A Venezia il mese di ottobre si apre alla grande con alcuni straordinari appuntamenti che attendono il Teatro La Fenice di Venezia e il palcoscenico del Teatro Malibran.
Infatti, venerdì 3 ottobre (ore 19), nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice, sarà di scena la Compagnia Larreal - Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma: punta di diamante della tradizione spagnola, che da ottant’anni porta in scena il fascino della danza bolera.
La compagnia presenterà España, uno spettacolo in sei coreografie: Mosaico barroco di Antonio Pérez su pagine di Johann Sebastian Bach e José de Nebra; Sevillanas de autor di Irene Tena e Albert Hernández su musica di La Flor del Romeo e Manuel Pareja Obregón; Amalurra di Eduardo Martínez su musiche di Kalan&Amp, Euskadiko Orkestra, Pascal Gaigne e Manuel García Matos; Entre cuerdas di Axel Galán su musiche di Victor Guadiana e Alberto Iglesias; Requibro di Antonio Pérez su musica di Camille Saint-Saëns; infine Nada más y nada menos di Miguel Fuente su musica di Carlo Núñez.
Come ricorda nella presentazione Valentina Bonelli: «Il programma dalla compagnia Larreal, ovvero i Laboratori Coreografici del Real Conservatorio Professional de Danza Mariemma, appare ideale per far compiere allo spettatore un breve viaggio nella ricchezza della tradizione coreutica spagnola. Un corpus sempre vivo e aperto alle influenze, come dimostrano le discipline impartite nel corso di studi agli allievi: e accanto alle danze spagnole, sono anche il balletto classico e la danza contemporanea. Lo dimostra, per il classico, Millán De Benito, mentre la propensione al contemporaneo si deduce dai nomi dei coreografi, tra i più apprezzati del nostro tempo: Nacho Duato, Itzik Galili, Goyo Montero, Sharon Fridman. Dell’emergente Axel Galán, Entre cuerdas è un ensemble rappresentativo della ricchezza di sfumature di cui la danza spagnola può screziarsi nell’ibridazione col miglior contemporaneo.
Ma per la sua storia la cui fondazione risale al 1830, il Real Conservatorio è tra i custodi dell’escuela bolera: lo stile spagnolo di danza affermatosi in Europa in concomitanza con la diffusione del balletto romantico. Fonti quali cronache, memorialistica, stampe dell’epoca, ne documentano l’età d’oro: dai trionfi a Parigi di Dolores Serral e Mariano Camprubí alla carriera all’Opéra di Rosita Mauri. E, di riflesso, sono le dive del balletto romantico con un repertorio caratterizzato da pas spagnoli: Maria Taglioni, Fanny Cerrito, Lucile Grahn, sulla scia di Fanny Elssler che faceva furore con la sua cachucha. Per non dire di Marius Petipa che cavaliere di Marie Guy-Stéphan si esibì in tournée in Andalusia, dove apprese le danze locali: ne farà tesoro da maître de ballet in Russia per i suoi grands ballets imperiali.
Sopravvissuta a decenni di oblio, fino al rischio di estinzione, dell’escuela bolera si possono ammirare gli esiti odierni in Mosaico barroco. Dove grazia ed eleganza restano, nel braceo (ovvero il port de bras) à la española, e nell’uso delle nacchere, così come nel costume, romantico nella silhouette con decori di carattere, ai piedi le scarpette da salto. Elementi di stile, da combinare a una tecnica assai complessa, strutturata su salti, giri, ricami di gambe. La stessa coreografia è occasione per ammirare un altro stile spagnolo, disciplina al Conservatorio: la danza estilizada, ovvero eseguita su musiche ‘classiche’ di autori dell’Ottocento e del Novecento, da De Falla a Bizet. Calzati gli zapateado, sarà interessante ritrovare, nell’esibizione dei giovani interpreti, i movimenti tipici del flamenco e i suoi giochi ritmici di piedi, ma anche attraverso le danze regionali storiche come Amalurra e Nada más y nada menos, tra movimento, foggia del costume, calzature in corda intrecciata e l’uso differente delle nacchere».
E altra occasione da non perdere a Venezia è con Pockemon Crew, una delle compagnie hip hop tra le più titolate al mondo. L’irrefrenabile energia del gruppo guidato da Riyad Fhgani, nato alla fine degli anni Novanta sul piazzale davanti all’Opera di Lione, presenterà in prima assoluta al Teatro Malibran Hashtag déclic, (venerdì 10 ottobre, ore 19.00 e sabato 11 ottobre ore 17.00) un’inedita coreografia su musica originale di Alice Orpheus, con le luci di Rudy Muet e i video di Angélique Paultes. Per la compagnia si tratta di un graditissimo ritorno sul palcoscenico del Teatro La Fenice in quanto nel maggio 2015 aveva presentato Silence, on tourne!, lo spettacolo che ha lanciato questi eccezionali artisti all’attenzione internazionale.
Così con Hashtag déclic, la Pockemon Crew esplora la bellezza inquieta di un mondo nel quale i nostri corpi si piegano davanti agli schermi, assorbiti dal flusso incessante delle reti sociali, protesi dei tempi moderni diventata non più rimovibile. A partire da questa considerazione, Riyad Fghani ha dato vita a una coreografia del «corpo digitale», questo corpo contemporaneo rimodellato dai gesti automatici, le posture fisse e i ritmi dettati dai nostri apparecchi elettronici. Attraverso una danza hip-hop tanto fisica quanto curata nei minimi dettagli, gli interpreti indagano l’impatto invisibile ma profondo delle tecnologie sui nostri movimenti, le nostre relazioni e le nostre esistenze. A doppia velocità, in un duplice flusso, Hashtag déclic interroga i nostri silenzi digitali, le nostre connessioni illusorie, la nostra sete di contatto reale. L’universo visivo dello spettacolo, allo stesso tempo impalpabile e vibrante, ci immerge in una realtà aumentata, di sconcertante familiarità. Un viaggio dei sensi sostenuto dall’energia virtuosa della Pokemon Crew, dove virtuale e reale si intersecano e in cui la danza diventa un linguaggio per interrogare i nostri silenzi digitali e ritrovare, forse, un po’ di umanità.
Riyad, nato nel 1979 a Chalon-sur-Saône, esordisce nell’hip-hop a quindici anni ispirato dal fratello maggiore che pratica lo smurf (disciplina della danza hip-hop) sul piazzale antistante l’Opéra di Lione. È così che nel 1999 nasce la Pokemon Crew, di cui Riyad è l’elemento catalizzatore. Attraverso l’incontro con diversi artisti, Riyad nel 2000 entra nell’Opéra di Parigi danzando nella coreografia La chauve souris sotto la direzione di Colline Serreau e Laura Scozzi. Evento memorabile per un ballerino hip-hop, che con questa esperienza entrerà in contatto con ballerini contemporanei, classici e hip-hop, artisti circensi, mimi, attori e tenori. E nel 2003 i ballerini della Pokemon Crew varcano la soglia dell’Opéra di Lione, dove saranno residenti per dieci anni. Dal 2004 in poi Riyad ha realizzato dodici coreografie, fra cui la fiaba ecologista Nineteen, contrappunto con il balletto dell’Opéra di Lione nel 2022 e De la rue aux Jeux Olympiques nel 2024.
Nata alla fine degli anni ‘90 sul piazzale dell’Opéra di Lione, la Pokemon Crew è il collettivo di breakdance più premiato del mondo. Sotto la direzione artistica di Riyad Fghani, dal 2004 la Compagnia ha elaborato un linguaggio coreografico sofisticato, che mette in luce tutta la potenza, la tecnica e la poesia della breakdance. La Pokemon Crew, sempre all’avanguardia, innovatrice e impegnata, ha conquistato più di un milione di spettatori in cinquantasei Paesi con un repertorio di dodici coreografie ispirate ai valori che l’hanno plasmata: rispetto, perseveranza, superamento di sé e apertura di spirito. E nel corso di questi due spettacoli un altro appuntamento imperdibile è un grande direttore d’orchestra: Riccardo Muti, che calcherà il palcoscenico il 9 ottobre (ore 20,00) al Teatro La Fenice, e sarà protagonista di un concerto straordinario con l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini.
Il programma musicale dell’evento prevede l’esecuzione di alcuni grandi classici del repertorio firmati Ludwig van Beethoven e Wolfgang Amadeus Mozart: ad aprire la serata l’ouverture Coriolano op. 62 di Beethoven; seguirà il Concerto per flauto n. 2 in re maggiore kv 314 di Mozart, affidato nella parte solistica a Karl-Heinz Schütz; infine verrà eseguita la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 del compositore di Bonn.
Ma giova ricordare che un legame davvero speciale lega la Fenice a Riccardo Muti: a lui fu affidato il compito di dirigere il concerto che sancì la riapertura dello storico Teatro nel 2003. Il suo debutto avvenne nell’estate del 1970, quando per la prima volta il direttore d’orchestra oggi forse più conosciuto e apprezzato nel mondo diresse l’Orchestra del Teatro La Fenice e il Coro Filarmonico di Praga nel Magnificat di Bach e nell’oratorio Cristo al Monte Oliveto di Beethoven.
Gli anni Settanta videro poi Muti tornare in laguna in numerose occasioni: nel 1971, quando diresse la compagine fenicea nella Settima di Beethoven e la Quinta di Čajkovskij; nel 1972 per interpretare l’oratorio Ivan il terribile di Prokof’ev; e ancora nel 1978, stavolta alla testa della Philharmonia Orchestra di Londra, per dirigere un programma di musiche russe dal Romeo e Giulietta di Čajkovskij alla Terza Sinfonia di Prokof’ev, passando per la suite dell’Uccello di fuoco di Stravinskij. In epoca più recente, molti ricorderanno ancora il memorabile concerto del 1995, quando diresse la Filarmonica della Scala ancora una volta nella Settima di Beethoven e nei Quadri di un’esposizione di Musorgskij; ma indimenticabile e dall’altissimo valore simbolico è ancor più il concerto del 14 dicembre 2003: fu proprio Riccardo Muti a dirigere Orchestra e Coro del Teatro La Fenice nel concerto di riapertura del Teatro ricostruito. L’ultima apparizione risale al 2021, quando con l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini tornò in Fenice per celebrare i cinquant’anni dal debutto veneziano interpretando l’Ouverture im italienischen Stile e la Sinfonia in do maggiore D 944 Grande di Schubert.