In occasione dell’undicesima edizione di Opentour, P420 in collaborzione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna e la Fondazione Zucchelli presenta Sensemaking. Atti di manomissione, mostra a cura del Collettivo Etcetera, composto da Elisa Bocchi, Gabriele Cavagnino, Valentina Galli, Eleny Kiriakopoulos, Sveva Mazzoli e Aurora Secchia.
Il progetto espositivo è il risultato del lavoro di un gruppo di studentesse e studenti del secondo anno del biennio di Didattica dell’arte e mediazione culturale del patrimonio artistico all’interno del corso di curatela della prof.ssa Marinella Paderni. Con il supporto della docente e dei galleristi di P420, i giovani curatori hanno ideato la mostra e selezionato le opere di sette artiste e artisti dell’Accademia, provenienti dai corsi triennali e biennali di Arti visive e Arti applicate.
La mostra esplora il potenziale generativo del disorientamento: non una perdita di senso, ma un’occasione per produrlo. L’attuale percezione della realtà è costantemente frammentata e ambigua. In questo contesto, il sensemaking - concetto teorizzato dallo psicologo Karl Weick negli anni ’70 - diventa uno strumento per dare senso a esperienze ed eventi, soprattutto in momenti incerti e precari.
Ogni opera offre uno sguardo trasversale su forme conosciute, metafore, storie e simboli, che a loro volta danno chiavi interpretative capaci di trasformare il caos in segni comprensibili. I lavori degli artisti diventano così poetiche in grado di rendere visibili schemi pre-esistenti e crearne di nuovi, suggerendo percorsi alternativi in un mondo complesso e contraddittorio.
In mostra, Alessandro Aprile (Modica, 1999) esplora le possibilità espressive della tecnica del monotipo, attraverso la quale riesce a raggirare la frustrazione dello spazio bianco e a creare le tensioni che abitano le sue tele. Elysee Farazmand (Teheran, 2000) presenta un’installazione che rende omaggio alla storia espositiva della galleria P420 attraverso un diagramma scultoreo-narrativo dove ogni dissolvenza cromatica custodisce memorie sedimentate e invisibili. Claudia Gentile (Sulmona, 1998), propone un’indagine intima sul corpo e sulle sue fragilità, ribaltandone i limiti mediante lo sguardo inedito della sua fotografia.
Tunahan Havrandere (Smirne, 2003) riflette, attraverso diversi linguaggi, su esperienze biografiche, sul senso di appartenenza e sull’identità diasporica. Riccardo Michelini (Modena, 2001) decostruisce il linguaggio pittorico attraverso un’installazione che interroga i codici della pittura e scardina il formato della tela. Paolo Saputo (Palermo, 2001) propone un lavoro che nasce dal desiderio di restituire visibilità a un gesto proibito, riconciliandosi con un sentire infantile censurato da un sistema educativo oppressivo. Ismaele Soraperra (Canazei, 2001) lavora sull’instabilità percettiva e l’alienazione della contemporaneità, la sua opera rivela i meccanismi di una realtà ipersatura e ambigua.