Quando si parla di sicurezza in Formula Uno, non si può non parlare di GPDA. La Grand Prix Drivers Association è l’unione sindacale a cui partecipano, al giorno d’oggi, tutti i piloti della corrente griglia. Attraverso incontri ricorrenti con le figure più importanti della FIA e della Formula Uno, si preoccupa di dar voce ai pensieri e alle preoccupazioni dei piloti. Ma questa non è proprio una novità, l’associazione ha una lunga storia che percorre quasi integralmente la storia di questo sport, a partire dagli anni Sessanta.

Inizialmente, fu fondata nel 1961, rimanendo attiva durante tutti gli anni Sessanta e Settanta, con il principale intento di migliorare la sicurezza all’interno dello sport e mantenerla nel corso degli anni. Il primo direttore fu Stirling Moss e, anche se durante i primi tempi l’importanza dell’associazione era minimale, con l’azione di Jackie Stewart le voci dei piloti cominciarono a farsi sempre più forti e rilevanti, divenendo impossibile ignorarle. Grazie alle loro azioni si riuscì ad annullare il Gran Premio del Belgio nel 1969 per via della pericolosità del Circuito di Spa-Francorchamps e a far spostare il Gran Premio di Germania dal pericoloso Nürburgring all’Hockenheimring – dove i piloti gareggiavano fino a pochi anni fa – nel 1970.

Tra i momenti cruciali della storia della GPDA vi è per certo quello del Gran Premio di Sud Africa nel 1982, quando i piloti si opposero ad un nuovo articolo del regolamento sportivo, il numero 58, il quale richiedeva loro di non far causa per alcun motivo agli organizzatori dei Gran Premi ed impedivano al pilota di sciogliere i contratti firmati, legandoli ai propri team. Didier Pironi, al tempo rappresentante dei piloti, annunciò che i piloti non si sentivano in grado di salire sulle macchine perché non in condizione per farlo; non cambiò molto, la FISA e la FOCA non attuarono alcuna modifica. E, allora, i piloti decisero di scioperare. In pullman.

È uno dei momenti storici più iconici della Formula Uno, quello in cui tutti i piloti presenti al circuito salirono su un pulmino per andare a formare la propria base in un hotel, in completa solitudine; addirittura stabilendosi nella hall di questo, così che non si presentasse per i piloti la possibilità di abbandonare la causa (non che questo fermò Jochen Mass e Teo Fabi! I due abbandonarono il gruppo nella notte e tornarono in circuito). Dopo lunghe tensioni e discussioni, accuse e “tradimenti”, con inevitabili slittamenti di sessioni di guida, si giunse ad un accordo ed il Gran Premio alla fine prese luogo, con l’intenzione di discutere sul regolamento in seguito.

Didier Pironi, dopo questa vittoria in ambito amministrativo, propose di allargare l’associazione a tutti i piloti professionisti. L’incidente che pose fine alla sua carriera in quella stagione portò ad un vuoto all’interno dell’associazione che, ormai priva di punto di riferimento, perse sempre più importanza, arrivando allo scioglimento. Ci vollero ben dodici anni e due tragicissimi eventi per riportare la GPDA ad avere un ruolo all’interno dello sport.

La GPDA fu riformata nel 1994, dopo le tristi morti di Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna nella settimana del Gran Premio di San Marino. Senna era stato il primo a suggerire a Prost di riportare in vita l’associazione, fortemente affetto dalla scomparsa di Ratzenberg, offrendosi anche di mettersi alla sua guida; ma questo ruolo, dopo il suo tragico destino, toccò a Niki Lauda, Michael Schumacher, Martin Brundle e Gerhard Berger.

La scomparsa di due piloti in un così breve periodo di tempo ha per sempre lasciato un segno, tanto doloroso quanto importante, all’interno di questo sport. Al giorno d’oggi si ricordano ancora Ayrton e Roland ed è possibile identificare i passi in avanti che sono stati fatti da quel momento nell’ambito della sicurezza dei piloti. Dal 2003, la FIA ha reso obbligatorio l’HANS (Heads and Neck Support, per proteggere il collo e il capo dei piloti in caso di incidenti); in seguito all’incidente di Jules Bianchi, nel 2015, fu introdotta la Virtual Safety Car, e nel 2018 fu approvata una delle misure di sicurezza più importanti al giorno d’oggi, l’Halo, obbligatorio in tutti i campionati di monoposto. E questi sono solo i cambiamenti più importanti avvenuti negli anni recenti.

La GPDA è ancora attiva, con tre direttori: George Russell, attuale pilota Mercedes; la consulente legale Anastasia Fowle, la prima direttrice dell’associazione a non essere un pilota passato o presente della Formula Uno; e Alexander Wurz, con il ruolo di chairman. Al giorno d’oggi non si occupa più solamente di sicurezza, ma si lega anche ad aspetti maggiormente politici e burocratici.

La partecipazione all’associazione non è obbligatoria ma, al momento attuale, tutti i piloti ne fanno parte e la GPDA si riunisce ogni settimana prima delle gare per discutere e dar la possibilità ai piloti di esprimere le loro preoccupazioni. L’associazione si è espressa in tempi recenti, dopo i conflitti presentatisi durante la stagione del 2024 in ambito di imprecazioni e multe nei confronti dei piloti da parte della FIA e del presidente M.B. Sulayem.

“Invitiamo il Presidente della FIA a considerare anche il suo tono e il suo linguaggio quando parla con i nostri piloti membri, o di loro, che sia in un forum pubblico o in altro luogo” è ciò che recita una parte della dichiarazione, pubblicata sul profilo Instagram dell’associazione. La GPDA ha, infatti, insistito sulla necessità di una maggiore trasparenza da parte della FIA, richiedendo estrema chiarezza su come venga usata la grande quantità di denaro che la Federazione ottiene attraverso le penalità monetarie nei confronti dei piloti. Finora, Sulayem ha semplicemente ribadito che i piloti debbano occuparsi di ciò che fanno meglio, e quello è guidare. Russell, però, non sembra aver intenzione di mollare, ribadendo il bisogno di chiarezza ed onestà.

Questo conflitto, iniziato a partire dalla sanzione al pluricampione Max Verstappen e proseguito con un provvedimento nei confronti del ferrarista Leclerc a causa di imprecazioni nelle conferenze post-gara, hanno messo ancora una volta in luce l’importanza di un sindacato come la GPDA. I piloti di Formula Uno vivono una vita così particolare e all’estremo che è facile dimenticarsi che, alla fine della giornata, sono umani anche loro. Anche loro hanno i loro problemi e anche loro hanno le loro preoccupazioni, i loro bisogni e le loro voci. Ed è importante ricordare che, senza questi 20 piloti che ogni giorno decidono di entrare in macchina, indossare il loro casco e mettere la loro vita sulla linea per lo sport, la Formula Uno non esisterebbe.