L’Accademia di Belle Arti di Urbino rende corale omaggio alla vocazione di Mario Ramous per la critica d’arte con una mostra di opere dalla collezione privata.

Da Morandi a Pozzati - Mario Ramous e l’arte, questo il titolo dell’esposizione, a cura di Luca Cesari, direttore dell’Istituzione urbinate, allestita nella galleria Adele Cappelli dell’Accademia, che sarà inaugurata domenica 11 maggio alle 10.30, nell’ambito di “Urbino e le città del libro Festival”, visitabile fino al 25 luglio.

Parte della carriera letteraria di Mario Ramous (1924-1999) poeta, traduttore, saggista e metricista, amato e ammirato professore di Estetica all’Accademia di Urbino per vent’anni esatti, dal 1974 al 1994, maestro per generazioni di allievi, è occupata dall’interesse e dalla convivenza con artisti suoi pari: per leva generazionale, per valore o per statura.

Mario Ramous si avvicina all’arte contemporanea nel 1947 coltivando, fino al 1950, un duplice interesse: lo sviluppo del neocubismo, inteso come reazione morale al classicismo novecentista, e la rivalutazione di un certo espressionismo, utile a ritrovare le radici primitiviste di molti pittori della sua generazione.

All’attenzione per artisti come Duilio Barnabé, Giovanni Ciangottini e Sergio Romiti si affianca quella per maestri della generazione precedente come Giorgio Morandi, Marino Marini e Mario Sironi. La direzione della collana Documenti per la Cappelli di Bologna nei vent’anni successivi lo porta ad allargare i suoi interessi: lo dimostrano anche le numerose collaborazioni editoriali con artisti di varia estrazione quali Pirro Cuniberti, Luciano De Vita, Virgilio Guidi, Concetto Pozzati o Emilio Scanavino. La ripresa dell’attività critica, dalla fine degli anni Sessanta in poi, vede l’adozione di nuovi strumenti di analisi desunti dalle teorie linguistiche in voga, dallo strutturalismo alla semiologia. Strumenti più adatti a comprendere le ricerche di artisti quali Rodolfo Aricò (suo collega all’Accademia di Belle Arti di Urbino), Vincenzo Satta e Giuseppe Capogrossi, senza precludere l’attenzione per Morandi e Sironi già manifestata all’inizio del suo percorso.

“La stella polare di questa mostra urbinate in Accademia, non è la personalità di Ramous maestro, professore agli studenti di Urbino, ma la critica d’arte - spiega il curatore, nonché Direttore dell’Istituzione di Alta Formazione, Luca Cesari - o comunque il legame unitario e intercalante, entro la sua attività letteraria, con i pittori, soprattutto amici, sin dal primo libro di versi (La memoria, il messaggio, 1951) abbinato al filo segnico di Marino Marini. Ma a questo aspetto ineliminabile si deve aggiungere la quota specifica del critico figurativo quale egli è stato: non solo anzitempo rispetto al desiderio o all’esigenza di comporre versi in primis, ma in perenne conciliabolo con i pittori da Morandi a Pozzati per l’appunto. Passando per Marini Guidi Cassinari Romiti Cuniberti Scanavino – sodali e amici (come poterono esserlo altri compagni quali Bonfiglioli e Scalia, sempre a Bologna) – sino ad Aricò a D’Agostino a Pozzati, finalmente, a Concetto soprattutto. Ed è chiaro che la mostra privilegi in tale galleria di amici le opere di quest’ultimo innanzitutto -, essendo Pozzati il promotore dell’approdo di Ramous – allora cinquantenne – all’insegnamento di Estetica in Accademia. Gli artisti in mostra che abbiamo qui scelto guardano tutti in direzioni diverse ma si sfiorano anche; ed escono ognuno dalla collezione personale di Mario Ramous. Il titolo - conclude Cesari - lo lascia intravedere chiaro attraverso la descrizione di una traiettoria da-a. Una traiettoria che non illustra tanto un percorso dell’arte, della pittura, italiana (o forse anche quello), quanto un tragitto interno, un’iride circostante di personaggi cari al dedicatario”.

Nell’occasione sarà anche inaugurata la mostra “La nuda forma” dell’ex allievo Salvo Scafiti, a cura di Serena Riglietti, allestita nella Galleria “La Stanzetta”.