Ha preso il via nei giorni scorsi e prosegue fino al 22 ottobre - con ben 7 prime assolute su 9 progetti in programma – firmati da alcuni dei più alti esponenti dell’espressione artistica e culturale del panorama italiano, di generazioni e linguaggi diversi –il 78° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli: un progetto del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Accademia Olimpica e la Biblioteca civica Bertoliana, L’edizione 2025 del Ciclo di Spettacoli Classici è la seconda affidata alla cura e alla visione di Montanari e Martinelli, una coppia di arte e di vita, fondatori del Teatro delle Albe e di Ravenna Teatro, 15 premi Ubu in due e tanti altri riconoscimenti nazionali e internazionali. Un’eccellenza culturale che non ha mai smesso, nel corso della sua storia, di interrogarsi sul ruolo dei classici nella contemporaneità. Il tema dell'edizione 2025 rimane quello del “Coro”, che segna in modo unitario la programmazione del biennio, visivamente tradotto nel manifesto firmato da un grande artista e sperimentatore come Igort.

Il ‘Coro’, una parola che nasconde in sé molte pieghe e svela di volta in volta forme sorprendenti: coro è la giuntura scenica dell’io e del noi; coro è il farsi comunità scenica, scintillio della polis, politico, in un’epoca che innalza muri tra la massa spersonalizzata e il più disperato individualismo; coro sono quelle figure singole abitate da moltitudini di voci.. Il coro in uno spazio scenico sospeso tra musica, voce, danza, ma il coro è anche il segreto dionisiaco che emerge alle origini dell’arte teatrale in Occidente, la cui luce è ancora oggi gravida di futuro.

Alot, Roberto Latini, Salvatore Sciarrino, Marco Martinelli, Claudia Castellucci, Igort, Anagoor, Masque Teatro e Vinicio Capossela sono gli artisti che daranno voce a un programma lungo quasi un mese, articolato in 9 spettacoli di cui 7 prime assolute, 1 prima regionale, 1 chiamata pubblica e 2 cicli di incontri di approfondimento.

Così, in un momento storico drammatico, segnato da tragici conflitti di portata globale, dalla crisi climatica così come da quella democratica e sociale, ad aprire la rassegna quale via maestra per l’incontro fra culture, e possibile dialogo fra i popoli e comprensione è stata in prima assoluta Veni, a goodbye della giovanissima formazione Alot, un collettivo teatrale composto da 13 elementi di età media 25 anni, formatosi a Milano nel 2022, e che ha debuttato sulla scena nazionale proprio a Vicenza, , uno spettacolo musicale corale con interventi grafici dal vivo in tempo reale, nasce da una ricerca sulla tradizione dei canti polifonici del Mediterraneo compiuta fra il 2022 e il 2024 in Sardegna con i Cantores del Cuncordu di Orosei, in Corsica con il gruppo Tempvs Fvgit e in Sicilia con i Lamentatori dell’Arciconfraternita di Mussomeli. Il repertorio di “Veni, a goodbye comprende segmenti di canti sacri a 3 e a 4 parti vocali in lingua latina, preghiere distillate con cura per lasciare” evaporare il loro più stretto contenuto religioso e farne emergere la ricerca di una risposta, di ascolto e di vicinanza, che esseri umani rivolgono ad altri esseri umani, e non più solo ad un interlocutore divino.

E a seguire è stato il nuovo lavoro di Roberto Latini quei “momenti dell’Angelo” che sono la struttura portante per l’apparizione di altri angeli, come certe sensazioni, precedenti al momento stesso in cui le si prova.

Attraverso le sequenze continue dei primi piani di uomini, donne e bambini, Pasolini riempie il suo film di esseri umani, amplificando la percezione del divino. Come in Teatro, quando gli attori compaiono dal buio infinito che li precede e arrivano, disarmati, tra gli uomini, a distillare umanità. Questa tappa è una bella occasione per considerare Pasolini feat. Euripide, Rainer Maria Rilke, John Milton, Giambattista Andreini, Peter Handke, Wim Wenders.

Chi cercate? Quem quaeritis? è la domanda dell’Angelo al sepolcro. Chi cercate? Intanto, nel ruolo di "Maria anziana”, Susanna Pasolini, quella della Supplica, attraverso il proprio figlio, suggerisce a tutti una possibile risposta: i poeti stanno agli uomini, come gli angeli ai bambini.

Vive così sul palcoscenico del Teatro Olimpico (27 settembre), la prima Assoluta di Ànghelos del pluripremiato attore, regista e drammaturgo Roberto Latini, personalità di primissimo piano della scena teatrale contemporanea. Prodotto dal Teatro della Toscana, Ànghelos si è dimostrato essere una riscrittura de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. “Una bella occasione per considerare Pasolini feat. Giambattista Andreini, John Milton, Wim Wenders, Euripide”, come scrive lo stesso Latini nelle suggestive note di regia. “L’angelo è il messaggero, colui che arriva tra gli uomini e racconta quanto gli uomini non sanno, porta il suo messaggio” – la “buona novella”, ovvero il Vangelo – “lo svolge, lo racconta, lo consegna, lo affida”. E soprattutto, davanti al Sepolcro, pone una domanda: Chi cercate? Quem quaeritis? Una domanda che potrebbe essere rivolta al pubblico in platea. Il Vangelo secondo Matteo è scandito dalle apparizioni dell’Angelo, dell’Ànghelos, del Messaggero.

“L’angelo” è il messaggero, il nunzio, come proprio nel significato della sua stessa traduzione, come in tutte le narrazioni che diventano la tradizione del teatro antico.

Colui che arriva tra gli uomini e racconta quanto gli uomini non sanno, non hanno visto o potuto vedere, sapere, come l’angelo che porta il suo messaggio, lo svolge, lo racconta, lo consegna, lo affida.

In questa tappa, “i momenti dell’Angelo” presenti nel film di Pasolini sono la struttura portante e fondamentale, per l’apparizione di altri angeli, come certe sensazioni, precedenti al momento stesso in cui le si prova.

Euripide, Rainer Maria Rilke, John Milton, Giambattista Andreini, Peter Handke, Wim Wenders sono altre “figure che emergono nelle scene dell’atto teatrale, quale mnemonico e figurativo, epico e narrativo.

E attraverso le sequenze continue dei primi piani di uomini, donne e bambini, Pasolini riempie il suo film di esseri umani, amplificando la percezione del divino. E un momento clou dei testi in scena è quando Latini afferma in “Apparizione 4”: “Esiste veramente il Male ed esiste veramente gente cattiva!” Purtroppo sì, esiste per davvero il Male ed esiste molta gente cattiva, gente morsa dall’invidia e dalla cattiveria, da perfidi e cinici sentimenti che si scaricano su altre persone quotidianamente, nella vita di tutti i giorni come si trattasse di una rappresentazione altra, non costituita da sentimenti umani, da un’idea di Bene che dovrebbe esser proprio dell’individuo, no! Invece è la logica dell’infliggere dolore e sofferenza all’altro che vince nella quotidianità, nella miseria della vita di ogni giorno. Un dolore e una sofferenza amplificato dalle musiche in scena, dai colpi forti della batteria che risuonano tra le architetture teatrali.

E quando in Teatro, gli attori compaiono dal buio infinito che li precede e arrivano, disarmati, tra gli uomini, a distillare umanità. “Chi cercate? Che cosa cercate” è la domanda dell’Angelo al sepolcro. “Chi cercate?” – ripete. Intanto, nel ruolo di "Maria anziana”, Susanna Pasolini, quella della Supplica, attraverso il proprio figlio, suggerisce a tutti una possibile risposta: i poeti stanno agli uomini, come gli angeli ai bambini. Ai bambini, bambini, bambini, bambini, bambini. Si chiude così lo spettacolo tra gli applausi scroscianti del pubblico dell’Olimpico. E assai notevole il 1° ottobre al Teatro Olimpico è stata l’opera di un genio della musica contemporanea, Il novello Perseo di Salvatore Sciarrino, una nuova versione dell’opera Perseo e Andromeda scritta dal Maestro nel 1990, dopo aver frequentato per alcuni anni il Centro di Sonologia Computazionale, un centro di ricerca multidisciplinare animato da musicisti e scienziati per indagare la computer music.

Ma il calendario della rassegna vicentina è assai ricco: infatti il 4 ottobre andrà in scena un invito rivolto alla cittadinanza a “farsi luogo”, farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario : si tratta di Lisistrata, riscrittura da Aristofane, fra le ultime creazioni di Marco Martinelli. Una scelta, incarnata nei tempi che stiamo vivendo. La commedia di Aristofane andò in scena per la prima volta nel 411 a.C., mentre la guerra con Sparta e la crisi politica attanagliavano la città. L’autore greco crede che la pace non possa più arrivare dagli uomini e affida la sua causa a una donna, Lisistrata – “colei che scioglie gli eserciti” – e che per raggiungere l’obiettivo di far deporre le armi agli uomini, organizza con le altre donne della polis una semplice azione: lo sciopero del sesso.

Lisistrata è un nuovo atterraggio di Sogno di volare, che vede Martinelli lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre trecento adolescenti dell’area vesuviana, dove è ancora sentito il rischio di dispersione scolastica, disoccupazione ed emigrazione giovanile. Un progetto in diretto collegamento con la non-scuola, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 insieme a Ermanna Montanari e che negli anni ha ottenuto due Premi Ubu e il Premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. E sempre al Teatro Olimpico sarà poi la volta di una personalità che ha inciso profondamente nel panorama internazionale del teatro contemporaneo: Claudia Castellucci, -Leone d’Argento alla Biennale di Venezia nel 2020 - è drammaturga, coreografa e cofondatrice di Socìetas Raffaello Sanzio.

Il 9 ottobre (con replica il 10 ottobre) va in scena con Ballo improprio, una danza eseguita dalla Compagnia Mòra sui Canti znamenny della tradizione russa, cantati dal vivo dal Coro In Sacris di Sofia, Bulgaria. Lo spettacolo ribalta il concetto, molto dibattuto in questi ultimi anni, di appropriazione culturale, spostando la riflessione su un altro piano, a partire da una domanda precisa: è giusto utilizzare in modo “improprio” un repertorio di canti della liturgia ortodossa e di danze popolari dalla tradizione secolare, togliendole dalla loro matrice religiosa? Forse proprio attraverso l’abitazione di una materia “aliena” e l’abbandono di forme ed estetiche conosciute e “a portata di mano” si riesce a trovare la dimensione reale del guardare lontano, del guardare oltre, tentando di riallineare danza e moto universale.

Tra movimenti rituali, abiti cerimoniali e cadenze ritmiche che dovranno necessariamente confrontarsi con le architetture del Teatro Olimpico, Ballo improprio sarà “un’occasione di eccezionale esperienza di ciò che significa misura e comprensione.” E l’11 ottobre, al Teatro Comunale di Vicenza, di Igort, è I dispacci di Delmore un progetto in bilico fra reading e immersione nella musica, una riflessione sul sogno americano - sul suo mito e sulla sua decadenza – ispirato da Delmore Schwartz, poeta e scrittore statunitense, mentore di Lou Reed: una figura che ha influenzato scrittori come il Premio Nobel Saul Bellow e Philip Roth, per citarne soltanto alcuni. Da questo punto di partenza, un affresco di parole e suoni che riguardano alcune personalità di spicco della cultura americana del secondo Novecento, poeti e artisti fuori dagli schemi, indipendenti dal mainstream, la cui influenza è ancora presente in tutta la cultura contemporanea.

Fra questi, le poetesse Silvia Plath e Anne Sexton, illustri esponenti della poesia confessionale; artisti come il padre della pop art Andy Warhol e scrittori radicali come William Burroughs; cantanti e musicisti che hanno scritto la storia del rock come Lou Reed e Alan Vega; icone come Nico e figure tragiche come la star della golden age del cinema porno Kandi Barbour. Compagnia vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2018 ma anche collettivo e laboratorio aperto in continua evoluzione, Anagoor è una delle realtà più originali e rigorose della scena contemporanea, creatrice di un “teatro in perenne tensione tra la balbuzie della barbarie e lo splendore del neoclassico” come sintetizza la stessa compagnia veneta fondata da Simone Derai, che dalla sua nascita nel 2000 porta avanti un’estetica densamente iconica, in cui le performing arts dialogano incessantemente con la dimensione ipermediale.

Il 18 e 19 ottobre presentano in Prima Assoluta al Teatro Olimpico una rilettura delle Baccanti di Euripide. In questa nuova creazione - realizzata per il Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale -, Anagoor guida gli allievi dell'Accademia Teatrale Carlo Goldoni di Venezia immergendoli in un'esperienza che unisce rito, poesia e teatro. Estasi e sovversione. Partendo dalla ricerca sullo stato di trance come strumento poetico e scenico, mutando il bosco risvegliato della primavera in un oscuro sabba notturno, lo spettacolo di Anagoor indaga il senso di identità e di appartenenza, definisce il teatro come spazio di elezione del rito di iniziazione, trasforma il Mito antico in visione contemporanea che interroga il nostro presente.

E il 21 ottobre è la volta di Voodoo di Masque Teatro, in scena al Teatro Astra. Masque Teatro esprime un’idea di teatro fondata sul dialogo fra filosofia, architettura scenica e produzione di simulacri. In questo spettacolo del 2023, che vede in scena una sola performer che si fa corpo-teatro, la trance è indagata come via di liberazione individuale e (necessariamente) politica: “È solo attraverso l’alterazione indotta che si può sperare di essere catapultati nella verità del proprio essere. L’alterazione produce simulacri. A questi ci affidiamo per recuperare le forze necessarie ad imbastire la costruzione di un altro mondo nel quale sopravvivere. Col voodoo accogliamo tutti i nostri divenire. Col voodoo abitiamo la buia luce”. E in chiusura della rassegna è uno dei più grandi maestri della canzone d’autore: Vinicio Capossela con un’ultima, preziosa, prima assoluta in scena il 22 ottobre che non mancherà di sorprenderà il pubblico presente.