell’eroe, non solo come transito verso realtà ultraterrene, ma anche come discesa nell'inconscio, dove affronta sfide che lo conducono ad una maggiore consapevolezza. I vasi, ispirati alla scultura Nok rinvenuta nella regione sud-occidentale della Nigeria, testimoniano l’unità familiare e l’equilibrio tra energie maschili e femminili. “Immagino il concetto del vaso come contenitore e fonte di coraggio”, afferma Ikhide, "che offre al protagonista la sicurezza necessaria per aprirsi al mondo e intraprendere il proprio percorso, forte dell’appartenenza a una certa cultura e fiero delle origini che definiscono la sua identità.
Questa riflessione sul significato degli artefatti di culture antiche si è sviluppata parallelamente all’approfondita esplorazione della tecnica della tempera all’uovo da parte dell’artista. La precisione del tratto, la costruzione del colore attraverso velature traslucide e la luminosità intrinseca di questa tecnica, hanno permesso a Ikhide di tradurre la qualità grafica dei suoi lavori a penna e inchiostro. Si tratta di un procedimento la cui durata rispecchia l’attenzione dell’artista per la continuità. Per Ikhide, le figure e i luoghi in Incroci del passato (Crossroads of the past) non offrono risposte predefinite ma sono aperti all’interpretazione – mitologie personali che dialogano con più ampie tradizioni rituali, chiedendo a ciascuno come ci si debba rapportare al proprio passato per portarne la conoscenza nel presente.
















