Come nasce il nome Eywa?
Dopo anni vissuti tra le energie potenti dell’Africa, sentivo il bisogno di creare qualcosa che facesse davvero bene. Non solo alla pelle, ma anche al cuore. Così è nata Eywa, un brand di cosmetici naturali che valorizza il legame tra esseri umani e natura. Cerco bellezza e armonia in ogni gesto. E un giorno, davanti al film Avatar, arriva l’illuminazione: se nel mondo immaginario di Pandora tutto è connesso, perché non provarci anche qui? Così prende forma l’idea di un ecosistema reale, fatto di rispetto, cura e collaborazione. Così nasce EYWA.
Tre aggettivi per descrivere il vostro brand?
Libero, sensoriale e autentico. Libero perché Eywa è un brand che nasce dalla libertà di scegliere un altro modo di vivere e prendersi cura di sé: più consapevole, rispettoso, autentico. Libero da compromessi, libero da sovrastrutture, libero di seguire la natura e i suoi ritmi. Ogni prodotto racconta una scelta: quella di essere in armonia con il mondo. Sensoriale perché ogni formula Eywa è un invito a rallentare e sentire. Texture morbide, profumi avvolgenti e ingredienti vivi trasformano ogni gesto quotidiano in un rituale di connessione con sé stessi e con la terra. È la bellezza che parla al corpo e all’anima. Autentico perché nasce da storie vere, mani vere, luoghi veri. È un brand che non cerca di piacere a tutti, ma di raccontare chi è, senza filtri. Nella sua essenzialità c’è forza, verità e un’eleganza naturale che non ha bisogno di artifici.
Come nasce la passione per il beauty?
La mia passione per il beauty nasce dal desiderio profondo di restituire significato ai gesti quotidiani. Prendersi cura di sé non è mai stato, per me, un fatto solo estetico: è un atto di ascolto, un modo per riconnettersi con sé stessi e con ciò che ci circonda. Ho sempre sentito che dietro ogni pianta, ogni profumo, ogni texture ci fosse una storia da raccontare — e una possibilità di trasformazione. Eywa nasce proprio da qui: dal sogno di creare una bellezza che sia vera, sensibile, libera. Una bellezza che non impone, ma accompagna; che non nasconde, ma rivela.
Cosa significa per voi bellezza sostenibile?
Per noi, la bellezza sostenibile è un equilibrio tra cura e consapevolezza. È il gesto quotidiano che fa bene alla pelle, ma anche al pianeta. È scegliere ingredienti che rispettano la terra, filiere che valorizzano le persone, packaging che non lasciano tracce inutili. Ma soprattutto, è un’idea di bellezza che non consuma, non rincorre, non impone modelli. È una bellezza libera, autentica, che parte da dentro e si riflette fuori. Sostenibile, per noi, significa durare nel tempo — non solo nei risultati, ma nei valori.
Per cosa si contraddistingue la linea “Blue Sardinia”?
Blue Sardinia è la nostra dichiarazione d’amore alla Sardegna: una linea corpo che racchiude la forza selvatica del Mediterraneo, il sapere delle piante officinali isolane e la delicatezza di formule sensoriali e naturali. Ogni prodotto nasce da ingredienti locali come mirto, lentisco o fico d’India, coltivati in modo sostenibile, trasformando la skincare in un rituale autentico, rispettoso della pelle e dell’ambiente. È un invito a rallentare, a respirare profondamente, a prendersi cura di sé come si farebbe in una lunga estate sarda: con semplicità, bellezza e consapevolezza. Non dimentichiamoci che la Sardegna è una delle cinque zone Blu del mondo attenzionate per la longevità della loro popolazione. Il packaging zero plastica elegante e unico con utilizzo di sughero e biopolimeri compostabile per la capsula è un regalo al mondo e ai nostri clienti.
Il vostro marchio ha soddisfatto rigorosi standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza, certificato come Benefit Corporation. Come siete arrivati a un traguardo simile?
Eywa nasce Società benefit, quindi è stato tutto molto semplice, il paradigma delle società benefit è il nostro timone nelle scelte, sia dei partner che delle materie prima, sia del packaging che della comunicazione.
Eco-imprenditore, educatore e musicista. Come riesce a coordinare nella sua vita tutte queste attività?
Oggi sono imprenditore, nella mia vita ho fatto sia l’educatore che il musicista, queste due anime convivevano perché sicuramente i linguaggi espressivi sono un potente strumento di prevenzione al disagio. Oggi Eywa è la sintesi di questo percorso. La sua vocazione benefit mi fa sempre ritrovare la coerenza con la mia parte più intima che è un’esigenza quotidiana, e la musica è diventata una visione del bello che mi permette di dedicarmi con passione alla scelta dei materiali, alla loro funzionalità per avere dei packaging finali che rappresentino i nostri valori.
I principi attivi dei vostri prodotti per viso, corpo e capelli, provengono da territori esteri, quali il Marocco, il Kenya, fino ad arrivare ad un villaggio del Burkina Faso. Come nasce questa connessione tra diverse culture?
Tutto nasce dal viaggio, quando viaggi e riesci a metterti in uno stato di ascolto ti arricchisci, perché ogni comunità a tradizioni e tesori da trasmettere. In particolare, nelle comunità rurali che ho incontrato, è forte il senso di accoglienza, di mutuo soccorso e di rispetto della natura. La possibilità di dare lavoro a comunità rurali permette alle stesse di non abbandonare i territori che possono essere poi preda di coltivazioni intensive che stravolgono gli ecosistemi. La prima azione per il pianeta, dal mio punto di vista, è dialogare e costruire ponti concreti con chi lavora a contatto con la natura. Il lavoro è concreto, perché unisce ideazione, conoscenza e obiettivo da raggiungere e questo è un linguaggio universale.
Dove avviene la vostra produzione?
La produzione delle nostre linee avviene in laboratori italiani selezionati non solo per la qualità della ricerca formulativa, ma perché abbracciano il nostro modo di porci e quindi sono ben felice di formulare partendo dagli oli, dai burri, dagli estratti che forniamo noi attraverso un rapporto diretto che garantisce la tracciabilità delle materie prime.
Quali ingredienti naturali utilizzate e come vengono selezionati?
Alcuni dei prodotti sono l’olio di dattero, il fico d’India, l’Alga clorella, olio d’argan, baobab, burro di caritè e rosa damascena.
Siete molto attivi anche nel sociale, avete avviato una importante collaborazione con la cooperativa Meru Herbs. Come nasce questa sinergia?
La collaborazione con la cooperativa Meru Herbs è stata molto importante per la ricerca sull’olio di ibisco. La cooperativa lavorava principalmente il carcadè e non utilizzavano i semi così ricchi di olio. Insieme abbiamo portato avanti questa ricerca che permette oggi alla cooperativa di non gettare nulla del fiore di Ibisco.
Nella sua ventennale carriera ha sviluppato progetti di valorizzazione dei territori e delle loro comunità in Italia e nel mondo. Ci può parlare di qualche suo progetto?
Senza dubbio aver contribuito in maniera determinante alle fondamenta dell’associazione "Capoeira Sul Da Bahia Burkina Faso" è qualcosa di vivo in me ogni giorno. Sono un istruttore di Capoeira e grazie al permesso di Mestre Railson, fondatore dell’ Accademia Capoeira Sul da Bahia Brasile e al mio insegnante Pedro fondatore dell’ Accademia Capoeira Sul da Bahia Milano, è nato in Burkina Faso nel lontano 2012 il progetto di capoeira. Ad oggi abbiamo più di ottanta allievi di capoeira nella città di Bobo-Dioulasso dai 6 ai 25 anni. Tutti coloro che continuano l’attività di allenamento settimanale e sostengono l’esame ogni due anni hanno diritti al sostegno scolastico. Possiamo dire che la capoeira è educare con il sorriso.
Valorizzare un territorio cosa significa?
Per me significa prima di tutto ascoltare, avere pazienza per capire almeno in parte una cultura diversa e profonda e poi cercare di trovare una sintesi concreta che metta insieme le competenze, le sensibilità e risorse del territorio stesso. Questa sintesi concreta deve avere un piano di fattibilità nel mercato perché possa generare ritorno economico e quindi sostenibilità economica dello stesso.
Il pittore e teorico d’arte Neoclassico, Anton Raphael Mengs nei suoi “Pensieri sulla bellezza” definiva la bellezza un’idea della perfezione, che non è propria dell’umanità, perché imperfetta, ma del divino”. Con i vostri prodotti, tendete a ricercare un ideale di perfezione? Come definireste la bellezza?
Troviamo bellissima la definizione di Mengs, perché mette in luce una verità profonda: la bellezza, intesa come ideale di perfezione assoluta, non appartiene all’umano, ma al divino. E proprio per questo, noi non inseguiamo la perfezione come qualcosa da raggiungere o imitare. Al contrario, celebriamo l’imperfezione come segno di verità, unicità, vita. Con i nostri prodotti non promettiamo un modello estetico a cui aderire, ma offriamo strumenti per sentirsi bene nella propria pelle, per ritrovare armonia, equilibrio, e connessione con sé stessi. La bellezza, per noi, non è uno standard: è un’esperienza. È quel momento in cui ti guardi allo specchio e ti riconosci, in cui ti tocchi la pelle e la senti viva, amata, tua. È libertà di essere, non obbligo di apparire. Se dovessimo definire la bellezza, la chiameremmo così: presenza. Presenza consapevole a sé stessi, al mondo e agli altri. Ed è questo che cerchiamo di custodire in ogni formula, in ogni profumo, in ogni gesto.