Sotto la guida di Dario Bartolini, uno dei componenti dello storico Archizoom, gruppo di architetti sperimentatori, si attualizza in una mostra dal titolo Vestirsi è facile / Nuove forme radicali, il famoso progetto Vestirsi è facile. Dressing design, creato negli anni 70 principalmente da Lucia Morozzi e Dario Bartolini stesso.

Siamo nel Teatro di via dell’Oriolo a Firenze

Qui prende forma il primo episodio di Spazio Aperto, fino al 22 maggio. Il Teatro è un altro volto dello IED, Istituto Europeo di Design, dove gli studenti sono chiamati a realizzare l’intersezione tra ambiti di conoscenza diversi. Pensata per produrre forme non riconducibili a un unico punto di vista, generatrici di un pensiero corale e polifonico, capace di connettere teoria e pratica, memoria storica, attualità e visioni future.

Attraverso un workshop e la mostra, con il contributo di Pino Brugellis e dei docenti di IED Firenze, il progetto coinvolge studenti di moda, design e comunicazione in un percorso di ricerca sul contemporaneo. In particolare sul vestito, o meglio sul Vestirsi, con i significati che oggi si attribuisce a questa azione, per farli emergere dal confronto con il passato.

Due video

Il confronto è possibile attraverso due video mostrati nel Teatro. Il primo, Vestirsi è facile. Dressing design, degli Archizoom, risale agli anni 70 . Presenta la costruzione di vestiti, basata sulla combinazione di moduli che, a seconda dell’assemblaggio, danno origine a camicette, gonne, abiti, o pantaloni. Una sorta di Tangram, reso più complesso dal maggior numero di forme e dal bordo, diverso in molti degli abiti creati.

Il secondo video, La mattina di cosa ti vesti? fatto oggi dagli studenti,registra le risposte degli studenti stessi. Ecco creato il confronto fra due mondi, distanti più di cinquant’anni. Spazio aperto fa lo studio comparato di questi due mondi.

Svolgimento dello workshop

Dice Dario Bartolini “Vestirsi è facile è un progetto di costruzione dell’abito nato in un collettivo di architetti (Archizoom Associati: Dario Bartolini, Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Lucia Morozzi e Massimo Morozzi ) negli anni 1972 - 73.

Ho introdotto il progetto del 1973 visualizzando un percorso storico che vede la nascita della Metropoli moderna al centro delle nostre visioni giovanili. Il progetto cercava di rompere con le convenzioni e con il conformismo, ma pur sempre dentro il filone della Storia; la storia del progetto e la storia politica del ‘900.

Immagino che simile percorso debba, calato nel tempo attuale, informare anche i nuovi progetti a cui ragazze e ragazzi sono chiamati.

L’esposizione è avvenuta con foto e documenti in cartoncino formato A3, sette abiti, frutto del progetto originale e il video Vestirsi è facile. Il materiale è circolato tra i ragazzi così che hanno potuto toccare e manipolare. Nessuno smartphone ha distratto la seduta. È emersa una generale attenzione alle conseguenze ambientali provocate dall’enorme consumo di prodotti di abbigliamento e tessili.

Un gruppo di studenti ha rilevato l’assurdo prevalere del marchio e dell’etichetta sulla qualità del prodotto.

Abbiamo tentato di evidenziare le condizioni intime che ci fanno scegliere un oggetto da indossare; le confessioni di ciascuno hanno portato a riflettere sui bisogni sinceri della persona dimenticando le pressioni del consumo.

Qualcuno ha intravisto in un indumento unico la sintesi di ciò che deve essere un abito: un saio francescano contemporaneo.

Altri hanno elaborato un metodo per riutilizzare abiti o stracci abbandonati e hanno proposto un kit domestico per rigenerare tessuti.

Una sperimentazione aperta, tra discipline diverse, per ri-trovare un senso al vestire. Una sperimentazione anche appassionata nel tentativo di superare il flusso della merce con il piacere della cura di sé e della propria immagine”.

Nel dettaglio descrizione di tre delle opere esposte

La mattina di cosa ti vesti? 2025 video

Come si può essere radicali oggi? L’arte e la moda si incontrano in questo video per esplorare un gesto quotidiano dato per scontato ma che, più di quanto immaginiamo, rivela chi siamo: vestirsi. Attraverso una serie di testimonianze diamo voce a persone diverse, ponendo loro una domanda semplice e potente: La mattina di cosa ti vesti?

Non è solo una questione di stoffe e colori, di mode o tendenze. È un rituale intimo, un momento di dialogo con sé stessi, in cui ogni scelta racchiude un desiderio, un ricordo, un’appartenenza. Attraverso le voci e i corpi di persone diverse, il video esplora il modo in cui vestirsi diventa specchio dell’essere, un atto di adesione o di ribellione. Ogni risposta svela un frammento di autenticità, ogni scelta racconta una storia di individualità e consapevolezza. Vestirsi può essere un atto radicale, se impariamo ad ascoltare noi stessi. In un mondo che spesso impone modelli preconfezionati, questa opera invita a riflettere sulla moda non come imposizione, ma come possibilità di affermazione personale. E tu, la mattina di cosa ti vesti?

Non stop waste, 2025, Legno, specchi, stracci

Il progetto Non stop waste è un’ installazione che esplora il rapporto tra moda e consumo. Si tratta di un parallelepipedo con pareti di specchio, con la parte superiore aperta per permettere ai visitatori di osservarne l’nterno. I vestiti al centro, attraverso la riflessione danno un effetto di riproduzione infinita, evocando un fiume in continuo movimento. Il flusso ininterrotto di capi rappresenta il consumismo e il suo impatto ambientale. L’opera è stata pensata in relazione alla non stop city di Archizoom del 1971.

Trame aperte, 2025, Scampoli, carta adesiva idrosolubile

Questo progetto, una rivisitazione del kit creato dal gruppo Archizoom nel 1972, Vestirsi è facile, nasce dall’intenzione di trovare una nuova modalità di utilizzo degli scarti tessili. Recuperati e riproposti in un nuovo formato con l’utilizzo di carta idrosolubile, questi materiali danno vita ad un tessuto nuovo e sempre diverso, che alterna spazi pieni e vuoti. La scelta materiali, delle loro forme, del colore dei fili e del tipo di punto riflette le preferenze o le necessità di chi lo crea, permettendo quindi una personalizzazione totale.