Anche quest’anno, come nei sei anni precedenti, Netflix rilascia sulla sua piattaforma streaming una nuova stagione della docuserie di successo mondiale, Drive to Survive. Sotto la guida di James Gay-Rees e Paul Martin, per la casa di produzione Box to Box Films, si contano un totale di 10 episodi per stagione. Si tratta di una serie televisiva documentaristica con il principale obiettivo di permettere a tutti i seguaci della Formula Uno di potersi intrufolare nel dietro le quinte di questo angolo di mondo motoristico; e, per chi non abbia mai sentito nominare questo sport, di mettere il primo piede nella porta in un universo di vetture formulistiche, drammi intra-team, sogni, delusioni, e molto di più.

Davanti la cinepresa, la pista prende un posto secondario nella narrazione. Vediamo le macchine, l’asfalto e le luci che si spengono, ma mostrarci le gare non è l’obiettivo e non lo è mai stato. Tutto ruota intorno alle emozioni di chi le vive quelle competizioni; intorno alla pressione di dover scegliere la giusta strategia e di non sbagliare; il desiderio di vincere e l’ansia di non farcela; è l’umanità della Formula Uno. Ed è questo che ha reso questo progetto un tale successo.

La settima stagione di Drive to Survive presenta la stagione di Formula Uno del 2024. Un’annata che ha lasciato il segno nella storia dello sport, vedendo sei diversi vincitori tagliare il traguardo, ventiquattro diversi piloti sedere su una monoposto, una competizione mai così ravvicinata e affiatata ed una squadra che ritorna alla gloria dopo più di venti anni. I protagonisti non possono che essere le squadre che occupano le prime quattro posizioni in classifica – McLaren, Red Bull, Ferrari e Mercedes –, differenziandosi così particolarmente dalle annate precedenti; le squadre nella retrovia della griglia a malapena appaiono, se non per niente (come la Stake Kick Sauber, nemmeno accennata dopo aver finito la stagione in ultima posizione).

Le opinioni dei fanatici sono sempre state molto contrastanti a riguardo: tra chi afferma che sia un’ottima iniziazione allo sport e chi lo critica aspramente. Non è possibile negare, in nessun caso, l’effetto che Drive to Survive e Netflix hanno avuto nello spalancare la porta alla Formula Uno sui nuovi mercati – in particolare quello americano. Uno dei risultati più impressionanti è stato per certo la nascita di nuovi eventi come il Gran Premio di Miami e Las Vegas, le cui piste cittadine si sono aperte al pubblico rispettivamente nel 2022 e 2023.

Si assiste, allo stesso tempo, però, spesso ad un’amorfizzazione dei fatti, una volontaria messa in onda di qualcosa che non è mai effettivamente avvenuto; il che tende a portare chi ha seguito con attenzione la stagione formulistica ad allontanarsi da questa produzione quanto più possibile. Nella creazione forzata di determinate narrazioni, di presunti “buoni” e “cattivi”, si perde quella naturalezza e spontaneità che avrebbe dovuto caratterizzare la serie — e che non appare più come un documentario, ma supera il confine per trasformarsi in una soap opera. Questo porta, con grande sfortuna, non solo ad alienare le simpatie di determinati spettatori, ma anche dei piloti stessi.

Avevano finto alcune rivalità che non esistevano davvero, quindi ho deciso di non prendere più parte e non fare più interviste dopo quello, perché poi non c’è più niente che puoi mostrare.

Aveva rivelato Max Verstappen alla fine del 2021.

La storia non si potrebbe dire essere proprio cambiata, dal 2021 ad ora. Nell’ultima stagione si può osservare lo scoccare di un’aspra rivalità tra il campione in carica, Max Verstappen, e il vicecampione, Lando Norris; è un vero peccato che i rapporti tra i due, in realtà, non siano per niente come rappresentati dalla serie. Scene fuori contesto, radio della squadra mal piazzate e una tendente esagerazione delle situazioni sono ormai il marchio di Drive to Survive.

Però, se queste critiche sono valide, la serie ci offre anche contenuti che lo spettatore da casa non potrebbe mai ottenere altrimenti. Nel quinto episodio, La maledizione di Leclerc, seguiamo il pilota monegasco a casa sua, quando l’asfalto di Monte Carlo vede finalmente un suo connazionale salire sul gradino più alto del podio. È un episodio che fa commuovere, colpisce nel profondo grazie alle riprese ravvicinate, facendo sentire lo spettatore parte di quella storia – parte di quel batticuore.

Similarmente, nella puntata dedicata al Gran Premio di Singapore, i seguaci hanno la possibilità di seguire cinque piloti differenti – Pierre Gasly, Charles Leclerc, Alex Albon, Lando Norris e George Russell – durante la loro settimana di gara. Netflix fornisce loro dei telefoni, con i quali possono riprendere tranquillamente, senza il bisogno delle telecamere (anche se quelle, in realtà, sono sempre presenti). È un nuovo formato, rinfrescante, che da una grande sensazione di intimità e amicizia; ci sono poche possibilità di manipolare i filmati, tutto appare più naturale e reale.

Drive to Survive risulta così un prodotto leggero, da esser consumato nell’attesa di una nuova stagione, tra una gara e l’altra, senza molte aspettative. Un’opportunità per conoscere di più – ma che ti lascia sempre un dubbio sul palato, l’incertezza di potersi fidare. La verità, nel bene e nel male, è possibile trovarla solamente in un posto: la pista da corsa, nella domenica di un Grand Prix.